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« ora solare - 23:44 | mezzanotte e un quarto » |
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Non so molto bene cosa è stato questo 2012 per me.
E non ho nemmeno molta voglia di pensarci.
Non ho voglia di arrampicarmi sui soliti scoscesi dirupi della mia mente. Salire e scendere per scale che conosco così bene da dimenticare dove sono gli scalini scivolosi e caderci ogni volta. Perdermi in attorcigliati inutili fastidiosi logoranti molesti ragionamenti su sentimenti che non so più cosa sono.
Non ho voglia di scavare nella sabbia che mi frana addosso ogni volta che mi sembra di avere raggiunto la giusta profondità.
Non ho voglia di stare male per il solo gusto di piangermi addosso e lamentarmi e rimpiangere e recriminare e pentirmi e accusarmi e assolvermi e …
Non ho voglia.
Invece.
Ho voglia di sorridere e ridere.
Ho voglia di essere leggera e godermi quello che ho, poco o tanto che sia.
Ho voglia di benessere, delle mie piccole abitudini, dei rituali del sonno e della veglia, delle cose giuste e sbagliate che riempiono i miei giorni.
Ho voglia della consapevolezza di essere fortunata ad avere un figlio che ieri ha compiuto 30 anni ed è la meraviglia ed è proprio quello che avrei voluto avere ed ho.
Ho voglia della consapevolezza di essere fortunata ad avere una casa che amo, un lavoro sicuro, l’affetto di chi mi circonda, le amicizie belle e sincere che mi tengono stretta.
Ecco.
Ho voglia di stare bene.
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DA LEGGERE
Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)
" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......
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