pensiero libero

LA PECORELLA TORNA A CASA


20.01.2006 Dopo la bocciatura di Ciampi, a destra rabbia e tanto imbarazzo di red Incostituzionale, contraddittoria, iniqua, disorganica. La maggioranza di governo attendeva le motivazioni del rigetto da parte del presidente della Repubblica della legge sull’inappellabilità delle sentenze. E quelle non si sono fatte attendere. Ma dal centrodestra le reazioni stentano ad arrivare. Tutti ammutoliti. L’imbarazzo è profondo. Il ministro di Giustizia, Roberto Castelli si limita a un «Ne prendo atto». E l’unica voce di commento arriva dal vicecordinatore nazionale di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto che controattacca: «Non vedo profili di incostituzionalità – ha detto - Mi dispiace che venga rinviata alle Camere una legge liberale». Esulta, invece, il centrosinistra. «Una bella notizia - dice soddisfatto a l’Unità on line, Gavino Angius - Ciampi interviene di nuovo a difesa della democrazia». Gli fa eco Massimo Brutti, responsabile Giustizia dei Ds. «Queste norme sono in netto contrasto con la Costituzione – dice Brutti - determinano un inaccettabile squilibrio tra le parti nel processo, stravolgono la natura del giudizio di Cassazione, creano le premesse- sottolinea il senatore della Quercia- per portare il dissesto nel funzionamento della corte, che in questi anni aveva raggiunto risultati apprezzabili per l'intensità del lavoro svolto». a questo punto, «ci auguriamo che per una volta almeno - dice Brutti - il governo e la maggioranza ascoltino le valutazioni del capo dello stato: l'iter della legge Pecorella deve finire qui». Anche la magistratura si ritiene soddisfatta. «Il rinvio della cosiddetta "Pecorella" alle Camere, per una nuova deliberazione, decisa dal Capo dello Stato, è motivo di viva soddisfazione, visto il parere assai critico, anche sotto il profilo della conformità alla Costituzione, che il C.S.M. aveva espresso sulla nuova normativa», ha detto il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Virginio Rognoni. Rifondazione comunista commenta così: «Sia in Commissione giustizia, sia in Aula, quale responsabile giustizia di Rifondazione Comunista - dice Giuliano Pisapia - avevo eccepito la palese incostituzionalità di numerosi punti della legge in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, approvata dall'attuale maggioranza, presentando anche pregiudiziali al riguardo, che sono state respinte non sulla base di motivazioni giuridiche, bensì solo ed esclusivamente facendo prevalere la forza dei numeri sul rispetto della Costituzione e su quel minimo di ragionevolezza che dovrebbe invece avere una maggioranza parlamentare».