liberante il 02/02/08 alle 01:31 via WEB
Da Wikipedia:
"Smisurata Preghiera" è tratta dal libro di poesie "Saga di Maqroll - Il gabbiere" di Álvaro Mutis (divenuto poi amico di De André) che racconta di un marinaio errante e delle sue considerazioni sui temi fondamentali della vita (il quale, al contrario della canzone in questione, prega: Ricorda Signore che il tuo servo ha osservato pazientemente le leggi del branco. Non dimenticare il suo volto).
Considerata l'epitome dell'intero disco e dei suoi temi, è una sorta di richiesta, da parte di quegli uomini che per la libertà hanno scelto la solitudine e per questo sono stati emarginati dalla maggioranza, di un riscatto impossibile, smisurato. Lo stesso Fabrizio afferma, durante un concerto:
L'ultima canzone dell'album è una specie di riassunto dell'album stesso: è una preghiera, una sorta di invocazione... un'invocazione ad un'entità parentale, come se fosse una mamma, un papà molto più grandi, molto più potenti. Noi di solito identifichiamo queste entità parentali, immaginate così potentissime come una divinità; le chiamiamo Dio, le chiamiamo Signore, la Madonna. In questo caso l'invocazione è perché si accorgano di tutti i torti che hanno subito le minoranze da parte delle maggioranze.
Le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e di contarsi ... dire "Siamo 600 milioni, un miliardo e 200 milioni..." e, approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze.
La preghiera, l'invocazione, si chiama "smisurata" proprio perché fuori misura e quindi probabilmente non sarà ascoltata da nessuno, ma noi ci proviamo lo stesso.
"Smisurata Preghiera" può essere considerata quasi il "testamento spirituale" dell'intera opera di Fabrizio De André, il suo messaggio "definitivo". È un atto d'amore per le minoranze, «per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione» contro una maggioranza incline a coltivare le sue meschinità. In questa canzone, di riuscitissima forza poetica, c'è tutto De André: quello che insegue la libertà «tra i vomiti dei respinti» con un titanismo che ricorda quello di Leopardi ne La Ginestra. C'è il De André che si rivolge al divino per invocare, con profonda umanità, la salvezza degli emarginati che «dopo tanto sbandare è appena giusto che Fortuna gli aiuti come una svista, come un'anomalia, come una distrazione, come un dovere».
Il pezzo si chiude con uno struggente assolo strumentale di oltre due minuti di tastiera e organetto diatonico suonato da Riccardo Tesi
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il 25/07/2023 alle 20:20
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