Creato da Virgo_libripens il 16/01/2007

LIBERO PENSIERO

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Sogno n. 2

Post n°7 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da Virgo_libripens
 

Parleremo, adesso, di riapertura delle case chiuse. Questo potrebbe risultare tema assai più delicato di quello delle droghe leggere, visto che, se in molti si fanno le canne, non altrettanti vanno a...

Va be', non vorrei risultare offensivo, il che, d'altro canto, sarebbe controproducente dato che offenderei proprio chi sto tentando, invece, di difendere. Si parla di prostituzione, ma non di prostitute, bensì di donne, perchè quello che vorrei è sottolineare il lato umano di queste persone, indipendentemente dal giudizio morale che il loro mestiere potrebbe, in alcuni individui, suscitare. E si parla, anche qui, di legalizzazione.

E' un tema complesso, articolato, e che tocca almeno altri due argomenti, che sono quello della dignità della donna, come tale e come lavoratrice, e quello della diffusione delle malattie veneree. Sappiamo, infatti, che alcuni tipi di malattie sono sessualmente trasmissibili, e che il contagio avviene maggiormente nell'ambito di rapporti occasionali, visto che, di solito, non si parte premuniti per le cose che non si prevedono.

E fra i rapporti occasionali mi viene spontaneo comprendere anche le prestazioni sessuali da parte di prostitute. Non perchè alle prostitute non piacciano le protezioni, ma perchè, in genere, al maschietto non "eccita" troppo l'idea di indossare un calzino di gomma, soprattutto se della donna con cui lo fai non te ne può fregar di meno.

Ora, senza eccedere con forme arcaiche o convenevoli, vado subito al dunque della situazione: la riapertura delle case chiuse implica delle conseguenze negli ambiti di cui sopra.

Immaginiamo una casa chiusa, LEGALE, cioé sottoposta a controlli statali, quali la licenza d'esercizio ed i vari nullaosta dell'ufficio sanitario. Tanto per cominciare, dal punto di vista dell'igiene, sarebbe estremamente più semplice controllare la salute delle lavoratrici e dei clienti, nonché imporre che, durante l'atto, si ricorra alle opportune protezioni: questo vuol dire riduzione drastica (e positiva) della diffusione di malattie sessualmente trasmissibili causata dalla prostituzione illegale. La riapertura significherebbe, inoltre, una maggiore tutela delle donne intese come lavoratrici, innanzitutto per quel che riguarda la più importante tra le facoltà della stessa: quella di lavorare o no, di "prostituirsi" o no.

Immaginiamo ancora un paese in cui la prostituzione sia un mestiere come un altro, come quello dell'impiegato, del tassista, del politico. Non ho mai visto o sentito di nessuno che fosse costretto da qualcun altro a lavorare come impiegato, o come fruttivendolo, o come insegnante.

Un mestiere come un altro vuol dire proprio UN MESTIERE COME UN ALTRO, vuol dire, innanzitutto, facoltà di scegliere quel dato lavoro oppure no, e vuol dire, ovviamente, data la possibilità, in casi limite come questi, dell'obiezione di coscienza, la facoltà di rifiutare la proposizione di questo mestiere, mantenendo comunque diritto ad eventuali assegni di sussidio del disoccupato (se così non fosse, la propria stessa condizione di vita, per alcuni, potrebbe diventare il magnaccia della situazione).

Un mestiere come un altro vuol dire anche stessi diritti, diritto alla pensione, diritto allo sciopero, diritto al sindacato (sì, un sindacato delle prostitute, perchè no?), ecc. Un mestiere come un altro vuol dire, potenzialmente (a causa dell'obiezione di coscienza) più posti di lavoro, quindi più contributi, quindi più fondi statali.

Allora, ricapitolando: più dignità, più tutela della salute, più diritti, più lavoro, più soldi... più tutto quel che coi soldi uno Stato può permettersi di fare. Sarà che sono un sognatore...

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Commenti al Post:
slevin978
slevin978 il 19/01/07 alle 07:35 via WEB
ottimo post. ne avevo scritto pure io uno simile tempo fa" Ciao Slevin.
 
moralisti.nograzie
moralisti.nograzie il 20/01/07 alle 23:27 via WEB
Non spetta allo Stato stabilire se la prostituzione sia moralmente accettabile o no: ciascun individuo dev'essere libero di agire come crede finchè non viola la libertà altrui. Chi offre servizi, di qualuque genere, deve avere diritto a che la propria attività lavorativa venga legalmente riconosciuta contestualmente ai diritti ed oneri che ne conseguono; la cosa vale in particolare per chi svolge il mestiere più antico del mondo, forse l'unico che non conosce crisi. Al riguardo ti invito a leggere anche il messaggio N°10 del mio blog dal titolo "Prostituzione? Sì grazie". Ciao
 
 
Virgo_libripens
Virgo_libripens il 21/01/07 alle 01:44 via WEB
Infatti qui si parlava di legalità, non di moralità. Troppe cose ci sono d'immorali, eppure legali. La moralità in senso stretto, d'altra parte, non è cosa che spetti ad uno Stato laico. Accuso della confusionalità l'ora tarda, e ti ringrazio per la partecipazione. A presto!
 
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