liberante il 07/03/12 alle 23:51 via WEB
" Donna = Solitudine
Me la faccio rotolare in bocca come il cioccolatino della buonanotte, appoggiato sul risvolto esatto del lenzuolo sul letto, teso e dritto come un parallelepipedo di nulla. La assaporo con la lingua leccando le sfumature e gli angoli pericolosi. Non la ingoio che non si scioglie mai, come quelle caramelle dure che di nulla sanno e non riesci a capire perché le tieni ancora in bocca, che sarebbe maleducazione sputarle. Ti ingombra e sembra soffochi tutto il resto, ma sai, e porca puttana se lo sai, che è esattamente quello che volevi. Vocabolo arcaico. Arriva da una lontananza stupita di preistoria inventata. Da sempre e per sempre e non hai paura questa volta di dire sempre e per sempre. Non ti spaventa il vuoto infinito in cui cadere “come corpo morto cade” senza orizzonti, senza confini, senza limiti, senza domani, senza ieri e l’oggi è un’ipotesi con un punto interrogativo e tre puntini. La virgola invece la metti dopo ogni parola, e, e, e, vorresti, virgole a separare pensieri, virgole, virgole, virgole, che manco ti piacciono, ma, prima del ma, ci vuole sempre la virgola. Mi perdo, mi sfido e mi ubriaco di iack daniels e di quell’unica parola. Vocabolo arcaico. Arriva da un medioevo fittizio di streghe e gatti neri, e funesti pensieri, e ancora virgola, virgola, virgola, e poi l’Inquisizione e i roghi e sempre lei, splendente, fulgida, sempre al femminile, che il maschile è vuoto e gretto, virgola, virgola, virgola, virgola. Vocabolo arcaico. Arriva dall’illuminismo di maschi alla ricerca della verità, cioè del nulla, che nulla è la verità se non la menzogna reiterata e subnormale di menti meschine. Arriva dal rinascimento di donne carnose, solo carne, cibo degli angeli, e le poche voci femmine così dure e rauche da crederle uomini, virgola, virgola, e sempre lei altissima e splendente e sempre al femminile, sempre contro i leonardi, geniali profeti e architetti dei navigli. Vocabolo arcaico. Arriva dai salotti dorati e rosso broccato dei gattopardi e dei mille e non più mille, virgola, virgola, e sempre femminile femmina che tesse trame come ragno paziente e mantide che ingoia l’amante ridente. Vocabolo arcaico. Scudo della vanità di essere donna e l’utero è mio e me lo gestisco io, virgola, virgola, e l’essere prima e sempre, virgola sopra al maschio molle e meschino come il troppo che tiene tra le gambe. Senza invidia del pene e solo per arroganza urlato nei cortei dove la più normale era matta. Vocabolo arcaico. Me lo faccio rotolare in bocca e alla fine lo ingoio urlando con una risata sfacciata, virgola, virgola, virgola: due punti: sola. Sola. Sola. Sola. Sola. Sola. Sola. Sola. Vocabolo arcaico. Sola sto bene. Punto. Ora dormo, virgola, bene, virgola, da sola. Punto. E a capo.
Senigallia, 8 luglio 2006 – h. 23, 47 "
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