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Post N° 252

Post n°252 pubblicato il 18 Agosto 2006 da liberante

Fuori stagione.
Fuori tempo.
Come il tempo di questi giorni.
Mi sento stonata, fuori dal coro, fuori da qualunque schema mi fossi prefissata.
Non è un brutto sentire.
Mi rende più facile e leggero il vivere quotidiano. L’abitudine e i soliti gesti acquistano significati strani. Il lavoro diventa una libera scelta e non il quotidiano dover fare le cose che sempre faccio. La casa e le sue faccende mi occupano abilmente un tempo altrimenti noioso.
E scrivo per me e righe di penna e carta.

Una zaffata di profumo umido di caprifoglio e muschio bagnato.
Una musica,
questa canzone, con un suono cantilenante che mi canta nella pelle.
Programmo piccoli impegni in tempi differibili.

Pensieri slegati.
Sensazioni di un attimo.

Una punta di sofferenza ingoiata con un bicchiere di acqua fredda.
Rido con il vicino di casa guardando i bambini che giocano.
Sensazione di pulito come l’odore del bucato steso nel vento.
Il cielo del tramonto sfilacciato di nubi grigie che non riescono a coprire l’arancione.
La notte scandita dal silenzio delle poche finestre illuminate.

Provo a rileggerli e formano solo una catenella di perline colorate da mettere alla caviglia per i giorni di mare.
I miei passi risuonano per le strade vuote in un agosto che semplifica tutto.
Risento l’agosto di un anno fa con un morso di terrore.
L’anno prossimo non ripenserò a questo agosto con lo stesso terrore.
Non sciolgo nodi, ma non ne annodo di nuovi.
La vera vacanza diventa questa e non il mare che ho avuto a luglio o la Sicilia che avrò a settembre.
Questo stare accoccolata in me stessa a scrivere parole di penna e carta.

 

 
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robbielight
robbielight il 19/08/06 alle 23:50 via WEB
Piacevole e profonda lettura che contrasta adesso in me con uno stato d'animo in subbuglio. Pensieri, ricordi, immagini tutto affolla la mia mente, in questo momento..................................... Un abbraccio robbie
 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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