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La candela sul davanzale della finestra che ho acceso insieme a mio figlio non è solo il simbolo dell’essere famiglia, sempre e comunque, al di fuori di qualunque schema o regola che non sia l’amore.
È soprattutto la consapevolezza che non accetto la vuota banalità dell’apparenza.
Le regole non sono fatte per inquadrare e obbligare, le regole sono fatte dall’essere umano nel continuo divenire che è la vita e quindi con le infinite ed incredibili sfaccettature che ha l’essere umano.
Non devono esistere le famiglie del “mulinobianco”, quelle di serie A e le altre un gradino sotto.
Anzi, le altre per troppi uomini e donne “di buona volontà” non esistono nemmeno.
E poi quali altre famiglie?
Per me l’unione libera di persone che si amano è famiglia, la più bella al mondo, e non esiste benessere più grande che la pace e l’armonia che il sentimento riesce a creare.
Forse sono troppo romantica, oppure solamente un’eterna illusa a credere che l’unione più vera è quella del volersi bene, senza pregiudizio e senza timore di essere giudicati.
Eppure è così chiaro e facile che non si dovrebbe nemmeno spenderci una parola
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Ed invece di parole se ne stanno spendendo troppe e troppa confusione generano.
Quello che so, per mia esperienza, è che la mia famiglia minima mi fa felice.
La fiammella della candela resiste al vento della notte.
Fa una piccola luce.
Ma è luce.
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DA LEGGERE
Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)
" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......
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