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Post N° 358

Post n°358 pubblicato il 09 Giugno 2007 da liberante

Mi muovo per gli spazi.   (3 di 3)

L’epoca in cui iniziammo la nostra vita insieme non era pronta a vedere una coppia di donne come normalità.
Ci ritrovavamo a sera, ferite dalla cattiveria gratuita di chi non riusciva a vedere l’amore per l’amore. Io piangevo di rabbia impotente e tu mi consolavi con la tua immensa forza e mi dicevi "fottitene, non valgono le tue lacrime, non valgono il mio dolore per il tuo dolore". Tu rabbiosa e sdegnata mandavi all’inferno tutto e tutti ed io ti abbracciavo per dirti che avresti avuto me, per sempre.
Quel sempre che sapevamo dentro e che ci univa più forte di un matrimonio.
Dormivamo abbracciate, nel bozzolo caldo del riuscire sempre a capirci, ad essere una per l’altra il mondo intero.
Dal tuo coraggio ho imparato il mio coraggio. La fiducia che tu avevi in me costruì la fiducia in me stessa.
Lasciai il lavoro che non mi piaceva e mi dedicai a dipingere. Il successo dei miei quadri fu il tuo successo.
Tu continuasti a fare il medico in ospedale, con impegno e dolore, nell’unica maniera in cui sapevi essere, con sincerità e passione.
La tua passione era contagiosa e nessuna delle nostre amicizie ne era immune. I viaggi che facemmo insieme e con gli amici e le vacanze erano un modo per conoscere e capire gli altri e noi.
I nostri venticinque anni insieme sono la mia vita e l’essenza che ne resta è l’armonia, come un tramonto d’autunno sul lago.
Mi dicesti di essere ammalata mentre eravamo sulla terrazza a prendere il sole in un pomeriggio di settembre, limpido e sicuro.
Ricordo la tua voce calma e dolce, spiegarmi che non c’era molto tempo ancora, che non c’era più nulla da fare, che avrei dovuto aiutarti a morire quando tu non avessi più avuto la forza per farlo.
Urlavo che non era vero, che dovevamo andare da altri dottori, in altri ospedali, che si erano sbagliati, che ti eri sbagliata, anche se eri medico.
Mi arrabbiavo con te e ti rinfacciavo di avermi mentito, che allora non era solo stanchezza quella degli ultimi tempi che ti faceva restare immobile per ore sul divano, che non potevi lasciarmi da sola, a vivere, e che vita mai sarebbe stata la mia, senza te.
Mi rassegnai, anzi imparai ad accettare.
Mi insegnasti a convivere con la morte come fosse un regalo.
Ogni giorno, ora, attimo, un prezioso regalo da tenere tra le mani il più a lungo possibile, perché poi non ce ne sarebbero più stati.
A marzo venimmo a vivere qui, al lago.
Il tempo era finito, lo sapevamo.
Mia madre venne a stare per un po’ con noi, per aiutarci.
Non passava giorno senza che qualche amica, qualche amico non venisse a trovarci.
Ai primi di aprile non volesti più vedere nessuno, non volesti che più nessuno vedesse l’ombra della tua bellezza.
Era un aprile caldo e limpido, un’estate in anticipo, con il fantasma della tua voce sonora e forte mi dicevi che era bella l’estate e volevi stare al sole sulla terrazza.
Non mi chiedesti mai di ucciderti perché sapevi che non ne sarei stata capace, ti lasciasti morire tra le mie braccia, mentre ti parlavo della vacanza che avremmo fatto quell’anno.
Moristi guardandomi, con le labbra che dicevano "ti amo".
In quel momento anche la mia vita finì.
Ci misi quasi un anno a riprendere in mano un pennello e dipinsi il tuo volto bello, la tua pelle scura, i tuoi capelli biondi, i tuoi occhi chiari come il lago in quell’estate in anticipo, la tua bocca che senza parole dice “ti amo”.
Oggi, ad un anno dal tuo funerale sono in questa nostra casa, per viverci, per trovare il coraggio di vivere.
Ho spalancato le finestre e lascio entrare la luce e il sole, come piaceva a te, per ritrovarti, ancora, con me.

