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Post N° 284

Post n°284 pubblicato il 19 Novembre 2006 da liberante

Ho costruito una barchetta di carta.
Con uno scontrino.
Ero alla fermata dell’autobus e dovevo aspettare per più di mezz’ora.
Mi sono accesa una sigaretta e ho guardato il cielo.
Grigio.
Grigio tutto uguale, né nuvole, né altri colori, un incombere di grigio. Non freddo, chè questo strano novembre resta ancorato all’umido tiepido di un autunno sfumato.
Ho lasciato passasse la sensazione di impazienza per quel tempo di inutile attesa.
La strada divedeva netta il luogo.
Dal mio lato lo spazio riempito da tutto quello che rende uguali tutte le città uguali a tutte le altre città uguali. Il centro commerciale, il parcheggio, la fermata dell’autobus, il supermercato, l’affanno, le borse della spesa, la gente, il sabato screanzato della folla.
Oltre la strada, sull’altro lato la pazienza della campagna. I filari di pioppi con poche foglie e i rami neri contro l’opaco del cielo, la terra arata morbida di pioggia, il verde immutato di qualche siepe, il fumo di stoppie accese al limitare dei campi.

immagineHo spento la sigaretta.
Non sapendo che fare curiosando nella borsa ho trovato uno scontrino.
Mi sono seduta sul muretto e ho costruito una barchetta.
Non pensavo a nulla se non a far combaciare i lembi di carta e a piegarli con precisione perché venisse perfetta.
Quando ho ripiegato l’ultimo pezzo e sorridendo ho guardato il mio lavoro finito mi sono accorta che sul bordo della barchetta c’era scritto
"Grazie e arrivederci" 
Se l’avessi fatto apposta non ci sarei riuscita.
Non la butterò via.
È un insegnamento di pazienza.
Quella che mi manca.

Jacques Offenbach "Barcarola da Les contes d'Hoffmann"

L'immagine è di Masaki Shinozaki

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 23/11/06 alle 21:26 via WEB
C'è sempre una morale, cioè qualcosa da imparare dalle proprie situazioni. Io lo sto... imparando in questo che è forse - anzi senza forse - il periodo più duro che abbia mai attraversato. In cui tutto mi sembra senza senso. Eppure ha un senso... Un caro saluto A. C.
 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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