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Che anche nella più delirante delle fantasie il bianco su cui scrivo sia la mia verità.

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quasi l'una di notte

Post n°557 pubblicato il 22 Aprile 2012 da liberante

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"Smisurata Preghiera" da "Anime Salve" (1996) - Fabrizio De Andrè

Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità

Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie

Coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria

col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità

per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità

ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere.

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Mezzanotte. Quasi.

Post n°556 pubblicato il 01 Aprile 2012 da liberante

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manifestazione 31 marzo

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Oggi la lotta inizia soltanto.
Essa dovrà proseguire fino alla cacciata di Monti e al ripudio del debito verso le banche.

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MARCO FERRANDO - Partito Comunista dei Lavoratori 

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l'una e mezza

Post n°554 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da liberante

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Sospesa.

Come fossi in attesa di qualcosa che non so, ma so che sarà. Ed è fermo dentro e fuori di me. Non un fermo statico. Un fermo oscillante tra l’immobilità e piccoli movimenti in avanti e poi ancora in dietro, a destra e a sinistra. Quasi senza rumore. Con il brusio di fondo di tante parole che mi attraversano senza lasciare traccia. Con suoni che sento senza ascoltare.

Sospesa.

E all’improvviso un sorriso di luna e due stelle infilzano la mia attenzione e l’appiccicano alle pareti della mia fantasia. E per quell’attimo credo di avere capito che cosa sto aspettando. Faccio sì con la testa e sono convinta e muovo qualche passo sicura e decisa. Ma la luna tramonta e le stelle spariscono e mi guardo intorno e di nuovo resto indecisa e confusa.

Sospesa.

 

La fotografia è di Laurent Chardon

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quasi l'una di notte

Post n°553 pubblicato il 12 Gennaio 2012 da liberante

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bicicletta

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Johann Sebastian Bach

English Suite No. 6 in D minor, BWV 811 – Prélude

Glenn Gould piano

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È importante cambiare visuale. Ma guardare il mondo stesa sull’asfalto ti cambia davvero un paio di prospettive. L’urto contro la macchina è stato minimo, ma mi ha fatto perdere l’equilibrio e poi la bicicletta, mia amata, non ha palloni che si gonfiano, né barre rinforzate e quindi il volo sull’asfalto è la conseguenza logica. Ma dall’asfalto mi sono accorta che nulla aveva più importanza se non riuscire ad alzarmi e camminare. Si è allungata una mano femminile che mi ha aiutato a sollevare il mio notevole peso e non so che faccia avesse, chè la paura mi offuscava e non capivo se non che riuscivo ad alzarmi e a camminare, tutta storta e dolorante, ma, camminavo. Esplosione di gioia e non m’importava dell’imbecille che mi aveva tagliato la strada e nemmeno di tutti i dolori che sentivo. Camminavo. Ragionavo. Vedevo. Parlavo. Il mondo era fermo ed era uguale a come doveva essere.

È importante cambiare la visuale. Avrei potuto sbattere la testa sul bordo del marciapiede, che era a pochi centimetri da dove sono caduta. Avrei potuto rompermi qualche osso. Avrei potuto morire. Avrei potuto rimanere immobilizzata. Peggio ancora. Avrei potuto andare in coma.

È importante cambiare la visuale. Quindici giorni di collare, ghiaccio su spalla/gomito/ginocchio e che cazzo vuoi che sia? Va bene, sorrido e rido. Nelle lunghe ore passate al pronto soccorso ho continuato ad essere felice, anche quando mi girava la testa che mi sembrava di essere su una nave con il mare forza venti. E sono uscita a fumare una sigaretta e c’era una luna piena talmente grande e nitida che sembrava appesa nel cielo solo per me ed è stato come si sciogliesse quel grumo che mi portavo dentro da troppo tempo, fatto di tante scorie inutili e sporche. La luna limpida nel cielo dell’inverno e l’odore forte del freddo secco, ma dentro di me un caldo sentimento di pace.

È importante cambiare la visuale. Mentre ancora parlavo con i vigili e con l’imbecille che ha causato il tutto, è arrivato il figlio, con il volto duro e contratto, pronto a battersi come una belva per me. E poi è arrivato anche M. e mi sono rimasti vicini per tutte quelle stanche e lunghe ore vuote di attesa al pronto soccorso. A farmi ridere, a chiacchierare, a farmi sentire protetta e difesa, a darmi affetto a palate, ad essere con me. Che è importante. Che è stato importante, perché ha rimesso a posto qualche equilibrio. Il sentimento. L’affetto. La responsabilità.

È importante cambiare la visuale.

