SPIRITO D'AMORE

Post N° 77


Fedeli alla verità e all'uomoDinamismo della comunicazioneOltre lo scambio dei beni materiali e dei servizi utili, gli uomini attuano lo scambio linguistico-simbolico, con cui si comunicano beni spirituali, cioè conoscenze, valori, affetti, capacità operative, e si danno un patrimonio culturale comune. Le due dinamiche di scambio si compenetrano tra loro e attraversano tutte le formazioni sociali, dalla famiglia alla comunità internazionale. Inserite attivamente in questo processo, le persone sviluppano la loro identità, in base a quello che vedono, odono, dicono e condividono.Oggi la comunicazione si infittisce, si estende e si fa sempre più rapida. Siamo immersi in un universo di parole e di immagini. Le nuove tecnologie consentono di accumulare, elaborare, diffondere e utilizzare con facilità un’enorme quantità di dati, riducendo in larga misura la fatica intellettuale e fisica. Eppure rimane la difficoltà di intendersi e di convivere; forse cresce la solitudine. Perché questa situazione paradossale? Come può essere risanata?Uso strumentale della comunicazioneSi tratta di una malattia che ha radici antiche, anche se oggi si manifesta in forme inedite e complesse. Secondo il racconto biblico della torre di Babele, gli uomini, mossi da desiderio di potere, perseguono l’unità politica, economica, culturale e religiosa: un’unità monolitica, contraria alla volontà di Dio e alla dignità dell’uomo, che esigono invece il rispetto dell’originalità e della diversità delle persone e dei popoli. Il progetto fallisce nella confusione e nella discordia. La comunicazione non riesce quando è finalizzata al dominio, anziché alla comunione.A una conclusione analoga ci porta l’esortazione della Lettera di Giacomo nel Nuovo Testamento. Secondo questo testo, l’ambizione egoistica si infiltra come un veleno perfino nella comunicazione religiosa e provoca disordine, contesa, amarezza. Si parla di Dio in modo aggressivo; si pretende di lodarlo, offendendo il prossimo. Assurda contraddizione, come volere «far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara» (Gc 3,11).L’inautenticità sembra dunque derivare da un uso strumentale dell’informazione. Si comunica non per incontrare gli altri, ma per prevalere su di loro, per conquistarli. Ciò induce diffidenza e bisogno di difesa. Di qui le tensioni nei rapporti interpersonali e sociali, le ambiguità, le divisioni. Numerosi disordini, più o meno gravi, sfigurano la comunicazione umana: incapacità di ascoltare e di parlare, diffusione di errori e falsi valori, menzogna, inganno, calunnia, maldicenza, violazione del segreto.La comunicazione risanataIl Cristo redentore viene a guarire l’uomo anche in questa sua dimensione fondamentale. La grazia di Pentecoste risana la confusione di Babele. Il fuoco dello Spirito scende in figura di lingue, simbolo della comunicazione umana: «Apparvero loro lingue come di fuoco» (At 2,3). I discepoli parlano e sono compresi in lingue diverse; comunicano «la verità nella carità» (Ef 4,15), nel rispetto delle persone e delle culture. Non è la volontà di potenza dell’uomo, ma il dono di Dio a edificare la genuina unità, che mantiene, anzi valorizza il pluralismo.I cristiani sono consapevoli di appartenere l’uno all’altro, come membra dello stesso corpo; perciò sono portati dalla carità a evitare i peccati che avvelenano la vita sociale: ingiuria, maldicenza, menzogna. Non impongono neppure la verità, ma la propongono, rispettando pienamente la libertà di coscienza: «La sapienza che viene dall’alto è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti» (Gc 3,17). Nei rapporti con i non cristiani devono essere sempre pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della loro speranza, ma «con dolcezza e rispetto» (1 Pt 3,15).Devono anzi essere disponibili ad accogliere i valori culturali degli altri, nella misura in cui sono autentici, a farsi "tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno" (1 Cor 9,22).Reciprocità della comunicazioneOgni persona è un mistero da rispettare. Deve essere accostata con gradualità, umiltà e pazienza, in modo da ispirare fiducia. Il dialogo deve essere benevolo e attento a ciò che l’altro sta vivendo, in modo da incoraggiarlo a rispondere attivamente, per crescere insieme nella verita e nel bene. La comunicazione è dono e accoglienza; si può dire riuscita solo quando è reciproca. Anche in questo Gesù modello esemplare. All’annuncio aperto del regno di Dio, che sta venendo mediante la sua persona la sua prassi, egli aggiunge il dialogo, in cui fa appello alla razionalità delle persone, a quello che già credono, per aiutarli a crescere nella verità. Le stesse parabole, così caratteristiche del suo insegnamento, si presentano come un racconto e un’argomentazione nello stesso tempo, per far leva sull’esperienza degli interlcutori e sgombrare il campo dai pregiudizi.VeracitàLa veracità cristiana è contemporaneamente fedeltà alla dignità dell’uomo e alla verità. Il significato originario dell’ottavo comandamento si limita a proibire la falsa testimonianza contro il prossimo in tribunale ma altri testi biblici estendono il divieto a qualsiasi frode che poss recar danno; anzi arrivano a riprovare la menzogna in genere, in quanto corrode l’affidabilità delle relazioni umane: «Sia il vostro parlare sì, sì, no, no» (Mt 5,37); «Il vostro "sì" sia sì, e il vostro "no" no» (Gc 5,12).La veracità è anche fedeltà a se stessi, alla propria identità. Ognuno è chiamato a cercare, accogliere e praticare la verità. La libertà è per la verità, resistendo alla eventuale pressione contraria degli istinti dell’ambiente sociale. Quando si tratta di testimoniare valori decisivi, come la fede in Dio, la coerenza deve essere mantenuta fino al martirio.