liberante il 08/10/06 alle 18:03 via WEB
Non sempre riesco ad essere così nitida. Nitida è una parola bella. Una parola che esplode di luce. È una scansione in tre tempi. Ni-ti-da. E non sono solo sillabe. Parte dal basso, direi in tonalità minore, poi sale e il ti è già un trillo, per arrampicarsi fino al da che è alto, su, in alto. È una parola da cantare quando il cielo è limpido e i miei pensieri specchiano la luce del sole. Sono nitida, oggi. Non è successo nulla, non cambio vita, non ho bisogno di devastare i miei territori con l’accanimento della distruzione. Una matita con la punta appena temperata lascia un segno sottile e preciso, nitido, appunto. Nel marasma di questi giorni passati avevo solo confusione, macchie d'inchiostro e sbavature. Non capivo, meglio, non volevo capire. Non che oggi abbia tra le mani la verità assoluta e la soluzione definitiva del mio mal essere. Credo che a risultati del genere mai arriverò. Oggi, molto più semplicemente, so che il cammino è ricominciato. Iniziare un viaggio è sempre adrenalina di nuovo nella pelle. Invece in questi mesi mi ero fermata. Ferma e immobile, silenziosa. Avevo solo guardato i giorni e le ore passare, scivolando su tutto per non ferirmi. Vigliacca, ho avuto paura di soffrire. Il dolore mi aveva spaventato, che troppo ne avevo sentito e troppo male mi ero fatta con questa ricerca continua di risposte a domande impossibili. Avevo piantato la tenda in un’oasi tranquilla dove nulla mi mancava. Guardavo alba e tramonto, ascoltavo il passo lieve del sole d’estare diventare quello più strascicato dell’inizio d’autunno, mangiavo uva e pane, parlavo parole quasi sempre inconsistenti. Ogni tanto sentivo una fitta alla bocca dell’anima, bevevo un bicchiere di acqua fredda e ingoiavo il dubbio con una lunga sorsata di indifferenza. Indifferente a me stessa. L’attenzione era troppo attenta a chiudere falle e crepe in questa corazza. Ho tolto tutti gli argini, gli sbarramenti della paura e della noncuranza e il mare è dilagato. Salato, amaro e incontenibile. Rabbia e dolore. Inscindibili e inevitabili. Solo con questi posso riuscire a trovare qualcuna delle domande e poi, forse, qualche risposta. Ho poco bagaglio, viaggio con me stessa alla ricerca di me stessa. Devo dare un significato, anche solo provvisorio e incerto, a questa nuova vita di cui non ho ancora imparato a vivere la difficoltà delle contraddizioni. Troppo labile il confine tra l’essere e il sogno. Voglio il sogno nell’essere. Avrò rabbia e dolore, e poi ancora dolore e rabbia, e allegria a medicare le ferite. Sono nitida, oggi.
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il 25/07/2023 alle 20:20
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il 22/11/2022 alle 16:23
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