di Alessandro Litta Modignani La notizia è di quelle che mettono i brividi. Il 24 dicembre, alla vigilia di Natale, il quotidiano pan-arabo Al Hayat, edito a Londra, ha reso noto che il parlamento palestinese, controllato in maggioranza da Hamas, ha approvato in seconda lettura il nuovo codice penale, ispirato alla legge islamica della Sahria. Il testo suddiviso in 220 articoli e in 14 capitoli, prevede fra l’altro l’introduzione della pena di morte per impiccagione, lapidazione e crocifissione, e altre spaventose misure punitive e repressive, come il taglio della mano per i ladri e la fustigazione per chi consuma bevande alcoliche. La votazione sarebbe avvenuta a Gaza. La costituzione palestinese prevede una terza lettura, poi il presidente Abu Mazen avrà un mese di tempo per opporre un eventuale veto, senza di che il codice entrerà definitivamente in vigore. La notizia, ripresa lo stesso giorno dal sito web dell’emittente satellitare Al Arabiya, è passata quasi inosservata, per via dell’offensiva di guerra israeliana. Il giorno di Natale fonti di Hamas hanno smentito l’approvazione del nuovo codice, ma Al Hayat ha confermato di essere in possesso di una copia del provvedimento, con tanto di timbri e attestati formali. La smentita non convince, anche perché nei mesi precedenti autorevoli esponenti di Hamas avevano annunciato che proprio un codice penale islamico, sul modello di quelli in vigore in Sudan, Yemen e Indonesia, sarebbe stato approvato in tempi brevi. Gli stessi leader avevano ammonito che le nuove norme avrebbero avuto vigore non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania. Il 6 novembre scorso, sul giornale di Hamas “Felesteen”, il ministro della Giustizia aveva confermato che si stava preparando un nuovo codice “ispirato al nobile diritto religioso islamico”. Una volta definita, la proposta di legge sarebbe stata sottoposta - ha riportato ancora lo stesso giornale il 9 novembre – all’approvazione del Parlamento, controllato da Hamas. Altre conferme sono apparse su giornali di Hamas nelle settimane successive. La smentita appare più che altro dettata dalla preoccupazione di non isolare ulteriormente il movimento alla vigilia della guerra, ma contraddice numerosi e inequivocabili segnali giunti nel periodo precedente. La pena della fustigazione compare in molti articoli. L’84 prevede che “chiunque consumi, detenga o produca bevande alcoliche è punito con 40 frustate se è musulmano, mentre chi fa uso di bevande alcoliche o molesti o causi pericolo ad altre persone bevendo in una pubblica piazza o andando in giro ubriaco sarà punito con non meno di 40 frustate e almeno tre mesi di carcere”. Con la fustigazione sono puniti anche quanti “fanno gioco d’azzardo, offendono i sentimenti religiosi e la buona reputazione di altre persone”. E’ previsto il “taglio della mano destra all’altezza del polso per chiunque commetta il reato di furto”. La lapidazione, si sa, è destinata agli adulteri. Non è dato invece di sapere a chi sia riservato “l’onore” della crocifissione, ma è lecito presumere che punisca per il reato di apostasia. In questo caso, chi si converte al cristianesimo subirebbe lo stesso trattamento di Gesù Cristo, duemila anni fa.
Hamas crocifiggerà gli apostati
di Alessandro Litta Modignani La notizia è di quelle che mettono i brividi. Il 24 dicembre, alla vigilia di Natale, il quotidiano pan-arabo Al Hayat, edito a Londra, ha reso noto che il parlamento palestinese, controllato in maggioranza da Hamas, ha approvato in seconda lettura il nuovo codice penale, ispirato alla legge islamica della Sahria. Il testo suddiviso in 220 articoli e in 14 capitoli, prevede fra l’altro l’introduzione della pena di morte per impiccagione, lapidazione e crocifissione, e altre spaventose misure punitive e repressive, come il taglio della mano per i ladri e la fustigazione per chi consuma bevande alcoliche. La votazione sarebbe avvenuta a Gaza. La costituzione palestinese prevede una terza lettura, poi il presidente Abu Mazen avrà un mese di tempo per opporre un eventuale veto, senza di che il codice entrerà definitivamente in vigore. La notizia, ripresa lo stesso giorno dal sito web dell’emittente satellitare Al Arabiya, è passata quasi inosservata, per via dell’offensiva di guerra israeliana. Il giorno di Natale fonti di Hamas hanno smentito l’approvazione del nuovo codice, ma Al Hayat ha confermato di essere in possesso di una copia del provvedimento, con tanto di timbri e attestati formali. La smentita non convince, anche perché nei mesi precedenti autorevoli esponenti di Hamas avevano annunciato che proprio un codice penale islamico, sul modello di quelli in vigore in Sudan, Yemen e Indonesia, sarebbe stato approvato in tempi brevi. Gli stessi leader avevano ammonito che le nuove norme avrebbero avuto vigore non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania. Il 6 novembre scorso, sul giornale di Hamas “Felesteen”, il ministro della Giustizia aveva confermato che si stava preparando un nuovo codice “ispirato al nobile diritto religioso islamico”. Una volta definita, la proposta di legge sarebbe stata sottoposta - ha riportato ancora lo stesso giornale il 9 novembre – all’approvazione del Parlamento, controllato da Hamas. Altre conferme sono apparse su giornali di Hamas nelle settimane successive. La smentita appare più che altro dettata dalla preoccupazione di non isolare ulteriormente il movimento alla vigilia della guerra, ma contraddice numerosi e inequivocabili segnali giunti nel periodo precedente. La pena della fustigazione compare in molti articoli. L’84 prevede che “chiunque consumi, detenga o produca bevande alcoliche è punito con 40 frustate se è musulmano, mentre chi fa uso di bevande alcoliche o molesti o causi pericolo ad altre persone bevendo in una pubblica piazza o andando in giro ubriaco sarà punito con non meno di 40 frustate e almeno tre mesi di carcere”. Con la fustigazione sono puniti anche quanti “fanno gioco d’azzardo, offendono i sentimenti religiosi e la buona reputazione di altre persone”. E’ previsto il “taglio della mano destra all’altezza del polso per chiunque commetta il reato di furto”. La lapidazione, si sa, è destinata agli adulteri. Non è dato invece di sapere a chi sia riservato “l’onore” della crocifissione, ma è lecito presumere che punisca per il reato di apostasia. In questo caso, chi si converte al cristianesimo subirebbe lo stesso trattamento di Gesù Cristo, duemila anni fa.