SPIRITO D'AMORE

Post N° 99


Accettare la croce
...l’Apostolo Paolo dice ai Filippesi: “poiché per riguardo al Cristo, a voi è stata concessa la grazia non solo di credere, ma anche di soffrire per lui” (Fil 1,29). Quando si soffre per Cristo si riceve dunque una grazia speciale da parte del Padre. Quanto al mistero della croce, a cui il discepolo è chiamato sempre più profondamente man mano che procede nella maturità e nella perfezione cristiana, occorre sapere che è una meta lungamente preparata dalla divina pedagogia. Il discepolo non si trova mai, nelle difficoltà e nelle lotte del suo cammino, dinanzi a situazioni più grandi di lui. La Parola di Dio ci assicura in modo assoluto di questa verità: “Nessuna tentazione vi ha mai colti se non umana, e Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le forze, ma con la tentazione darà anche il mezzo di sopportarla” (1 Cor 10,13).La fedeltà di Dio non permette alcuna prova superiore alle possibilità del soggetto. Chi si sente provato oltre le proprie forze contraddice la Parola di Dio: o non parla secondo verità, oppure non attinge forza dal Signore (cfr. 2 Tm 2,1). Dobbiamo naturalmente escludere tutti coloro che si cacciano nei guai con le loro scelte difformi dal Vangelo; questi sono sempre provati duramente, perché con le loro mani si mettono sulle spalle una croce non voluta da Dio, e che eviterebbero se ubbidissero al Vangelo. Ma quelli che ubbidiscono al Vangelo sono messi alla prova, e al tempo stesso sono sostenuti dalla potenza di Dio. Per questo è una gioia e un privilegio poter soffrire per il Signore: “afflitti, eppure sempre lieti; poveri, mentre arricchiamo molti; gente che non ha nulla, mentre possediamo tutto” (2 Cor 6,10). E ancora, nel libro degli Atti si dice degli Apostoli che “se ne andavano via dal sinedrio lieti perché erano stati fatti degni di subire oltraggi per il nome di Cristo” (At 5,41). Questa è dunque la differenza tra la chiamata alla croce proveniente da Dio e la croce che stupidamente mettiamo sulle nostre spalle, ma che Dio non voleva darci:  la croce che ci dà il Signore è sempre accompagnata da una particolare grazia, che fruttifica nella santità per coloro che sono ben disposti.Il Signore interviene proprio all’ultimo momento... Talvolta, il Signore prova la fede del discepolo fino all’estremo limite possibile, per dargli l’occasione di portare a livelli eroici la propria fede e la propria speranza. Gesù, nel Vangelo, spesso agisce così, intervenendo all’ultimo momento, quando tutto sembra ormai perduto: fa sgolare la cananea, prima di liberare dal demonio la sua figliola (cfr. Mt 15,23) e si reca a casa di Marta e Maria, che speravano nella venuta di Gesù per la guarigione del loro fratello (cfr. Gv 11,21.32), solo dopo quattro giorni che Lazzaro è nel sepolcro (cfr. Gv 11,6.39)Gesù stesso parlerà apertamente avvertendo i discepoli del fatto che camminare con Lui è rischioso, ma promettendo anche la forza dello Spirito. Il discepolato è infatti per coloro che l’amore rende abbastanza forti da sopportare l’obbrobrio di Cristo e lo scandalo della croce.