Ludovico Einaudi "Giorni Dispari"

 
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Commenti al Post:
clodclod
clodclod il 09/06/07 alle 07:43 via WEB
forse una storia così bella e triste richiederebbe il commento rispettoso del silenzio. ma mi piace definirla esemplare come storia di sentimenti e di coppia nella diversità. da dedicare a quelli che ne hanno paura e ai passatisti con paraocchi.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/06/07 alle 00:03 via WEB
Mi sa che quelli con il paraocchi manco riescono a leggere, figurati capire...
(Rispondi)
 
gelsomina_a_volte
gelsomina_a_volte il 09/06/07 alle 10:03 via WEB
per ritrovarsi sempre....
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/06/07 alle 00:04 via WEB
...chè amori così restano.
(Rispondi)
 
Amore_immaginato
Amore_immaginato il 09/06/07 alle 12:00 via WEB
la vita abbraccia la morte e convive con essa nell'altrui vita... la meraviglia è abbandonarsi al ricordo e viverlo come fosse il presente...(inutile che ti dica che sto piangendo dalla commozione...)
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/06/07 alle 00:05 via WEB
Credo sia davvero la cosa più difficile, riuscire a fare dei ricordi il motore per andare avanti, non sterili fossili da rimpiangere.
(Rispondi)
 
lughe_sarda
lughe_sarda il 09/06/07 alle 17:51 via WEB
solo il silenzio asciungando una lacrima.. sai sfiorare l'anima con la punta delle dita.. ti abbraccio, Patri
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/06/07 alle 00:07 via WEB
La tua capacità di comprensione e condivisione è una cosa che mi tengo nell'anima. Grazie.
(Rispondi)
 
Vincanto_Editions
Vincanto_Editions il 09/06/07 alle 19:56 via WEB
ho letto e mi piace l'equilibrio con cui reggi il contrasto tra il positivo ed il negativo della storia: racconti la morte ma pure ci parli della vita, racconti l'amore e ci parli delle molte intransigenze bigotte, racconti di una fine in cui c'è - come sempre d'altro canto - già l'inizio di qualcosa di nuovo... ed in quel non porre un confine netto e definitivo ritrovo il messaggio tuo più profondo, il respiro via via più ampio di un'animo che "si muove per gli spazi" nuovi, per crescere ancora... te lo dico sempre, sei preziosa....
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/06/07 alle 00:13 via WEB
"... Come poter sfuggire a tanto vasto e indefinito mistero, dove rifugiarsi per trovare almeno una qualche risposta sana e pertinente, che facesse smettere al terrore di scavare sotto il precario appoggio delle tremolanti ragioni? ..."
te lo dico sempre, m'incanti, Vincanto!
(Rispondi)
 
lupopezzato
lupopezzato il 09/06/07 alle 20:25 via WEB
La storia che hai raccontato tu è durata venticinque anni. La mia durò soltanto un paio di post.
Nella tua storia c'è l'amore, la felicità di viverlo e la miseria degli sguardi corti. Quelli che non riescono ad andare oltre le apparenze.
Pure nella mia storia c'era l'amore ma c'era anche la paura dei sentimenti che maturano. L'amore che hai raccontato tu continua oltre la morte. Più forte e più struggente continua nel ricordo, confermando che nulla finisce e tutto si trasforma.
Quello che raccontai io, invece, si trasformò subito in rimpianto. Ricordi i commenti?
Siamo noi a scrivere le nostre storie o sono i nostri personaggi ad usare noi per farsi raccontare? E se fosse vero che sono i nostri personaggi ad usarci, potrebbe essere che sono loro la realtà e noi la finzione? E se noi siamo la finzione e loro la realtà, che senso ha aver smesso di fumare?
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/06/07 alle 00:22 via WEB
Ha senso nel momento in cui hai deciso di smettere e la tua volontà con voce forte e chiara si è imposta al tuo desiderio. Che poi sia cosa buona e giusta, non sta a me dirlo, anche perchè io fumo, e non ho intenzione di smettere, non ora. E poi il confine tra il personaggio che mi esce dalle dita e le mie dita è labile, talmente labile che risulta inesistente e divento io stessa quello che scrivo.
Adesso mi accendo una sigaretta, sempre che non ti dia fastidio...
(Rispondi)
 
