Creato da liberante il 05/03/2005
Che anche nella più delirante delle fantasie il bianco su cui scrivo sia la mia verità.

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Post N° 281

Post n°281 pubblicato il 12 Novembre 2006 da liberante

Io       Ieri ho visto un bellissimo documentario su Tahiti.
Tu      E sai com’è difficile fare un bel documentario su posti come quelli, basta la spiaggia bianca e l’acqua trasparente…
Io       No, ma oltre a quello c’era chi raccontava che aveva lasciato tutto e si era trasferito lì. Come aveva fatto Gaugin, che poi lì aveva dipinto le sue opere più belle.
Tu      Hai detto niente! Gaugin, lui come altri hanno avuto una bella idea e l’hanno realizzata. Quello ci vuole, una cazzo di idea giusta e le palle per realizzarla.
Io       E perché non posso lasciare tutto e andare a inventarmi una nuova vita. Pensa il mare, anzi IL MARE del sogno più incredibile, tutti i giorni dell’anno, e il sole, il caldo. Semplici passi e pochi problemi.
Tu      Non fare letteratura, che sono solo belle frasi. Come faresti a lasciare tutto quello che hai?
Io       Vedi non c’è bisogno di un’idea vincente.
Tu      Ah no! E di che cosa allora?
Io       Devo imparare che nulla di quello che ho è mio, nulla mi appartiene, se non me stessa. Nulla. Né figli, né amori, né casa, né lavoro. Questo tutto che mi occupa la vita, in cui certo certezze senza trovarne, il tavolo, la sedia, il vaso di fiori, i gerani che ho messo nella serra, le parole che scrivo.
Tu      Ma figurati! Noi siamo quello che siamo stati e che abbiamo costruito. Come possiamo esistere senza ciò che abbiamo e che se ancora non abbiamo comunque desideriamo? E poi riesci a dire che non sono tue le parole che scrivi?
Io       E’ tutto in prestito, nulla mi appartiene, se non me stessa, anche le parole che scrivo nel momento stesso in cui le scrivo non mi appartengono più. Se solo riuscissi a fare veramente mio questo concetto, in mezz’ora potrei fare la valigia e andare a vivere in Polinesia, o ai Carabi, Parigi, Londra, Oslo. Oppure potrei decidere di rimanere qui, ma con una leggerezza diversa.
Tu      Gran bella teoria, ma ne saresti capace?
Io       No.

Un conto è sognare,
un altro è essere sinceri.
Mi perdo nei sogni di una spiaggia bianca,
che scricchiola sotto i miei passi,
l’ombra netta e piccola di un sole caldo e affettuoso
e il mare del blu più bello al mondo
e l’acqua trasparente che sembra nemmeno esserci.
Mi cullo come fosse una ninnananna con l’avere giorni semplici,
con gesti semplici,
un lavoro semplice,
semplice come il poco che basta a vivere,
senza gli orpelli del benessere.
Mi racconto le favole della buona notte.
Sogno
l’isola che non c’è.
Sinceramente non saprei fare a meno di nulla di quello che ho,
anche se è fatica e rabbia.
Nulla è semplice.
Nulla voglio che sia semplice.
Sincera e possessiva.
La mia vita sono le cose che tocco e i sentimenti che mi legano.
E le parole che scrivo.
Anche queste.
Sono mie e non sarei mai capace di non metterle in valigia.
Il sogno resta sogno.
Mi piace sognarlo

 
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liberante
liberante il 14/11/06 alle 15:02 via WEB
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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