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Le parole.
Le ho tenute tra le mani quando non sapevo nemmeno cosa fosse il dolore che mi sbranava pezzi di anima. Erano le lucciole che raccoglievo nel prato di fronte alla quercia e che facevo volar via seguendo la scia luminosa. Immaginavo piccole stelle vicino ai miei piedi, un tappeto di umida erba ricamato con fili di raso.
Le ho tenute tra le mani lasciando colare gocce di vocali. Erano la pioggia dell’inverno freddo nelle sere fredde e fredda la mia pelle nel freddo del rancore. Stillavano l’acqua salata delle lacrime che ingoiavo a fatica con la gola contratta.
Le ho tenute tra le mani chiuse a pugno e le nocche bianche e le unghie conficcate nel palmo. Prigioniere della mia incapacità di vedere dentro a quel pugno chiuso e nascoste a me stessa con tutta la forza di cui ero capace.
Le ho tenute tra le mani aperte e le ho lette come leggessi un libro, un capitolo per volta e con l’ansia di arrivare alla fine. Pagine e pagine piene di scrittura contorta e di bugie mascherate da verità ineluttabili e poi capire che la fine era solo un nuovo inizio.
Le parole.
Le lavo con il sapone che ha l’odore della camicetta bianca che mamma mi metteva alla domenica per andare a messa e le stendo nell’angolo della ringhiera. Il sole debole e incerto dell’estate finita le scalda con tenerezza.
Le disegno su questo schermo e ne faccio i paesaggi delle mie giornate, colori e musiche, preghiere e acrobazie, sussurri e discorsi, sogni e incubi, invenzione e falsità.
E la verità.
Che di questo solo m’importa.
Che anche nella più delirante delle fantasie il bianco su cui scrivo sia la mia verità.
Le mie parole.
(Paolo Nutini - Autumn)
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DA LEGGERE
Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)
" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......
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