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mezzanotte in punto

Post n°552 pubblicato il 24 Dicembre 2011 da liberante

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Il fantasma dei natali passati.

E un dubbio, anzi più che un dubbio è la certezza di non ricordare e quindi il dubbio è la domanda.

Mamma morì il 24 ottobre ed avevo 13 anni. Dopo stavo con zia Maria e zio Gianni un po’ nella casa di Milano, grigia di nebbia, e un po’ in quella di Sanremo, luminosa di mare. Arrivò dicembre ed andai in Sicilia, dalla Nonna. E qui arrivano i non ricordo e non so perché proprio stasera mi sono incagliata su questi pensieri e non ne esco.

Ma poi? non ricordo il viaggio per andare in Sicilia. In treno? In aereo? Chi ci venne a prendere a Catania? Penso fosse in treno perché l’aereo me lo ricorderei, credo o forse no. Non so.

Ricordo bene mia zia Maria nella casa della Nonna.

Nella grande cucina, che sapeva di fumo, di carbone e pane, mandorle e pomodoro secco.

Nella stanza, quella che era di papà, col balcone affacciato sulla piazza di palme e oleandri, di fronte alla chiesa di San Giovanni, dove mi stava vicina a farmi carezze finché non mi addormentavo, perché avevo paura del buio e delle macchie sul soffitto.

Nelle visite ai parenti che piangevano mentre mi abbracciavano.

Ma poi? non ricordo. La zia tornò a Sanremo per non lasciare troppo solo lo zio Gianni ed io restai ancora dalla Nonna, con i cuginetti e tutti i parenti che inventavano feste e gite per farmi stare allegra.

Ma poi? non ricordo. Come sono tornata al nord? Con chi ho viaggiato? e come? e non erano certo tempi che una ragazzina di 13 anni poteva viaggiare sola. E chi mi può raccontare cosa è successo? Chi è ancora vivo per regalarmi questo ricordo che non ho più? Forse mia cugina Maria che non sento da anni? Forse la zia Melina a cui non ho mai telefonato? Forse lo zio Arcangelo, il Professore, suo marito?

Ma quello che mi spaventa, tanto, è perché stasera mentre mi guardavo allo specchio dopo essermi lavata la faccia mi sono chiesta “ma come ho fatto a tornare dalla Sicilia quarantasette anni fa?”. Che senso ha farsi una domanda del genere? e rimanere incagliata tutta sera a pensarci e rompere il muro di silenzio che mi separava dalla scrittura per l’esigenza insopprimibile di mettere in parole questo guazzabuglio di dubbi, domande, dubbi, domande?

Forse avrei bisogno di un buon strizzacervelli.

Comunque. Buon natale.

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casa di mia Nonna

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manca poco a mezzanotte

Post n°551 pubblicato il 28 Novembre 2011 da liberante

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È uno dei pochi ricordi reali di papà, nel senso che della mia infanzia dorata quasi tutti i miei ricordi sono legati ai cinque album di fotografie. E quindi non so bene se quello che mi sembra ricordo non sia invece il racconto che la mia mente affamata di memoria ha costruito sulle fotografie scattate da papà in un rigoroso bianco e nero, nitido e pulito. E tanto più sono netti i chiaroscuri di quegli scatti, tanto più diventa fumoso e incerto il percorso del mio ricordare.

Ma la filastrocca serale è un qualcosa di vero e tangibile, sonoro. Prima di andare a dormire mi arrampicavo in braccio a papà che era seduto sulla poltrona nella quiete del dopo cena e naso contro naso mi cantava la filastrocca:

 

Nasca patasca

parenti la musca

musca musca musca

 

e mi faceva il solletico, ridevo e ridevo, bacio e a nanna.

 

E così ne parlavo con il figlio e la sua ragazza e mi hanno detto cercala su internet, vedrai che la trovi. Ecco. L’ho fatto. E l’ho trovata.

 

Nasca patasca 

parenti la musca

veni la musca

e ti caca la nasca

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poco dopo mezzanotte e nebbia e freddo

