Cambio pelle.
Sento freddo.
Sta cambiando la stagione e me lo sento nella pelle che non è più tesa e liscia ad accogliere il sole dell’estate.
Bella l’estate.
Sto bene d‘estate.
L’unica stagione in cui muovermi non è fatica e scivolo veloce tra l’erba asciutta senza nessun rumore.
La terra è calda e scalda. Cercare cibo è semplice come respirare e respiro bene, senza affanno.
Resto ferma per giornate intere tra i sassi, senza paure e la notte è solo uno spazio più scuro per addormentarmi nella sabbia tiepida sulla riva del fiume, arrotolata e con la testa sotto la coda.
La mia pelle ha il colore dei sassi e nessuno mi può vedere. Nemmeno l’aquila che mi vola sopra indifferente.
Il calore mi traccia le strade e le seguo.
La mia fame si sazia con il corpo caldo degli stupidi animaletti che corrono alla ricerca delle scorte per l’inverno. Vengono loro da me e nemmeno si rendono conto di morire nel mio stomaco.
Mi accorgo dello sciogliersi lento dentro di me dei loro piccoli corpi e della vita che con la loro morte mi trasmettono.
In quel momento provo una pulsione strana, come avessi voglia di sputare fuori quel boccone già quasi digerito.
È vergogna di quello che ho fatto mescolato all'orgoglio di averlo dovuto fare.
Ogni volta mi succede ed ogni volta che mi succede ho paura.
Chiudo gli occhi e il naso.
Non voglio sentire più nulla.
Voglio nascondermi a me stessa.
Voglio non esistere.
Sono indifesa in quei momenti e l’uomo può schiacciarmi sotto il tacco della sua scarpa e me ne accorgerei solo dallo scricchiolio delle mie ossa che si spezzano.
È solo un attimo.
Poi torno attenta e sicura e la mia paura svanisce, faccio paura.
L’estate è breve, troppo poco tempo per essere felici di esistere.
Dopo arriva il giorno troppo corto e la notte troppo lunga e la ricerca di cibo estenua il mio lento strisciare.
Ormai sento freddo.
La mia pelle si sta screpolando e si spezza.
Mi fa male.
Cambia colore e mi rende visibile perfino agli stupidi animaletti che scappano più veloci di me.
Mi muovo a fatica e striscio a scatti, in diagonale sul terreno duro dove l’erba non è altro che mucchietti di umido marcio.
Nemmeno la sabbia mi è amica che diventa gelida e scortica la mia pelle inaridita e rotta.
Striscio lenta, segnando il mio cammino con questi pezzi di pelle che si staccano.
Devo cercare tra i sassi un nascondiglio per far cadere la mia pelle vecchia ed aspettare che rinasca quella nuova.
Un posto sicuro che sono preda facile di tutti adesso.
Cambio pelle.
(AC/DC - Hell's Bells)
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