Creato da liberante il 05/03/2005
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Post N° 268

Post n°268 pubblicato il 08 Ottobre 2006 da liberante

NI - TI - DA

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George Innes "Ottobre"

 
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Commenti al Post:
liberante
liberante il 08/10/06 alle 18:03 via WEB
Non sempre riesco ad essere così nitida. Nitida è una parola bella. Una parola che esplode di luce. È una scansione in tre tempi. Ni-ti-da. E non sono solo sillabe. Parte dal basso, direi in tonalità minore, poi sale e il ti è già un trillo, per arrampicarsi fino al da che è alto, su, in alto. È una parola da cantare quando il cielo è limpido e i miei pensieri specchiano la luce del sole. Sono nitida, oggi. Non è successo nulla, non cambio vita, non ho bisogno di devastare i miei territori con l’accanimento della distruzione. Una matita con la punta appena temperata lascia un segno sottile e preciso, nitido, appunto. Nel marasma di questi giorni passati avevo solo confusione, macchie d'inchiostro e sbavature. Non capivo, meglio, non volevo capire. Non che oggi abbia tra le mani la verità assoluta e la soluzione definitiva del mio mal essere. Credo che a risultati del genere mai arriverò. Oggi, molto più semplicemente, so che il cammino è ricominciato. Iniziare un viaggio è sempre adrenalina di nuovo nella pelle. Invece in questi mesi mi ero fermata. Ferma e immobile, silenziosa. Avevo solo guardato i giorni e le ore passare, scivolando su tutto per non ferirmi. Vigliacca, ho avuto paura di soffrire. Il dolore mi aveva spaventato, che troppo ne avevo sentito e troppo male mi ero fatta con questa ricerca continua di risposte a domande impossibili. Avevo piantato la tenda in un’oasi tranquilla dove nulla mi mancava. Guardavo alba e tramonto, ascoltavo il passo lieve del sole d’estare diventare quello più strascicato dell’inizio d’autunno, mangiavo uva e pane, parlavo parole quasi sempre inconsistenti. Ogni tanto sentivo una fitta alla bocca dell’anima, bevevo un bicchiere di acqua fredda e ingoiavo il dubbio con una lunga sorsata di indifferenza. Indifferente a me stessa. L’attenzione era troppo attenta a chiudere falle e crepe in questa corazza. Ho tolto tutti gli argini, gli sbarramenti della paura e della noncuranza e il mare è dilagato. Salato, amaro e incontenibile. Rabbia e dolore. Inscindibili e inevitabili. Solo con questi posso riuscire a trovare qualcuna delle domande e poi, forse, qualche risposta. Ho poco bagaglio, viaggio con me stessa alla ricerca di me stessa. Devo dare un significato, anche solo provvisorio e incerto, a questa nuova vita di cui non ho ancora imparato a vivere la difficoltà delle contraddizioni. Troppo labile il confine tra l’essere e il sogno. Voglio il sogno nell’essere. Avrò rabbia e dolore, e poi ancora dolore e rabbia, e allegria a medicare le ferite. Sono nitida, oggi.
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lupopezzato
lupopezzato il 08/10/06 alle 18:34 via WEB
Spolverando nel tuo blog mi sono soffermato un pò a pulire il vetro alla foto di Nisida. Avrò consumato un flacone intero di vetril. forse una scusa per accarezzarla un pò. Quell’isolotto sta a Coroglio - fra Bagnoli e Posillipo - un angolo del mio mare ma la parte più bella ce l’ha alle spalle. La zona flegrea. Capo Misero, Baia, Bacoli, Cuma, Procida, Acquamorta. Da Nisida a nitida. Similitudini. Come una persona, come un'isola. Nitida e Nisida: isole che non rinnegano una lingua di terra che è pur sempre una mano tesa agli altri. Una mano pronta ad allungarsi ma, anche, una mano pronta a ritrarsi. Nitida e Nisida ovvero la trasparenza di chi è nitida come la trasparenza di chi è Nisida, perché un’isola non nasconde mai nulla di sè. Un'isola è mare aperto. Tutt'intorno.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/10/06 alle 17:08 via WEB
Di Nisida.
Domenica diciassette settembre.
Tramonto di un giorno in cui spruzzi di pioggia e sprazzi di sole avevano accompagnato i nostri passi tra la Certosa di San Martino e il Castel Sant’Elmo. L’aperitivo in quel piccolo bar con l’ombra di Nisida alle spalle. Il mare non era onde, ma lo sciabordio delle barche ormeggiate nel porticciolo. Dell’isola non ho visto il verde, o le poche case, o la tristezza di quella casa più grande. Ho visto l’ombra che mi avvolgeva le spalle come uno scialle, come una presenza benevola, la nonna che racconta storie o la vicina di casa che ti porta la torta di cioccolato. Stavo bene seduta a bere e scambiare parole e pezzi di me. Il raccontarmi e l’ascoltare era più intimo e raccolto che in qualsiasi altro posto. Nisida mi abbracciava, nitida nel tramonto.
(Rispondi)
 
Vincanto_Editions
Vincanto_Editions il 08/10/06 alle 22:49 via WEB
Distratta alla vita, all'amore, alle menzogne come alla realtà, correva nella nebbia giù per la collina. Non s'avvide della buca davanti a sè, se non quando ci fu finita dentro. Troppo tardi per cambiare strada... Eppure quella compiuta era sì la strada per cadere, ma anche quella per poi rialzarsi e andare ancora... Guarda Titti, pensieri nuovi volano nell'aria tersa...
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/10/06 alle 17:10 via WEB
I pensieri volano più in alto di quanto riesca a saltare per raggiungerli. E forse è per quello che sono caduta, senza vedere la buca. Guardavo in alto. In effetti mi piace guardare in su a cercare il balconcino con i gerani e il gelsomino, per vedere se si affaccia qualcuno da salutare e spiare dentro le finestre aperte le altre vite possibili di persone che mai conoscerò, ma che invento e mi invento.
(Rispondi)
 
salvomoncalvo
salvomoncalvo il 09/10/06 alle 14:34 via WEB
avverto anch'io qualche fitta alla bocca dell'anima...
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/10/06 alle 17:12 via WEB
La bocca dell’anima fa male quando mi dimentico di avere un’anima e vivo senza vivere, senza spostare gli spazi intorno a me per non rovinare quei difficili equilibri che con un colpo di rabbia disintegro allegramente.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 10/10/06 alle 20:08 via WEB
"Voglio il sogno nell'essere..." è una ricerca che ci accomuna. Un caro saluto Gianrico
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 12/10/06 alle 14:14 via WEB
anche l'essere nel sogno non sarebbe male!!! che i tuoi sogni si avverino, Caro Gianrico.
(Rispondi)
 
bluwarrior
bluwarrior il 12/10/06 alle 15:46 via WEB
Che classe! Che donna! Un bel tè con un'ottima compagnia come la tua sarebbe come entrare in un quadro di Renoir ;-)
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liberante
liberante il 12/10/06 alle 23:32 via WEB
mi fai arrossire...e d'altra parte un tè con te sarebbe perfetto!
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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