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Post n°7 pubblicato il 30 Maggio 2007 da kallinikos

Un giorno il principe Pico della Mirandola incontrò papa Alessandro VI in casa della cortigiana Emilia, mentre Lucrezia, figlia del Santo Padre, stava per partorire, e a Roma non si sapeva se il nascituro fosse del papa o di suo figlio, il duca di Valentinois, o del marito di Lucrezia, Alfonso d’Aragona che passava per impotente. La conversazione fu sulle prime assai brillante. Il cardinale Bembo ne riferisce una parte. «Mio caro Pico,» disse il papa, «chi credi che sia il padre del mio nipotino?» «Vostro genero,» rispose Pico. «Ma come puoi credere una sciocchezza simile?» «Lo credo per fede.» «Ma non sai che un impotente non fa figli?» «La fede,» ribatté Pico, «consiste nel credere in cose che sono impossibili; per di più l’onore della vostra casa esige che il figlio di Lucrezia non passi per il frutto di un incesto. Voi mi fate credere in misteri ancor più incomprensibili. Non devo forse essere convinto che un serpente parlò e che da allora tutti gli uomini furono dannati; che l’asina di Balaam abbia parlato anch’essa con grande eloquenza, e che le mura di Gerico crollarono al suono delle trombe?» E Pico infilò prontamente una lunga litania di cose ammirabili in cui credeva. Alessandro, ridendo a crepapelle, piombò su un sofà. «Anch’io credo a tutto questo come te,» diceva, «perché mi rendo conto che non potrò salvarmi che in grazia della fede: non certo per le mie opere.» «Ah, Santo Padre,» disse Pico, «voi non avete bisogno né di opere né di fede: queste cose valgono per dei poveri profani come noi, ma voi che siete vice-Dio, potete credere e operare come più vi piace. Voi avete le chiavi del cielo; e, senza dubbio, san Pietro non vi sbatterà la porta in faccia. Ma, in quanto a me, vi dico che avrei bisogno di una potente protezione se, non essendo altro che un povero principe, fossi andato a letto con mia figlia e mi fossi servito dello stiletto e di certe polverine così spesso come Vostra Santità.» Alessandro VI sapeva stare allo scherzo. «Parliamo seriamente,» disse al principe della Mirandola. «Dimmi, che merito può esserci nel dire a Dio che siamo persuasi di cose delle quali non possiamo affatto essere persuasi? Che piacere può fare, questo, a Dio? Detto tra noi: dire di credere in quel che è impossibile credere, significa mentire.»

Pico della Mirandola si fece un gran segno di croce: «Ah, mio Dio!» esclamò, «Vostra Santità mi perdoni, ma voi non siete cristiano!» «No, in fede mia,» disse il papa. «Lo sospettavo,» replicò Pico della Mirandola.

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