Post n°550 pubblicato il 20 Novembre 2011 da liberante

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Che ora è?
Scusa ma che ora è
Che non lo posso perdere l'ultimo spettacolo
Fine del Mondo in Mondovisione, diretta da San Pietro per l'occasione
La borsa sale, i maroni no, Ferri batte il record di autogol
Le liste del Giudizio Universale saranno trasmesse dai telegiornali
A reti unificate e poi sulla pagina 666
Prima però su Canale 9 ci sarà il terzo Festival del dolore
Con la finale dei casi umani meno meno umani che mai
I puttanieri ci diano dentro, che là di là niente ciccia, niente
Niente ma tu giri più leggero, bruciando le tue scorte di preservativi
Fiorin fiorello, l'amore è bello se ci sei tu
A che ora è la fine del Mondo?
A che ora è la fine del Mondo?
A che ora è la fine del Mondo, che rete è?
Destra, sinistra, su, giù, centro, fine del Mondo con palle in giramento
Che chi è fuori è fuori e chi è dentro è dentro, e fuori TV non sei niente
Ultimo appello per i merdaioli, finitevi la merce che di là non funziona
Altro girone, altro regalo, niente caramelle per i leccaculo
OK, il girone è giusto, OK!
A che ora è la fine del Mondo?
A che ora è la fine del Mondo?
A che ora è la fine del Mondo, che rete è? Che ora è? Che rete è? Che ora è?
A che ora è la fine del Mondo?
A che ora è la fine del Mondo?
A che ora è la fine del Mondo, che rete è?
Forse là di là mancherà qualcosa: casa, chiesa, tele, cosa?
Serial killers, serial politici, morti in diretta, i migliori casi clinici
Cazzi vostri in onda, OK!
A che ora è la fine del Mondo?
A che ora è la fine del Mondo?
A che ora è la fine del Mondo, che rete è?

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Da “A Che Ora E’ La Fine Del Mondo” Ligabue (1994)

Da “Document” R.E.M. (1987)

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le due di notte e piove

Post n°549 pubblicato il 05 Novembre 2011 da liberante
Foto di liberante

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Rimango ferma a guardare il buio e la notte senza risposta.

E stanotte lo annuso nell’aria l’odore primario dell’inverno che verrà e spalanca porte di memoria che mi è dolce aprire.

Assomigliano a fotografie, quelle un po’ datate, sbiadite per essere state per troppo tempo appese con una puntina al muro della cucina e stropicciate negli angoli per essere state girate e guardate troppe volte.

Poi arriva il collegamento istantaneo alla realtà, all’oggi che ancora non è ieri e che non riesco a guardare col sereno distacco della lontananza.

È che non è facile capire da che parte iniziare a sputare fuori veleno e marciume per depurarmi la mente.

Ed allora vado a casaccio, il primo pensiero è quello giusto.

E il mio primo pensiero è il figlio.

Positivo e rincuorante.

Sono fortunata che non è solo bello, sano e forte, è onesto, pulito, corretto fino alla paranoia.

Forse troppo sensibile per questo mondo di nulla e di immagini, e forse avrà a soffrire nello scontro inevitabile con modi e metodi che non approva.

Ma che importa.

Ho sempre pensato che il riuscire a guardarsi allo specchio vedendo negli occhi proprio quello che voglio vedere è il privilegio che mi dà il vivere secondo i parametri che mi sono data.

E non è che siano così strani e difficili.

Tre parole che con tutta me stessa cerco di mettere in ogni cosa che faccio.

Sincerità.

Rispetto.

Libertà.

Il mio “male d’essere” di questo periodo è non riuscire a vivere con queste tre parole, non le sento intorno a me, non le vedo brillare negli spazi che mi separano dall’altro, mi sento come fossi impigliata in una rete a maglie strette formata da tutto quello che è all’opposto del mio stare bene, mi manca spazio e aria e non riesco nello specchio a vedere il mio viso, c’è il vapore dei mali pensieri che conosco bene e non riesco a scacciare, dentro brillo e trovo in angoli inconsueti gli spazi luminosi delle cose belle e buone e mi ci aggrappo come avessi paura di affogare, ma sono solo attimi e li uso con parsimonia per paura che si spengano anche loro, li uso di notte per addormentarmi e costruisco un pezzettino per notte la casa sul mare dove vorrò vivere e le passeggiate con il mio cane sulla riva di un mare d’inverno così colorato di azzurri da crederlo una cartolina, per il resto il grigio dell’incertezza avvolge le mie giornate, non sono certa più di nulla, ma non sono i sani dubbi che hanno accompagnato i miei passi in questi ultimi anni, quei bellissimi dubbi colorati di allegrezza che erano il mio orgoglio, questa è l’indeterminatezza pesante e tetra del non sapere più dove sono i confini tra sincerità e menzogna, tra rispetto e menefreghismo, tra libertà e dovere.

Il silenzio diventa sofferenza e solitudine.

Piove, e il rumore dell’acqua si appoggia con dolcezza sulla notte.

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Glenn Gould esegue "Variazioni Goldberg 1 - 7"    

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Canzone di notte n° 2 (23,56)

Post n°547 pubblicato il 22 Ottobre 2011 da liberante
Foto di liberante

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Trovare. Trovarsi. Ritrovare. Ritrovarsi.

