LE PAROLE

Tu ed io. In altro tempo e in altro spazio.
Abitavi l’ultimo pezzo di terra prima dello spazio sterminato di un oceano che aveva il colore dei tuoi occhi. Abitavi la casa bianca aggrappata alla roccia scura e c’erano due ulivi vicino alla porta. La striscia di terra era brulla e pietrosa e tu coltivavi in vasi di coccio basilico e menta. Abitavi le stanze con pavimenti di pietra e i tuoi piedi scalzi erano silenziosi come il fumo che sfumava di grigio le pareti intorno al camino. Abitavi con le famiglie dei gatti e famiglia erano per te. Sapevi leggere il volo dei gabbiani e decifravi il canto delle onde. Tu conoscevi le correnti e le maree. Accendevi il fuoco di notte su quell’ultimo pezzo di terra e splendeva sicuro e immancabile per i vagabondi del mare.
Abitavo nel golfo, tra i pini e le mimose e la mia casa era rosso e arancione. Abitavo nell’allegra famiglia numerosa in cui i pochi uomini andavano per mare. Abitavo con le donne e imparavo il lavoro e la fatica e i segreti della vita. Abitavo dove l’onda non mordeva con rabbia, ma solo accarezzava. Guardavo la casa bianca e sapevo che tu eri il custode della baia. Tu vegliavi e tenevi acceso il fuoco.
Venni da te all’inizio della notte ed era estate. C’era mare di burrasca e nuvole veloci nel cielo. Sedemmo vicino al fuoco e sembrava che la luna sorgesse come per magia dalle fiamme. Eri alto e il tuo sguardo placava le mie sciocche paure. Le mie mani tra i tuoi capelli colore del sole inciampavano nei tuoi pensieri e sapevo di avere trovato il luogo dove stare. Stavo rannicchiata nel tepore del tuo abbraccio e riempivamo la casa bianca con i colori del nostro amore. I nostri piedi scalzi si intrecciavano nel grande letto tra lenzuola che sapevano di sale e sognavamo. I sogni erano i giorni e le ore che non avevano numeri, ma il chiaro e il buio cadenzavano il tempo. Non ero più io e non eri più tu. La mia pelle aveva il tuo odore e la tua bocca il mio sapore. Imparavo da te a leggere nel vento e nella spuma bianca delle onde. Imparavi da me i segreti della vita e della morte. Tu eri l’uomo che illuminava la notte con il fuoco per sconfiggere la paura del buio ed io la tua donna.
Ci siamo già conosciuti. Tu ed io. In altro tempo e in altro spazio.

...già si può avvertire all'improvviso quella percezione senza tempo ne spazio... un frammento di luce. Colori a te donna con le ali... un abbraccio in..Volo.

un abbraccio a te GrandeVolo che è sempre un piacere vederti volare tra le mie parole...

Un brivido mi ha percorso stamane leggendo il tuo post...Mi ha incuriosito ...il ci siamo gia conosciuti...io che credo fermamente nel Karma e nella reincarnazione e nella teoria quantistica che passato presente e futuro coesistono contemporaneamente...La canzone dei Queen mi ha ricordato Highlander...quel film che mi è sempre cosi tanto piaciuto...mi ha ricordato quel qualcuno che è vissuto al mio fianco ..ma che non ho ancora ritrovato...e ho sentito un infinita tristezza...un dolore per un assenza oramai da secoli protratta...Avere memorie di un passato arcano è quanto di più doloroso possa esserci...perche hai la consapevolezza che quel qualcuno o quel qualcosa che ti ha reso felice una volta...non trova la strada ne la luce ..per raggiungerti di nuovo...Grazie per questo bellissimo post....Mary

forse non credo fermamente come te nelle reincarnazioni, ma qualcosa mi fa sussultare e quello che ho scritto non è molto inventato. di base c'è una percezione vera.
grazie a te per le parole che mi hai dedicato.
titti

bello...come tante altre cose che già hai scritto, ma questo è davvero penetrante perchè in ognuno di noi c'è la certa speranza di ritrovare ciò che ci è mancato finora dalla vita. Quando arriva sappiamo già a cosa assomiglia, di chi è il viso e la voce

è come se conoscessimo da sempre senza conoscere. è una sensazione che mi affascina e mi impaurisce. questa memoria che affiora e scompare mi accompagna e più cerco di spiegare meno capisco.

Conferire al sogno la consistenza di una realtà... tu riesci in questo difficile compito, con talento e sensibilità. C'è inoltre un ritmo, un incalzare delle immagini che dimostra una tensione interiore sulla quale si modella il racconto. Complimenti e un caro saluto Gianrico

Gianrico caro,
l'origine di questo mini racconto è stata un'emozione reale e poi il resto si è scritto da solo. mi capita spesso di inziare a scrivere una cosa e finire con lo scrivere tutt'altro.

Sì capisco benissimo, spesso si parte da qualcosa di realmente vissuto e/o da un spunto e poi l'avventura di scrivere porta altrove... Cari saluti e a presto Gianrico

lo chiamano deja-vu, ma nel tuo caso credo si tratti di qualcosa di più prezioso... ;-)

e intenso. grazie che riesci sempre a capire al di là delle parole.