un domani migliore

LA PATRIA DI BALOTELLI E QUELLA DEI LEGHISTI


Il solito Borghezio, intervistato al congresso della Lega, ammette, bontà sua, Balotelli tra i connazionali. Ma non si sa se il riconoscimento sia reciproco, se cioè Balotelli sia disposto a considerare Borghezio suo concittadino. Noi no. Anche se Borghezio non è il solo razzista, visti i toni con cui certi giornali hanno trattato la signora Angela Merkel, che comunque è una gran donna, soprattutto in confronto a certi saltimbanchi della politica e del giornalismo nostrani. Perché l’antifemminismo è sempre alla base di ogni razzismo, come dimostra la vicenda politica del celodurista Umberto Bossi, speriamo tramontata per sempre. Anche se non promette niente di buono neppure Maroni, ripreso ieri mentre arrivava al congresso con la boria del vincitore, candidato unico di un partito che da dieci anni non faceva congressi e che ora si riunisce solo per ratificare un nuovo indiscusso potere personale che non ammette limitazioni. Non bisogna mai dimenticare i respingimenti in mare dell’ex ministro dell’Interno, che poi ha ammesso con tranquillo cinismo come il razzismo leghista servisse solo a portare voti. E morti. Non si sa quanti, ma si sa come e perché.Del resto i leghisti, che ora si mostrano benevoli nei confronti del campione Balotelli, continuano a fare muro, insieme a quei gran liberali del Pdl, contro il riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori immigrati. Per diventare italiani, secondo loro, devono aspettare e soffrire le pene del burocratico inferno che ha sofferto Balotelli e tanti altri ragazzi come lui, cui nessuno ha diritto di imporre umiliazioni. Tantomeno quelli che mandavano i soldi in Tanzania e se ne fregano dell’Italia così come della inesistente padania. Perché la loro patria, come quella di Berlusconi, è il portafoglio. E la loro bandiera non è quella di Balotelli e nostra.