E con queste parole scrivo e ne avrei troppe di parole affacciate sul parapetto della memoria e che sfrigolano sulla punta delle dita. Ma è come ne avessi paura a lasciarle andare come vogliono loro e potrebbe portarmi in un luogo in cui non vorrei andare. Adesso. Adesso non vorrei andarci?
Invece credo sia il momento in cui provare a trovare il punto di inizio di una narrazione che è me stessa ed il contrario di me stessa.
Ed il punto di inizio è il momento per trovarsi, per ricontare i percorsi che mi hanno portato fino qui e capire quali sono stati i passi veloci e leggeri e quali sono stati fatica e dolore.
Ritrovare questo luogo da cui sono stata lontana per troppo tempo e capire perché starne lontana dal momento che questo insieme di parole iniziato più di cinque anni fa è ancora così parte di me da non riuscire a farne a meno.
E forse dopo un percorso così difficile e sincero sarà più semplice ritrovarsi. E di questo ho davvero bisogno. Ritrovarsi per ritrovarmi nei gesti e nel sentire, nel buttare fuori da me la rabbia e lo scontento che questo lungo tempo senza parole mi hanno raggrumato nell’anima. Nell’anima? No. Il gomitolo ingarbugliato e di cui non trovo il filo iniziale non è nell’anima. L’anima è in pace, tranquilla ed indifferente alle inquietudini strane che mi stanno accompagnando come ombre nei giorni e nelle ore. Il grumo calcareo di rabbia, insofferenza e dubbio è nella mia testa, dietro gli occhi che non sempre vogliono essere attenti per vedere tutte le sfumature possibili.

Ecco.

Analizzare l’ultimo periodo sarà l’impresa più difficile perché la rabbia dolorosa e il dolore rabbioso della morte non si scioglie nelle lacrime che saprebbero lavarlo e purificarlo. Non so trovare lacrime per piangere la morte di un’amica che ammiro per la forza della battaglia che ha combattuto contro quell’infame nemico che non doveva prendersela con lei. Ho sempre pensato che non fosse giusto, che non poteva soffrire ancora, che adesso doveva essere per lei il tempo della serenità, della quieta famiglia e della conquistata serenità. E invece lei ha lottato per un tempo lungo e ha sofferto troppo e non c’è nessun disegno o destino e nessuna parabola che possa convincermi che così è la vita. La vita non è la morte. Non è la morte da giovani, e con un figlio di sette anni e ancora tante, troppe, infinite cose da fare ancora. E mi crollano addosso i miei meschini e minuscoli pezzetti di fede con cui riuscivo a difendermi dall’incomprensibile. L’incomprensibile mi è arrivato così vicino da non saper guardare oltre e da non riuscire a capire quale potrebbe essere la spiegazione. Ma spiegazioni non esistono. Rimango ferma a guardare il buio e la notte senza risposta.

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Canzone di notte n. 2 - Francesco Guccini  

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dopo lunga assenza (23,13)

Post n°546 pubblicato il 26 Settembre 2011 da liberante

NESSUN TELEGIORNALE HA AVUTO IL PERMESSO DI DIFFONDERE QUESTA NOTIZIA.
PASSIAMO PAROLA CON IL WEB.

Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet"; la prossima settimana Il testo approderà alla Camera come articolo nr. 60. Questo senatore NON fa neanche parte della maggioranza al Governo... il che la dice lunga sulle alleanze trasversali del disegno liberticida della Casta. In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su fb, o altro sulla rete) a disobbedire o a ISTIGARE (cioè.. CRITICARE..??!) contro una legge che ritiene ingiusta, i providers DOVRANNO bloccarne il blog o il sito. Questo provvedimento può far oscurare la visibilità di un sito in Italia ovunque si trovi, anche se è all'ESTERO; basta che il Ministro dell'Interno disponga con proprio decreto l'interruzione dell'attività del blogger, ordinandone il blocco ai fornitori di connettività alla rete internet. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro 24 ore; pena, per i provider, sanzioni da 50.000 a 250.000 euro. Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni perl'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'ODIO (!) fra le classi sociali. MORALE: questa legge può ripulire immediatamente tutti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta. In pratica sarà possibile bloccare in Italia (come in Iran, in Birmania e in Cina) Facebook, Youtube e la rete da tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata. ITALIA: l'unico Paese al mondo in cui una media company (Mediaset) ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento. Con questa legge non sarà più necessario, nulla sarà più di ostacolo anche in termini PREVENTIVI. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra meno di 60 giorni dovrà presenterà al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" con leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni che finora non riusciva a dominare. Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet, l'Italia prende a modello la Cina, la Birmania e l'Iran. Oggi gli UNICI media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati la rivista specializzata "Punto Informatico" e il blog di Grillo. Fatela girare il più possibile per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c'è libera informazione e diritto di critica la "democrazia" è un concetto VUOTO.

