LOCANDA CORINTO

Gwynplaine-Lord Clancharlie alla camera dei Lord 1/4


“Chi siete, da dove venite?”“Dal baratro”E incrociando le braccia, guardò i lord.“Chi sono? Sono la miseria. Milord devo parlarvi.”Ci fu un brivido e si fece silenzio. Gwynplaine continuò.“Milord, voi siete in alto. Sta bene. Non si può fare a meno di credere che Dio abbia le sue ragioni per volerlo. Voi avete il potere, l’opulenza, la gioia, il Sole immobile al vostro zenit, l’autorità illimitata, il godimento esclusivo, l’immenso oblio degli altri. E sia. Ma sotto di voi c’è qualcosa. E anche sopra, forse. Milord, vengo a portarvi una notizia. Il genere umano esiste.”Le assemblee sono come bambini; gli incidenti sono le loro scatole a sorpresa, che li impauriscono e li attraggono. A volte sembra che scatti una molla e dal buco si vede schizzar fuori un diavolo. […]Gwynplaine in quel momento si sentiva stranamente grande. Un gruppo di uomini a cui parlare è una specie di treppiede. Si è in piedi su una cima di anime, per così dire. Si ha sotto i talloni un palpito di viscere umane. […]Da ogni parte intorno a Gwynplaine si levò un grido: “Ascoltate, ascoltate!”Lui, intanto, teso e sovrumano, riusciva a mantenere sul viso la contrazione severa e lugubre, sotto la quale il suo ghigno s’impennava, come un cavallo selvaggio pronto alla fuga. Riprese:“Io sono colui che viene dalle profondità. Milord, voi siete i grandi e i ricchi. È pericoloso. Approfittate della notte, ma state in guardia, c’è una grande potenza, l’aurora. L’alba non può essere vinta. Arriverà. Sta già arrivando. E ha in sé un irresistibile fiotto di luce. E chi impedirà a questa fionda di scagliare il Sole nel cielo? Il Sole è il diritto. Voi, invece, siete il privilegio. Abbiate paura. Il vero padrone di casa sta per bussare alla porta. Chi è il padrone del privilegio? Il caso. E chi è il suo figlio? L’abuso. Né il caso né l’abuso sono solidi. Hanno entrambi un pessimo domani. Io vengo ad avvertirvi. Vengo a denunciarvi la vostra stessa felicità. È fatta dell’infelicità altrui. Voi avete tutto, ma il vostro tutto è fatto del nulla degli altri. Milord, io sono l’avvocato senza speranza, difendo una causa persa. Questa causa la vincerà Dio. Io non sono niente, sono solo una voce. Il genere umano è una bocca e io sono il suo grido. Voi mi ascolterete. Vengo ad aprire davanti a voi, pari d’Inghilterra, le grandi assise del popolo, questo sovrano che è vittima, questo condannato che è giudice. Mi piego sotto il peso di ciò che ho da dire. Da dove iniziare? Non so. Ho raccolto nella vasta diffusione delle sofferenze, la mia sconfinata arringa sparsa. Che farne? Mi opprime e io la riverso alla rinfusa qui davanti. Avevo previsto tutto questo? No. Voi siete stupiti, anch’io. Ieri ero un guitto, oggi sono un lord. Giochi profondi. DI chi? Dell’ignoto.Tutti dobbiamo tremare. Milord tutto l’azzurro è dalla vostra parte. Di quest’immenso universo voi vedete solo la festa: sappiate che c’è anche l’ombra. Per voi io sono lord Fermain Clancharlie, ma il mio vero nome è un nome da povero, Gwynplaine. Io sono un miserabile tagliato nella stoffa dei grandi da un re, il cui capriccio volle così. Ecco la mia storia. Molti di voi hanno conosciuto mio padre, io non l’ho conosciuto. Egli è prossimo a voi per il suo lato feudale, mentre io gli sono vicino per il suo lato proscritto. Ciò che Dio ha fatto è un bene. Sono stato gettato nel baratro. A che scopo? Perché ne vedessi il fondo. Sono un sommozzatore che riporta a galla una perla, la verità. Parlo perché so. E voi mi ascolterete, milord. Io ho provato. Ho visto. La sofferenza, no, non è una parola, signori felici. La povertà? Ci sono cresciuto. L’inverno? Mi ha fatto battere i denti. La fame? L’ho patita. Il disprezzo? L’ho subito. La peste? L’ho avuta. La vergogna? L’ho trangugiata. E la rivomiterò davanti a voi e questo vomito d’ogni miseria vi schizzerà sui piedi e divamperà. Ho esitato prima di lasciarmi condurre in questo posto in cui sono, perché altrove ho altri doveri. E il mio cuore non è qui. Ciò che è accaduto dentro di me non vi riguarda; quando l’uomo che voi chiamate l’usciere della verga nera è venuto a prendermi da parte di colei che chiamate regina, per un momento ho pensato di rifiutare. Ma mi è sembrato che l’oscura mano di Dio mi spingesse in questa direzione e ho obbedito. Ho sentito che era necessario che venissi tra voi. Perché? Per via dei miei stracci di ieri. Era per prendere la parola tra i sazi che Dio mi aveva messo tra gli affamati. Oh! Abbiate pietà! Oh! Questo mondo fatale in cui credete di vivere, voi non lo conoscete; siete così in alto da starne fuori; vi dirò io com’è. Di esperienza ne ho. Arrivo da sotto. Posso dirvi quanto pesate. Voi, i padroni, sapete cosa siete? Ciò che fate, lo vedete? No. Ah! Com’è tutto terribile. Una notte, una notte di tempesta, piccolo, abbandonato, orfano, solo nell’immenso creato, ho fatto il mio ingresso in quell’oscurità che chiamate società. La prima cosa che ho visto è stata la legge, sotto forma di una forca; la seconda è stata la ricchezza, la vostra ricchezza, sotto forma di una donna morta di freddo e di fame; la terza è stata il futuro, sotto forma di una neonata agonizzante; la quarta è stata il bene, il vero e il giusto, sotto le spoglie di un vagabondo che aveva per unico compagno ed amico un lupo.”In quel momento Gwynplaine, in preda a una straziante emozione, sentì salirgli in gola i singhiozzi. Il che fece sì, circostanza sinistra, che scoppiasse a ridere. Il contagio fu immediato. Incombeva una nube sull’assemblea; poteva erompere in spavento, invece ruppe in ilarità. [continua]
Ann Harper "Figlie delle ombre"