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« Filippa FilippazziMessaggio #346 »

Post N° 345

Post n°345 pubblicato il 05 Maggio 2007 da liberante

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Se sapessi guidare ed avessi una macchina adesso me ne andrei.
Prenderei la borsa, le sigarette e l’accendino, ma lascerei a casa il cellulare.
Accenderei il motore, mi metterei comoda e partirei.
Non andrei veloce e non seguirei un percorso definito.
Lascerei sia la strada a portarmi dove vuole.
Avrei una musica sotto i per aiutare i pensieri a sciogliersi, una musica da viaggio, quelle anche senza capire le parole, ma che diano un ritmo allo scorrere del tempo.
Il finestrino sarebbe aperto per annusare l’aria e per far uscire il fumo della sigaretta.
Vagherebbe libera la mente tra ricordi di altri viaggi, di notte.

Viaggi allegri di canzoni cantate a squarciagola sopra il rumore del motore, quando l’amore era nell’aria che respiravamo e nemmeno potevamo immaginare che non sarebbe stato altro che così.
Viaggi senza meta, solo per cantare Battisti, solo per restare noi con noi, nel caldo dell’abitacolo e fuori il buio interrotto dalla saetta dei fari di altre macchine e altre persone non felici come noi.
Viaggi sempre al confine dell’impossibile che diventava l’unica maniera possibile per essere insieme. Giocavamo a essere adulti sapendo di essere solo due bambini spaventati dalle notti troppo lunghe.
Viaggi con le righe della pioggia sui finestrini, sentieri d’acqua che si incrociavano per perdersi, con il ritmo monotono del tergicristallo, senza musica e bastavano le nostre parole a riempire tutti gli spazi tra noi e quelli tra le gocce. Il suono delle risate copriva tutto il resto e non importava pioggia, freddo, vento. La lontananza era sconfitta dalla mia mano che era nella tua.
Viaggi silenziosi, con la radio e canzoni che nulla raccontavano. Noia e solitudine nello spazio tra me che guardavo distratta la strada e te che guidavi attento, sempre oltre il limite. Non c’era allegria ma il gelido vuoto dell’amore che non sapevo più dove fosse finito e poi improvvisa una canzone, una di quelle che avevano unito le nostre voci nei cori stonati. Ti dicevo ascolta, ricorda, ricorda che mondo di meraviglie eravamo quando eravamo amanti amati amore mio, quando le unghie dell’abitudine non avevano lacerato la seta preziosa dei nostri sentimenti.
Viaggi di parole cattive e discorsi come vuoti ritornelli, la tua indifferenza, la mia rabbia, che cozzavano tra lo specchietto ed il volante. Il pianto ingoiato con la saliva nella gola contratta dalla rabbia, le mani ad accendere una sigaretta senza chiederti, vuoi? Senza chiederti più, vuoi? Non c’è più stato nessun vuoi? C’è stata la distanza che abbiamo messo tra te che guidavi attento ed io che guardavo distratta.

Guiderei piano assorbendo questi ricordi con l’odore del fosso che corre a fianco della strada, cercando di capire perché ho avuto bisogno di immergere le mani in questo passato che è finito nel momento stesso in cui lo vivevo.
Guiderei piano cercando la strada dove svoltare per ritrovare quella piccola osteria dove alle due di notte tu bevevi un caffè perché dovevo assolutamente andare in bagno.
Inventerò altri viaggi, come ho già fatto e per piccoli pezzi costruirò un puzzle nuovo senza avere nessun modello da seguire.
Ci saranno altri viaggi, con te, con altri, con me e altre notti in cui la strada diventa l’orizzonte fasullo della mia nostalgia.

 
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Commenti al Post:
cinzia63
cinzia63 il 05/05/07 alle 00:55 via WEB
“certe notti la macchina e’ calda, e dove ti porta lo decide lei, certe notti la strada non conta, quello che conta e’ sentire che vai, certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei, certe notti somigliano a un vizio, che non vuoi smettere, smettere mai...”
Succede che a volte ci trasformiamo, qualcosa dentro cambia direzione, la strada pulita e liscia diventa sterrata e poi piena di buche, succede che ripensiamo ai primi passi e ci fermiamo li’ con il cuore, li teniamo dentro, avvolti nella seta per non rovinarli. Nei tuoi cinque minuti di parole, c’e’ un’intensita’ devastante, il cammino di un sorriso che si bagna di sale, manca qualcosa in quei ritornelli vuoti, o c’e’ qualcosa di troppo, la distanza che si fa piombo, che fa allontanare la mano, che segna il confine fra l’attento e il distratto.
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liberante
liberante il 07/05/07 alle 00:16 via WEB
Come tutte le strade, come tutti i percorsi, come tutti i viaggi, chè la vita quello è. Andare e andare ancora, lasciando che sia la strada a portarti, come un vizio. Qualcuno prima di me l'ha chiamato "il vizio di vita", ho copiato quella frase e ho capito qualche cosa in più di me stessa.
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/05/07 alle 01:13 via WEB
,,e... in viaggio o da fermi, alla luce o alla cecità, c'è una notte in cui capiamo che anche se noi non vogliamo affatto capirlo, la vita non è solo Amore. Cadono cieli stellati. Ma brilla una luna piena e solitaria. Ostinatamente recalcitanti impariamo la solitudine esistenziale che non vogliamo imparare,,
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liberante
liberante il 07/05/07 alle 00:18 via WEB
Che alla fine, come all'inizio devo imparare a stare sola, lo so, e sto imparando, a viaggiare da sola, di notte, stando con me stessa, cercando in me quello che non riesco a trovare fuori di me.
(Rispondi)
 
clodclod
clodclod il 05/05/07 alle 08:45 via WEB
bellissimo questo viaggio nell'Io: c'è dentro il piacere del ricordo ed anche il coraggio del riesumare, e c'è la voglia di percorrere nuovi cammini,e fughe, aspettando che siano le mete e le stazioni di arrivo a palesarsi e a trovarti, come la montagna di maometto...; e la musica non manca mai, nel fare da controcanto ai desideri... Bully
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 07/05/07 alle 00:21 via WEB
Che bello!!!
"il controcanto ai desideri"
La musica che raccoglie i ricordi sotto un comune denominatore e te li ripropone con una chiave di dolcezza.
La musica che presta il tempo ai sogni e li trasforma in desideri da realizzare.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/05/07 alle 15:36 via WEB
Splendido post, profondo che tocca la sensibilità di ognuno di noi! Ciao.Elle
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liberante
liberante il 07/05/07 alle 00:24 via WEB
"A volte basta così poco per sorridere....."
un commento come il tuo e la tua sensibilità.
(Rispondi)
 
annisexanta
annisexanta il 05/05/07 alle 18:44 via WEB
Sensazioni comuni(ma non per tutti) che tramuti magicamente in parole.
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liberante
liberante il 07/05/07 alle 00:25 via WEB
(esagerato, però mi prendo il complimento e vengo da te a immergermi nella suggestione delle tue immagini e della tua musica)
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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