pensiero libero

Vittoria per Greenpeace


Immagina di essere lo Stato francese. Cosa ne faresti di una nave da guerra da 27.000 tonnellate, piena di amianto, PCB, piombo, mercurio e di altre sostanze chimiche pericolose che non vuoi e che nessun altro paese europeo è in grado o ha voglia di smantellare al posto tuo? Potresti spedirla in India per farla smontare a mano dagli operai che ogni giorno rischiano la vita nei cantieri di rottamazione. Secondo Greenpeace l'arrivo in India della Clemenceau, con tutto il suo carico di amianto e di altre sostanze pericolose, rappresenta una violazione della Convenzione di Basilea, il Trattato internazionale sul trasporto dei rifiuti  pericolosi. Anche la Corte suprema indiana si è pronunciata a sostegno di questa tesi. Spetta adesso al governo indiano confermare il pronunciamento della propria Corte suprema, rifiutando l'autorizzazione all'ingresso della nave nelle proprie acque territoriali.Intanto Greenpeace ha intercettato e abbordato la portaerei francese Clemenceau, nei pressi dello Stretto di Suez, in acque internazionali a 50 miglia dalle coste egiziane.  Le autorità egiziane hanno richiesto al Ministero della Difesa francese e al Governo Indiano di fornire tutti i certificati previsti dalla Convenzione di Basilea. Questa azione segue quella del 12 dicembre scorso, quando Greenpeace aveva assaltato la portaerei francese in rada a Tolone.La Clemenceau è probabilmente una delle navi più grandi che sia mai stata rottamata, ma ogni anno un'intera armata di imbarcazioni decrepite, cariche di sostanze chimiche pericolose, di amianto, di PCB di metalli pesanti finisce nei cantieri di rottamazione in Bangladesh, India, Cina e Pakistan, dove vengono demolite senza le necessarie precauzioni, con un grave danno per la salute dei lavoratori e per l'ambiente.In quasi tutti i paesi dove si pratica lo shipbreaking non esiste una gestione corretta dei rifiuti. Non ci sono normative ambientali o, quando ci sono, non vengono rispettate. Gli operai che lavorano nei cantieri di smantellamento non sono equipaggiati a dovere; smontano le carcasse delle navi a mano; bruciano materiali di risulta sulla spiaggia. Le esplosioni dei gas e degli oli combustibili contenuti nelle tubature sono all'ordine del giorno. Questi lavoratori sono esposti 24 ore su 24 alla diossina. Il settore industriale della rottamazione delle navi è in assoluto quello più pericoloso: secondo le statistiche un operaio su quattro è destinato infatti ad ammalarsi di cancro a causa dei veleni presenti sui luoghi di lavoro.Greenpeace ha anche realizzato un rapporto congiunto con FIDH [ International Federation of Human Rights Leagues ], per denunciare le condizioni di lavoro e l'impatto ambientale dei cantieri per lo smantellamento delle navi. Questo rapporto ricostruisce le storie di 110 lavoratori morti per incidenti nei cantieri di shipbreaking in India e in Bangladesh."Le storie di cui si parla nel rapporto rappresentano solo la punta di un iceberg perché non esistono dati ufficiali sui decessi dei lavoratori legati all'esposizione prolungata ai composti chimici pericolosi. In attesa delle nuove regole sulla rottamazione delle navi - l'IMO sta studiando una proposta che non sarà però operativa prima di cinque anni - occorre attenersi alla Convenzione di Basilea e tutelare i diritti umani" ha dichiarato Vittoria Polidori, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.E' di venerdì la notizia che l'Egitto ha deciso di considerare seriamente le affermazioni di Greenpeace. Le autorità egiziane, infatti, hanno richiesto al ministero della difesa francese e al governo indiano di fornire tutti i certificati previsti dalla Convenzione di Basilea, il Trattato internazionale sul trasporto di materiali pericolosi, secondo cui le navi da rottamare, anche se navi da guerra, sono da considerarsi rifiuti.L'Egitto non permetterà altrimenti il transito della Clemenceau nelle proprie acque territoriali e attraverso il Canale di Suez.