LiberaMente

Post N° 128


Nel settembre del 1991 Vincenzo Calcara, "uomo d'onore" di cosa nostra, disse a Borsellino: "non deve aver più paura, io che dovevo ucciderla sono in carcere" (L’intervista a Vincenzo Calcara è pubblicata in Famiglia Cristiana n.32 del 5 agosto 1992). Paolo sorrise e rispose: "paura? ma tu non sai che è bello morire per cose in cui si crede; volevate uccidermi a Marsala?, a Palermo dovete uccidermi, è più facile". Soggiunse: «un cristiano non teme la morte», mostrando la Sua profonda adesione alle parole: «chi vuol salvare la sua vita la perderà, e chi la perderà l’avrà salvata».Calcara fu colpito e dominato dal coraggio di Borsellino; e così ci parla di se stesso: "c'è stato un grande travaglio in me, il bene ed il male lottavano, ho analizzato cos'era la mia vita, mi sono guardato allo specchio". E da quel momento iniziò un cammino illuminato da una nuova luce. Soggiunge: "la mafia aveva paura di Borsellino, della sua onestà, del suo coraggio, della sua intelligenza, della sua tenacia, della sua forza». E conclude: «la mafia aveva paura dell’onore di Borsellino; perchè Borsellino era il vero uomo d’onore, che non diviene tale con la «pungitura» o bruciando l’immaginetta, ma con la forza delle idee».Pochi mesi dopo, il 19 luglio 1992, proprio a Palermo, la vita di Paolo Borsellino veniva stroncata nella strage di via D'Amelio.