Giovanna Fedele su Facebook

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le dieci di sera

Post n°545 pubblicato il 10 Agosto 2011 da liberante

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GIOVEDI' 11 AGOSTO PRESIDIO DEL PCL
DAVANTI A MONTECITORIO

Dopo l'incontro odierno con industriali, banchieri, burocrati sindacali, il governo annuncerà domani, in Parlamento, le “nuove” misure antioperaie e antipopolari commissionate dalla BCE e sostenute dalla più ampia unità nazionale.

Si tratta complessivamente della più pesante operazione di macelleria sociale del secondo dopoguerra, che si aggiunge a 30 anni di sacrifici.

Ci parrebbe assurdo che in una tale giornata fosse assente ogni forma di protesta davanti al Palazzo: nel mentre Tremonti, Casini,Bersani dibattono su come realizzare il comune mandato degli industriali e dei banchieri.

Per questo, il Partito Comunista dei Lavoratori ( PCL) promuoverà giovedì mattina, a partire dalle ore 11 un presidio davanti a Montecitorio, che contesti la manovra con la parola d'ordine “ Non un euro ai banchieri, se ne vadano tutti, potere a chi lavora”. Sarà presente Marco Ferrando, portavoce nazionale del partito.

Il PCL è impegnato su una proposta di iniziativa di massa straordinaria per l'autunno, che passi per un vero sciopero generale e l'assedio prolungato del Parlamento. Non ha alcun senso disseminare il calendario d'Autunno di mille iniziative separate, essenzialmente simboliche, e spesso concorrenziali tra loro. Ha senso unificare le forze in una lotta vera che miri finalmente a vincere. Ci batteremo come sempre per questa svolta di “unità e radicalità”. E la proporremo a tutte le sinistre, politiche, sindacali, di movimento, in ogni sede di confronto e iniziativa.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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le dieci di sera

Post n°543 pubblicato il 18 Luglio 2011 da liberante

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NO ALLA RAPINA. SE NE VADANO TUTTI

Una rapina di 80 miliardi contro la maggioranza della società italiana per rassicurare un pugno di banchieri strozzini e le classi dirigenti italiane ed europee: le stesse che per 30 anni si sono arricchite sulle spalle dei lavoratori. Questo è il senso della “manovra” economica varata.

La rapina ha una firma indelebile. Sicuramente quella di Berlusconi, Bossi, Tremonti e di tutta la loro corte di faccendieri. Ma anche quella del Presidente della Repubblica Napolitano, che ha svolto il ruolo di commissario per conto di Bankitalia. Ed anche quella delle cosiddette “opposizioni” parlamentari ( Bersani, Casini, Di Pietro) che non solo non si sono “opposte”, ma hanno fornito alla macelleria antipopolare un lasciapassare decisivo e complice. Con una penosa recita di ipocrisia, agli occhi del loro stesso popolo.

La verità è che l'”unità nazionale” c'è già, al di là delle finzioni parlamentari. E' l'unità di tutti i partiti dominanti attorno al programma del capitale finanziario: ottenere garanzie di pagamento degli interessi sui titoli di Stato ( 80 miliardi di interessi annui, oggi in ulteriore crescita), grazie al taglio sistematico di pensioni, sanità, servizi pubblici, scuola, lavoro.. Il fatto che questo oggi avvenga per mano di un governo ormai minoritario nel Paese, e contro la domanda di svolta dei referendum, suona come ulteriore provocazione. Non meno della scandalosa salvaguardia, bipartisan, di tutti i privilegi istituzionali di “casta”.

ORA BASTA! E' necessaria la più ampia mobilitazione di lavoratori e di popolo per liberare l'Italia dalla dittatura degli industriali, dei banchieri, e di tutti i loro partiti e portaborse. Il capitalismo è fallito. E' ora di imporre l'unica vera alternativa: quella che mette al posto di comando le ragioni del lavoro. Quella che abolisce il debito pubblico verso le banche; nazionalizza le banche, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori; investe le immense risorse così risparmiate ( a proposito di lotta agli sprechi!) nella difesa e nella cura dei beni comuni,( lavoro, ambiente, sanità, istruzione..); libera la giovane generazione dalle leggi del precariato, restituendo a tutto il mondo del lavoro la pienezza dei diritti e la libertà dallo sfruttamento... Fuori da questo programma anticapitalista, ogni ricambio di governo si ridurrà ad una truffa come è sempre accaduto in passato. Ed è proprio l'ennesima truffa quella che stanno preparando i capi del centrosinistra, complici di Berlusconi e dei banchieri.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

