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ventitrè e trentacinque

Post n°567 pubblicato il 25 Aprile 2013 da liberante

.

Da quando è nato questo posto di parole ho scritto una storia per il 25 aprile. Quest'anno niente. Non ci riesco. Già scrivo pochissimo e quel poco è per me, su di me, visione egoista e lamentosa del mio vivere quotidiano. Però ho pensato ed ho anche provato ad elaborare un racconto di montagne e fatica, ideali e responsabilità, coraggio e azione, ma niente, non è uscito niente, se non la consapevolezza che resistere è nella fatica di vivere in un mondo che non mi appartiene. Non riesco più a riconoscermi, nè trovo consonanze o affinità. Solo resto aggrappata con forza al sentimento di libertà e di volontà che mi appartiene e che ha lo stesso colore del mio sangue. Rosso. Ero, sono e resto comunista.
Un'amica mi ha scritto un sms, che è lo specchio del mio sentire:
"Un'altra settimana se n'è andata portandosi via le ultime fragili e deboli speranze ideali. Un'altra è cominciata e non ci resta che l'amicizia, l'amore e il rispetto per le persone vicine e lontane che stimiamo."

 

Una canzone. Leonard Cohen "The partisan"

 

.   

 

 
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Lucien.Chardon
Lucien.Chardon il 27/04/13 alle 08:32 via WEB
Bellissimo il tuo post e sicuramente ne verranno di ancora più belli, anche perchè il quotidiano offre molti spunti. Eppoi non vorrai rischiare di diventare come Camilleri?! Oramai, le trame dei suoi ultimi romanzi (e anche delle fictionss) sono tutte uguali: Montalbano incontra una bella donna e la bella donna muore. L'importante è, come scrivesti in un tuo post molto spiritoso che mi è rimasto impresso, l'importante è averci la passione! ciao Titti:-)
 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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