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Ci sono dei momenti che chiamo "stato di grazia".
Quando nulla di quello che avrebbe potuto andare storto è andato storto.
Quando il tempo diventa un tessuto liscio e facile, come la seta.
Quando tutto quello che sento è bene.
Bene.
Senza sinonimi e aggettivi.
Bene.
Bene e basta.
L’incastro perfetto di tutte le tessere del mosaico.
E ce ne sono tanti di pezzi in una giornata.
Sabato è stato così.
Nulla che nemmeno per un attimo non sia stato quello che alla mia anima fa bene.
Di questo e di molto altro ringrazio chi sabato ha vissuto con me.
Il mio bene.
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DA LEGGERE
Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)
" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......
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