 

 
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le ventidue

Post n°542 pubblicato il 05 Luglio 2011 da liberante

VAL DI SUSA: L'IPOCRISIA BIPARTISAN SULLA “VIOLENZA”


( l'impotenza del “legalismo”, la riflessione sull' ”antagonismo”)


La “violenza” è da tempo immemorabile una categoria singolare. Se compiuta nel nome della “legalità” non solo cessa di essere tale, ma è addirittura ragione di encomio e di pubblica lode. Se invece è compiuta contro il potere, diventa il massimo dell'abominio e della pubblica esecrazione.

Questa legge della pubblica ipocrisia è universale.
Militari che uccidono in guerra sono eroi. Chi difende la propria terra contro quei militari è un assassino e un bandito.
Chi impone col manganello la viabilità di una strada contro una lotta operaia a difesa del lavoro , fa il suo dovere. Chi si difende da quel manganello per il diritto al lavoro, è un “resistente” a pubblico ufficiale e andrà a processo.
Chi respinge un barcone di migranti in mezzo al mare, magari facendo cento morti, difende i confini e la legalità internazionale. Chi cerca di varcare disperatamente quei confini è un deprecabile “clandestino”, responsabile della sua stessa sorte...

Questa legge dell'ipocrisia non risparmia la Val di Susa.
Un gigantesco apparato militare dispiegato in quella valle, quasi pari alla forza militare italiana impiegata in Afghanistan, finalizzato unicamente a imporre alla popolazione di Val Susa un opera nociva,( e all'Italia lo spreco di 20 miliardi a favore dei peggiori interessi), è un atto di difesa della legalità. Se per difendere quella legalità si usano gas tossici, lacrimogeni ad altezza d'uomo, mirati proiettili di gomma, è ( nel migliore dei casi) un “sacrificio” imposto dalla superiorità del “dovere”, che merita il plauso solenne del Capo dello Stato, di tutte le “istituzioni” , di tutti i partiti dominanti. Se invece una massa di valligiani e di giovani cerca di impedire come può la devastazione della Valle, per affermare la volontà e i diritti di chi la abita, ( oltrechè gli interessi della maggioranza della società italiana), diventa il simbolo della “Violenza” , della “delinquenza”, della “sopraffazione”. Perchè? Perchè si contrappone alla “Legge” e allo Stato che la difende.

E' tutto chiaro. La violenza dello Stato si chiama Legge. La legge della democrazia si chiama Violenza. I conti tornano. E' la riprova che solo una rivoluzione sociale può fare giustizia, restituendo alle ragioni della democrazia il diritto della forza.

Tutta la cultura dipietrista, grillina o pacifista, che da anni rivendica il valore della “legalità” come orizzonte insuperabile e leva di trasformazione, è smentita una volta di più dalla violenza legale dello Stato. L'appello a uno Stato immaginario contro lo Stato reale, a una legalità fantasma contro la legalità materiale, è un esercizio retorico di impotenza e di inganno. Che spesso serve a coprire la propria subalterneità, per quanto “critica” allo status quo.

Parallelamente l'esperienza della Val di Susa dimostra, sul versante opposto, che una pura apologia dell'antagonismo ribelle non porta lontano, se non si congiunge ad una prospettiva rivoluzionaria, capace di unificare tutte le ragioni degli sfruttati e degli oppressi in un'azione di rivolta generale e di massa. La Val di Susa non vincerà da sola. Come non vincerà da sola la battaglia sull'acqua pubblica. O la battaglia contro la guerra. O la battaglia per i diritti dei migranti. O la battaglia per la difesa della scuola e del lavoro. Ogni lotta parziale può strappare risultati, anche parziali, nel suo specifico settore, solo all'interno di una prospettiva unificante. Solo ponendo la propria radicalità al servizio di una rottura complessiva di sistema, e quindi di un'alternativa di società. Ciò che implica a sua volta ,in ogni settore di lotta, un lavoro di organizzazione, di sviluppo della coscienza politica, di selezione e formazione dell'avanguardia più generosa e combattiva.

Questo è il lavoro quotidiano controcorrente del Partito Comunista dei Lavoratori, all'interno di tutte le lotte di massa: il lavoro per la rivoluzione.

