LE PAROLE

Post N° 347


Sono tornate le rane nel Redefossi.
Mentre aspettavo l’autobus, ero, come al solito, appoggiata al parapetto e guardavo più in basso il fosso, una fogna a cielo aperto. Lo guardo perché non c’è niente altro da guardare e poi la primavera delle foglie ha ricoperto molto del brutto che l’inverno denuda. Guardavo disattenta più consapevole del cielo azzurro fondo e del calore consolante del sole che di tutto il resto, forse trasformando con la fantasia il miserevole canale e le brutte case in immagini di calli e campielli e palazzi come merletti.Non c’è molta allegria nel mio aspettare l’autobus che mi porta dalla Nonna, chè ogni volta è attesa del dolore, tagliente e rabbioso. Ho sentito il gracidare, con stupore, allora ho osservato l’acqua. Limpida e cristallina scorreva sulla melma del fondo. Non l’avevo mai vista così pulita e ho pensato che la tanta pioggia degli ultimi giorni aveva lavato l’acqua. Acqua che lava l’acqua, marcia e putrida, di questo fosso infestato da topi grossi come gatti. Ed eccole. Le rane. Nuotavano in gruppi, con quel loro movimento a scatti, lucide e verdi, e sulle sponde nemmeno un topo. Un piccolo miracolo. Il verde grasso e nuovo delle rive, l’acqua trasparente e le rane. Se ci sono loro il fosso è ritornato ad essere bello, come me lo racconta chi in questo paese di pianura ci vive da quando è nato e ci faceva il bagno da bambino. Mi è sembrato all’improvviso tutto più bello, per un attimo ho anche pensato di scendere la riva e di accarezzare l’acqua. Non era più il fosso melmoso e fetido. L’ho visto come un torrente e magari ci sarebbero ritornati anche i pesci e le libellule e i bambini a sguazzarci dentro e i vecchi a pescare. Non sarà così. Di nuovo si asciugherà e la poca acqua resterà ferma a formare fango e putrefatte sostanze non meglio identificabili e torneranno i topi grossi come gatti e la puzza.Stamattina però era bello.