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Post N° 150

Post n°150 pubblicato il 12 Ottobre 2007 da ste262

"..I semplici hanno qualcosa in più dei dottori, che spesso si perdono alla ricerca di leggi generalissime. Essi hanno l'intuizione dell'individuale. Ma questa intuizione, da sola, non basta. I semplici avvertono una loro verità, forse più vera di quella dei dottori della chiesa, ma poi la consumano in gesti irrflessi. Cosa bisogna fare? Dare la scienza ai semplici? Troppo facile, o troppo difficile. E poi quale scienza? Quella delle biblioteche? I maestri si sono posti questo problema. Il grande Bonaventura diceva che i saggi devono portare a chiarezza concettuale la vertà implicita nei gesti dei semplici... Ma spesso però avviene in ritardo e, quando avviene, la verità dei semplici si è gia trasformata nella verità dei potenti, buona più per l'imperatore Ludovico che per un frate di povera vita. Come restare vicini all'esperienza dei semplici mantenendone, per così dire, la virtù operativa, la capacità di operare per la trasformazione, il imiglioramento del loro mondo?..L'esperienza dei semplici ha esiti selvaggi e incoltrollabili. Che è come dire che anche nella condotta delle cose pratiche, siano pure esse la meccanica, l'agricoltura o il governo di una città, ci vuole una sorta di teologia. Bacone pensava che la nuova scienza della natura dovesse essere la nuova grande impresa dei dotti per coordinare, attraverso una diversa conoscenza dei processi naturali, i bisogni elementari che costituivano anche il coacervo disordinato, ma a suo modo vero e giusto, delle attese dei semplici."

Liberamente tratto da "Il nome della rosa"

 
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Commenti al Post:
LaRoma
LaRoma il 19/10/07 alle 15:44 via WEB
Ciao! Buon fine settimana! Baci, L.
(Rispondi)
 
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