MARCO FERRANDO

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

 

 
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sono circa le ventitrè e trenta

Post n°541 pubblicato il 30 Giugno 2011 da liberante
Foto di liberante

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CHI PIANTA UN GIARDINO SEMINA LA FELICITA’

DOMENICA 3 LUGLIO DALLE ORE 17.30
APERTURA DEL GIARDINO
A SEGUIRE APERITIVO CON TRIO JAZZ
TRA LE FRESCHE FRASCHE

Così recita un antico proverbio cinese e ne siamo convinti a tal punto che da quando è cominciata l’autogestione di questo spazio nel lontano 1996 abbiamo preferito sostituire al piazzale di cemento un giardino che sostenesse la biodiversità. Convinti che bisogna opporsi in maniera creativa al brutale consumo di suolo, alla mercificazione degli spazi verdi che domina la speculazione edilizia, a partire anche da interstizi di spazi urbani dimenticati come lo era quest’area dismessa.

Oggi gli alberi sono cresciuti e i bambini sanno dove andare a mangiare i gelsi. Intanto dall’altra parte della strada le aree dismesse e le attività produttive hanno lasciato il posto a cantieri edilizi e case, molto più produttivi per chi deve fare profitti.

Ma noi facciamo attività per il territorio e non per il profitto e oggi siamo diventati pazzi….

Cosa sono quelle reti e i cancelli che compaiono dentro il giardino? Be’ per sognare oggi bisogna essere un po’ folli e noi stiamo lavorando per fare in modo che questo spazio verde sia adottato e goduto dalla cittadinanza: vogliamo sperimentare un giardino pubblico autogestito in uno spazio pubblico autogestito e questa volta i cancelli servono per aprire.

Oggi è una giornata per godere del giardino e conoscerlo, ascoltare musica, conoscere le piante che lo abitano e perché; domani speriamo sia un giorno per prendercene cura insieme facendolo conoscere ad altri, espandendolo con altri progetti.

Orti urbani, compostaggio, biodiversità, riciclaggio, GAS, e chi più ne ha più ne metta: piccole pratiche quotidiane da cui trarre ispirazione per le politiche che investono la vita e che sono di per sé immediatamente politiche. Giardino come spazio di riflessione, ma anche di formazione, come lo è per alcune persone che frequentano il CPS e che da alcuni mesi nel giardino imparano e lo hanno adottato come spazio di cura.

Giardino come spazio politico: spazio di cui ci siamo riappropriati, sottratto alla speculazione e all’abbandono, ma organizzato dalla natura; spazio di incontro per la relazione. “Terzo paesaggio”, come lo chiama Gilles Clément:
“il terreno rifugio delle diversità respinta dagli spazi dominati dall’uomo…uno spazio che non esprime né il potere, né la sottomissione al potere”.

Ci contraddiciamo?
Ebbene sì ci contraddiciamo, siamo spaziosi, conteniamo moltitudini Rimanete sintonizzati e preparate guanti e pollice verde, la sfida continua…

c/o Eterotopia Spazio Pubblico Autogestito Via Risorgimento 21 San Giuliano Milanese
etero@ecn.org
facebook.com/eterotopia

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le undici e mezzo di notte

Post n°540 pubblicato il 17 Giugno 2011 da liberante

 

Dedicato a un Amico

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"Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare,
fino al disgusto di ricominciare perchè ogni volta è poi sempre lo stesso.
Eppure il mondo continua e va avanti con noi o senza e ogni cosa si crea
su ciò che muore e ogni nuova idea su vecchie idee e ogni gioia su pianti."

Canzone Per Piero - Francesco Guccini da "Stanze di vita quotidiana" (1974)

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le dieci e mezza di sera

Post n°539 pubblicato il 08 Giugno 2011 da liberante

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4 SI AI REFERENDUM
ED UNA RIVOLTA DI PIAZZA PER CACCIARE BERLUSCONI!

La maggioranza delle forze politiche in parlamento sta tentando ogni espediente per far fallire le iniziative referendarie: dal mancato accorpamento con le elezioni amministrative (che avrebbero fatto risparmiare centinaia di milioni di euro), al tentativo di scippo sul referendum contro il nucleare fino al silenzio imposto a TV e giornali.
RISPONDIAMO ANDANDO COMPATTI A VOTARE E DIAMO UN ALTRO DISPIACERE AL SULTANO BERLUSCONI.

2 SI           PERCHE’ L’ACQUA E’ UN BENE DI TUTTI, NON UN AFFARE PER POCHI

La privatizzazione di un bene primario è un abominio che smaschera la logica perversa ed incorreggibile del sistema capitalistico. Governi di destra e di “sinistra" hanno privatizzato tutte le risorse strategiche come l’acqua, su cui le amministrazioni locali hanno fatto soldi a palate con l'affidamento ad amici o a società create artatamente.

