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Post N° 266

Post n°266 pubblicato il 04 Ottobre 2006 da liberante

Aprì la porta                        (tre di tre)

Nella veranda di legno davanti alla casa, scrostata dalla salsedine e dal vento, l’aspettavano i due agenti dell’immobiliare che si sarebbero occupati della vendita della proprietà.
Li guardò e ne avvertì la stonatura.
Gli abiti cittadini così ordinatamente perfetti non si adattavano al grande prato e al mare senza confini. Appoggiò la valigia per terra e si sentì fuori tempo, una dissonanza in una melodia, con i suoi vestiti griffati e la faccia sporca di lacrime e polvere.
Il più anziano le chiese
“Signora? Sta bene?”
Rispose con la sua solita voce fredda e senza accenti
“Benissimo, c’è molta polvere lì dentro”
I due uomini appoggiarono le valigette nere sul davanzale della finestra della cucina e tirarono fuori le carte che lei doveva firmare per autorizzare la vendita.
Firmò con decisione e distacco.
Salutò con una veloce stretta di mano.
Riprese la valigia e si avviò verso la sua macchina che era posteggiata vicina alla loro sulla strada bianca di polvere, ma passò oltre.
I due uomini entrarono nella casa per prendere le ultime misure e scattare ancora qualche fotografia, sfruttando l’ultima luce del giorno.
Lei camminava con passi decisi reggendo con la mano destra la vecchia valigia di pelle scura.
Attraversò la strada e si ritrovò sulla scogliera.
Il mare appena increspato dal vento di ottobre cantava con voce che conosceva bene.
Si fermò sull’ultimo scoglio e senza esitazione lanciò la valigia in acqua.
Non piangeva più.
Aveva gli occhi fissi sull’orizzonte e pieni di troppo dolore raggrumato dallo scorrere di tutto quel tempo senza ricordo.
Senza pensare si mise a camminare lungo la strada sterrata dal lato opposto a quello che portava al paese.
La strada si arrampicava sul promontorio che chiudeva la baia e terminava sulla cima dove si apriva uno spiazzo e sotto, a strapiombo, il mare e la curva dolce della baia e del porto.
Ci arrivò che era già notte.
Si fermò a guardare l’orizzonte invisibile del mare e le onde che giocavano con la luce della luna.
Si fermò a guardare come quando era bimba e sognava la sua vita da grande.
Si fermò a guardare da grande il nulla della sua vita e nel palmo delle sue mani ritrovava con stupore i sogni di quando era bimba.

I due agenti dell’immobiliare escono dalla casa e il più giovane dice
“Certo che il panorama che si gode da questa vecchia casa farà passare sopra ai tanti difetti che ha”
ed entrambi ridendo guardano verso il promontorio.
Una donna in piedi sul ciglio di uno strapiombo fissa incredula il palmo delle sue mani. Sotto di lei il mare, graffiato dalla luce della luna, trascina lontano una vecchia valigia di pelle scura.

(Gary Jules - Mad World)

 
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vita1954c
vita1954c il 04/10/06 alle 22:48 via WEB
Inviato da vita1954c il 04/10/06 @ 22:11 via WEB Forse sto sognando....forse è tutto vero, domani saprò se il mio sogno si sta avverando....un abbraccio Carla
 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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