Andai via,Mi scelsi delle città o meglio esse scelsero meDapprima Roma e provai a viverci e dimenticare.Li' in fondo confluivano generazioni di meridionali.Se ne contavano cento,o forse più.Avevano formato circoli,club.Organizzavano mostre.Roma non era piu come ai tempi di D'Annunzio la ceneriera d'Italia,non era la città del Papa,era la meta dell'esodo dei meridionali.Non la terra promessa si badi bene ma una meta provvisoria.Il cuore dei meridionali come quello di Ulisse era il ritornoIo tornavo spesso e mi si stringeva il cuore quando osservavo le case che nelle periferie e nell'entroterra si ergevano incompiutetutti sapevamo che erano degli emigranti che sognavano di completarle per poter tornareUlisse sognava solo Penelope e Telemaco i nostri la casa.Per lo piu' restavano incompiute e le mura si annerivano i ferri che le sostenevano si arrugginivano e poi tutto lentamente precipitava nel nulla.Mi facevano una tristezza immensa come i sogni arrugginiti,le memorie perduteMi facevano pero' maggior tristezza le case compiute fresche di fabbrica per cosi' direErano come in attesa di qualcuno che non arrivavaNe avevo vista una a ridosso degli scavi.Un poveraccio si era affrettato a costruire in attesa del ritorno prima che la sovrintendenza ponesse il veto.Era quasi compiuta e cosi' un altra rosa nel greto del torrente.Ora qui si sa che le fiumare sono addormentate ma possono avere risvegli inopinati ed improvvisi e che fine in questo caso poteva fare quella casa in attesa era facilmente immaginabiletutto parlava del ritorno-Dovevano essere le profezieponevano al centro di gradi cambiamenti la regione e tutti volevano esserci.Il sogno della rigenerazione che non era solo una sorta di revanche quanto proprio l'idea che la terra dove grandi eventi si sarebbero verificati,non poteva essere abbandonata-e le case sorgevanoNon c'era casa per quanto lussuosaa Roma che potesse uguagliare la casa ridosso degli scavi o quella sul greto del torrente Collegata alle fiumare doveva essere il sogno del movimento.Le fiumare a giudicare dal loro letto in alcuni casi davvero maestoso dovevano essere stati mezzi di comunicazione un tempo tra la montagna ed il marePerche' i meridionali hannoil duplice sogno della montagna e del mare.I loro racconti nascono dalla montagna,il regno dei morti,la porta dell'aldi là.ma il mare esprime la libertà.contiene l'identico sogno dei Greci.A roma mancano entrambe.A volte il Palatino,o l'Aventino sembra sopperire in qualche misura alla voglia di montagnaColle Oppio o il QuirinaleMa il mare non non puo' simularlo il Tevere neppure quando era biondoSapevo di uno che si era arricchito ed aveva comprato una casa in Trastevere miliardaria con i tetti dipinti che sospirava ogni volta che li guardava.Ricordava ineluttabilmente le travi sulla soffitta del casolare di campagnaIl cuore era laggiu' e non si puo' vivere espropriati del cuoreed un altro riuscito,di successo indubbiamente che aveva ora un panfilo mi ricordo' con un sospiro di nostalgia il tempo in cui per andare a scuola scendeva dalla montagna a piedi nudi.Sentiva i rovi entrargli nei piedi ed ancora ora provava nostalgia di quella sofferenza.Diceva che lo faceva sentir vivo.Ora i panfili o i soffitti affrescati sembravano invece zone di morte,dove come cadaveri si aggiravanoIl bello era che per mantenersi quel tenore aveva lottato e continuavano a lottare con una tenacia,con una determinazione con una violenza assolutamente inauditaRoma mi accoglieva con quella sonnolenza,con quell'indifferenza con cui aveva accolto dominazioni,barbari,sacri romani imperi,religioni.Aveva visto di tutto e non poteva vedere altro.Tutto era già accadutoIl sacco di Roma.Lo stupore di Agostino fu tale che la sua opera ne è rimasta impregnataLa presenza di Alessandro Vi in confronto non poteva destare alcuno stuporeMi aggiravo tra musei e rovinemtra barocco e settecento tra Porta Pia e il Vaticano anch'io senza stuporeyifiutai l'adescamento dei club dove si parlava con vanto il dialetto.Dovevamo ancora parlare l'italiano e facevamo esercizi di lingua locale.Roba da mattiRifiutai di aggregarmi ai circoli cosiddetti intellettualiAndavo scappando da tutto e da tutti_La fuggitiva,mi disse un giorno alla Feltrinelli dove sfogliavo nervosamente riviste.Alessio Gregori.Lo conoscevo di fama e quell'interpellarmi col titolo di Colette mi parve il non plus ultra dell'intelligenza.Finii cosi' col trovarmi nella sua sequelaUno scrittore di successo che collaborava ai piu' importanti quotidianiMi trovo' piccole collaborazioni.mi inizio' al lavoro dei giornali ed in cambio volle la piu' assoluta obbedienzaEspressi una volta il desiderio di andare allo Strega e si apri' un terribile litigioIo che passo tanto tempo ad occuparmi di te e tu che vuoi andare in quella sentina...Perdo il mio tempoE poi aggiunse la frase che segno' la finePensavo che la civiltà fosse giunta dalle tue parti COME DALLE MIE PARTI ERA NATA LA CIVILTA' ? La delusione fu cosi' cocente che decisi di tornarmene dalle mie parti...continua