LE PAROLE

Post N° 284


Ho costruito una barchetta di carta. Con uno scontrino. Ero alla fermata dell’autobus e dovevo aspettare per più di mezz’ora. Mi sono accesa una sigaretta e ho guardato il cielo. Grigio. Grigio tutto uguale, né nuvole, né altri colori, un incombere di grigio. Non freddo, chè questo strano novembre resta ancorato all’umido tiepido di un autunno sfumato. Ho lasciato passasse la sensazione di impazienza per quel tempo di inutile attesa. La strada divedeva netta il luogo. Dal mio lato lo spazio riempito da tutto quello che rende uguali tutte le città uguali a tutte le altre città uguali. Il centro commerciale, il parcheggio, la fermata dell’autobus, il supermercato, l’affanno, le borse della spesa, la gente, il sabato screanzato della folla. Oltre la strada, sull’altro lato la pazienza della campagna. I filari di pioppi con poche foglie e i rami neri contro l’opaco del cielo, la terra arata morbida di pioggia, il verde immutato di qualche siepe, il fumo di stoppie accese al limitare dei campi.
Ho spento la sigaretta.Non sapendo che fare curiosando nella borsa ho trovato uno scontrino. Mi sono seduta sul muretto e ho costruito una barchetta. Non pensavo a nulla se non a far combaciare i lembi di carta e a piegarli con precisione perché venisse perfetta. Quando ho ripiegato l’ultimo pezzo e sorridendo ho guardato il mio lavoro finito mi sono accorta che sul bordo della barchetta c’era scritto"Grazie e arrivederci" Se l’avessi fatto apposta non ci sarei riuscita. Non la butterò via. È un insegnamento di pazienza. Quella che mi manca.Jacques Offenbach "Barcarola da Les contes d'Hoffmann"L'immagine è di Masaki Shinozaki