Due SI per opporre la resistenza popolare a questa legge borghese, due SI
per lottare e difendere un bene che miriamo a porre direttamente sotto il controllo popolare

 

SI               PERCHE’ IL NUCLEARE E’ UNA TRUFFA MOLTO PERICOLOSA

E’ una tecnologia azzardata, dispendiosa, che non crea occupazione, dannosa per gli uomini e l'ambiente, che produce scorie pericolose ed ingestibili e necessità di combustibili rari e costosi. Purtroppo il grande capitale, allettato dalla speculazione miliardaria nella costruzione delle centrali, spingerà i propri partiti di destra, centro o sinistra, a riproporre ciclicamente la questione, indipendentemente dall'esito del referendum.

Con la vittoria del SI, bloccheremo, ma solo temporaneamente questo progetto

 

SI               PER UNA LEGGE A FAVORE DI GIUSTIZIA ED EGUAGLIANZA, NON AL SERVIZIO DEI POTENTI

Il referendum che rovina il sonno di Berlusconi, quello sul legittimo impedimento, mira a colpire una delle tante leggi ad personam votate da Ministri e Parlamentari corrotti al soldo del Premier. Una legge odiosa, palesemente discriminatoria nei confronti del popolo, che distrugge il mito dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

La bocciatura referendaria sarebbe un altro colpo alla stabilità del Governo, e potrebbe accelerare, ma senza illuderci, l’obiettivo immediato dei lavoratori: la caduta di questo Governo


Ma né questo né altri governi borghesi potranno reggere la rivolta dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, degli studenti, degli extracomunitari: una sollevazione di massa e continuativa, determinata e chiara negli obiettivi. Le insurrezioni del nord Africa dimostrano che quando i popoli smettono di chinare la testa decretano la fine delle classi dominanti e dei loro governi. Ripartiamo dalle proteste degli operai Fincantieri, dei comitati No Tav e della gioventù spagnola, per costruire, oltre i referendum, una vera alternativa: imponiamo le dimissioni a Berlusconi, costruiamo il Governo dei lavoratori.

 

 

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

info@pclavoratori.it

www.pclavoratori.it

 

 
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mezzanotte passata da poco

Post n°538 pubblicato il 02 Giugno 2011 da liberante
Foto di liberante

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"O molto illustre Ulisse, o degli Achei
Somma gloria immortal, su via, qua vieni,
Ferma la nave; e il nostro canto ascolta.
Nessun passò di qua su negro legno
Che non udisse pria questa che noi

Dalle labbra mandiam, voce soave;
Voce, che innonda di diletto il core,
E di molto saver la mente abbella.
Ché non pur ciò, che sopportaro a Troia
Per celeste voler Teucri ed Argivi,
Noi conosciam, ma non avvien su tutta
La delle vite serbatrice terra
Nulla, che ignoto o scuro a noi rimanga".

Omero – Odissea, Libro XII

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Le sirene 
ti parlano di te, quello che eri come fosse per sempre.
Le sirene non hanno coda né piume, cantando solo di te, l’uomo di ieri, l’uomo che eri a due passi dal cielo tutta la vita davanti, tutta la vita intera e dicono fermati qua, fermati qua.
Le sirene ti assalgono di notte, create dalla notte, han conservato tutti i volti che hai amato e che ora hanno le sirene, te li cantano in coro e non sei più solo. Sanno tutto di te e il meglio di te è un canto di sirene e si sente nel rimpianto di quanto è mancato quello che hai intravisto e non avrai, loro te lo danno solo col canto, ti cantano di come sei venuto dal niente e niente sarai.
Le sirene sono una notte di birra e non viene più l’alba. Sono i fantasmi di strada che arrivano a folate e hanno voci di sirene. Riempi le orecchie di cera per non sentirle quando è sera, per rimanere saldo legato all’abitudine, ma se ascolti le sirene non tornerai a casa perché la casa è dove si canta di te.
Ascolta le sirene, non smettono il canto nella veglia infinita cantano tutta la tua vita.
Chi eri tu chi eri tu chi sei tu chi eri tu chi eri tu chi sei tu “lemosino”?
Perchè continuare fino a vecchiezza, fino a stare male, già tutto qua, fermati qua non hai più dove andar.
Le sirene non cantano il futuro ti danno quel che è stato.
Il tempo non è gentile, se ti fermi ad ascoltarle ti lascerai morire perché il canto è incessante ed è pieno d’inganni e ti toglie la vita mentre la sta cantando.

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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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