cinzia63
cinzia63 il 09/06/07 alle 23:03 via WEB
Le tue storie non sono storie, non sono parole scritte, sono vive, respirano, disegnano, si incarnano. Trovo sempre qualcosa in cui specchiarmi, qualche tratto che sento anche mio, qui dentro potrei annegare, ti seguo e mi perdo io, fra queste parole in chiaroscuro, come se sentissi le grida, come sentissi il dolore, come se tu me le scrivessi addosso le parole, come se mi avesse squartato il cuore quel “ti amo” sulle labbra ferme.
Tum, tum, tum...
Sentimi.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/06/07 alle 00:26 via WEB
Ti sento, sento la tua commozione e la condivisione. E' una storia che si è scritta da sola, ho solo seguito il sentimento e seguendolo mi sono ritrovata a piangere, come se fosse mio il dolore e mio quell'amore così grande da sconfiggere un mondo ostile e perfino la morte. Sono sempre e solo una stupida romantica...
(Rispondi)
 
annisexanta
annisexanta il 10/06/07 alle 11:28 via WEB
Le storie tristi sono (quasi) sempre le migliori,da raccontare questa è una.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 10/06/07 alle 23:49 via WEB
Ma sai che mi piacerebbe saper raccontare una storia allegra, quelle che fanno ridere! Credo sia più facile far piangere che far ridere...
(Rispondi)
 
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 11/06/07 alle 10:41 via WEB
Lei e lei. Un amore forte, fortissimo che è andato al di là degli sguardi corti e stolti degli altri. Hai raccontato un amore intenso e stupendo durato 25 anni. Venticinque anni quindi non d'infelicità, anzi.
Sì penso che sei bravissima se riesci a far commuovere anche con storie fatte "soprattutto" di felicità e di allegria. :o))
(Rispondi)
 
 
 
 
liberante
liberante il 11/06/07 alle 20:07 via WEB
Adesso mi metto qui, di fronte a te, per cercare di capire come fai. Come fai a leggere quello che non è scritto, a cogliere la misura ed il tempo, a sapere che è stato proprio così. Io non lo sapevo, di tutta la fiumana di parole che ho scritto ho sentito solo il dolore, ed ho pianto scrivendo, mentre ero lei e lei, ho sentito tutta la sofferenza graffiarmi e ferirmi. Adesso che tu hai trovato la felicità e l’allegria, le sento anch’io.
Grazie lupopezzato in corsivo e grassetto che è la mia maniera per sorridere mentre ti abbraccio.
(Rispondi)
 
marea14
marea14 il 11/06/07 alle 00:52 via WEB
È una storia bellissima e delicatissima: mi hai fatto commuovere ...
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 11/06/07 alle 20:10 via WEB
Grazie e un caro saluto.
(Rispondi)
 
actioninstop
actioninstop il 11/06/07 alle 09:05 via WEB
...non ho parole...non quelle giuste...quelle che scaturirebbero ora rovinerebbero il tutto. Un abbraccio come tu sai !! Bacio e buona settimana
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 11/06/07 alle 20:12 via WEB
Le tue parole non rovinano mai, nulla, assolutamente mai nulla, anzi mi arricchiscono. Un grande abbraccio!
(Rispondi)
 
GrandeVolo
GrandeVolo il 11/06/07 alle 18:31 via WEB
...che dire? Sei esplosiva nell'esporre frammenti di cristallo...ti si respira ad ogni verso e senza stupore ringrazio di questo. Un abbraccio in Volo :-)
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 11/06/07 alle 20:14 via WEB
Carissima un grazie con il cuore, davvero, chè mi hai regalato la tua emozione.
(Rispondi)
 
vita1954c
vita1954c il 12/06/07 alle 10:40 via WEB
Non basta aprire una finestra e far entrare il sole per continuare a vivere, quel freddo dentro di noi che arriva con la perdita di una persona cara non si riesce a riscaldarlo nemmeno con i raggi del sole. La solitudine, la disperazione uccidono e tante volte nessuno di chi ci è vicino riesce a comprenderlo o forse si fa finta di non capire perchè non si sa cosa dire e fare....Un amore così grande fra due persone non dovrebbe terminare con la dipartita di una sola persona.....Un abbraccio. Carla
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 13/06/07 alle 01:09 via WEB
Credo ci siano amori che travalicano i mondi, e per quegli amori bisogna vivere.
(Rispondi)
 
Ruggineblu
Ruggineblu il 12/06/07 alle 13:42 via WEB
Ho spalancato le finestre e lascio entrare la luce e il sole, come piaceva a te, per ritrovarti, ancora, con me.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 13/06/07 alle 01:10 via WEB
La luce e il sole, la vita e l'anima.
(Rispondi)
 
MalloryClothing
MalloryClothing il 12/06/07 alle 20:45 via WEB
stavolta mi hai spaccato.
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liberante
liberante il 13/06/07 alle 01:10 via WEB
...
(Rispondi)
 
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Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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