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Post N° 349

Post n°349 pubblicato il 13 Maggio 2007 da liberante

La sensazione dell’isola.

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liberante
liberante il 13/05/07 alle 23:34 via WEB
Sentirmi isola, isolata dal resto. Chiusa a quanto succede al di fuori della mia pelle ed entrare dentro di me con titubanza. Non essere sicura di voler penetrare nella foresta intricata e scura per arrivare nel fondo di me. Preferisco restare a camminare calma sulla sabbia bianca nel silenzio della risacca. Preferisco ubriacarmi di sole e di sale, scottarmi la pelle, sfinirmi di lunghe nuotate, veder arrivare il tramonto seguendo la strada della luce sull’acqua. Eppure ho voltato le spalle alla luce accecante delle conchiglie ed al troppo facile incanto della tranquillità per entrare nel verde buio, umido e soffocante della foresta, per cercare quello spazio di me che tengo nascosto a volte anche a me stessa. Lì non c’è buio, non c’è odore di muffa, li ho cacciati via tempo fa, e nella luce c’è l’amore, un po’ impolverato e seppellito da altri sentimenti che sono più leggeri e facili. Ma lui resiste. Ci passo sopra una mano e risplende ancora, come nuovo. Rifrange il sole e crea arcobaleni di colore. Mi fa stare bene più di quanto mi faccia star male, lo accetto e lo tengo lì, nell’angolo nascosto, dove solo io posso sapere che c’è. Ho imparato a non barattarlo con le false illusioni, con i vuoti discorsi, con il nulla dell’apparenza. So che cosa voglio e combatto battaglie per averlo. Silenziose battaglie con la mia impazienza, con l’affanno che a volte mi assale e mi fa respirare corto per correre un passo più avanti di quello che sento. In questi giorni di casa silenziosa e di gesti pacati, di tempo e spazio più largo, di immagini riflesse nello specchio della consapevolezza sono riuscita a ritrovare ancora una volta e meglio questa parte di me. Questa chiazza di chiaro, una radura aperta, il chiaro nello scuro. L’amore è. Senza altro aggiungere
 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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