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« Messaggio #304Filippa Filippazzi »

Post N° 305

Post n°305 pubblicato il 14 Gennaio 2007 da liberante

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Immagine e musica di annisexanta

Cenava in fretta ed ancora con il boccone in gola, asciugandosi la bocca col dorso della mano, correva fuori, incurante della voce della nonna che strillava le solite raccomandazioni.
Che fosse fresco la sera e non dovesse sudare non gl’importava.
Fuori il cielo non era ancora quello della notte e le stelle brillavano stonate, ma lui correva senza guardare il cielo.
Correva lungo il sentiero che portava al prato e correva veloce chè non voleva far aspettare Graziella e Stefano.
Li vide.
Lo aspettavano sotto la grande quercia che sembrava fare da sentinella a quello spazio aperto dove inventavano i loro mondi giocando.
A sette anni la fantasia è il gioco più bello.
Avevano portato un retino anche per lui e anche un cestello.
Ce n’erano tante quella sera.
Volavano basse sui fili d’erba e lasciavano piccole scie di luminosità.
Si fermò in mezzo al prato e vide la luna.
Era proprio sulla sua testa e sembrava aspettasse qualcosa.
I suoi amici correvano ridendo e con il retino catturavano le lucciole.
Le mettevano nel cestino coprendole con un leggero fazzoletto per non farle scappare.
Si sentì triste.
Anche lui nel retino aveva una lucciola che svolazzava impazzita di paura cercando di fuggire da quella prigione che non capiva.
Guardò ancora la luna e capì.
Lanciò in alto il retino e la lucciola prigioniera riuscì a liberarsi.
Urlò con quanto fiato aveva in gola
“Vola via e torna dalla tua mamma.”

Lezioni Di Piano

 
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gelsomina_a_volte
gelsomina_a_volte il 14/01/07 alle 10:21 via WEB
che bella Titti...... non potevi raccontare una storia più bella per un immagine che ha qualcosa di magico...grazie a te e a Mauro...Eli
 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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