Il Libro di Sabbia

Il Comune di Bologna e Re Enzo.


Francesca Roversi Monaco, Il Comune di Bologna e Re Enzo. Costruzione di un mito debole, Bologna, Bononia University Press 2012.Carlo Baja Guarienti-«Tempo vene che sale chi discende». In queste parole Enzo di Hohenstaufen condensa la parabola della propria esistenza: da re di Sardegna e vicario del padre Federico II a prigioniero esibito come un trofeo in carne e ossa.La rovina di Re Enzo inizia a Parma nel 1247: nonostante la cacciata dei guelfi Rossi, infatti, la ribellione dei parmigiani si rivela un duro colpo al potere ghibellino nell'Italia settentrionale. Pochi mesi più tardi, nell'estate del 1249, Enzo è catturato sul campo di Fossalta e portato in quella che diventerà la sua ultima dimora, Bologna.Il figlio di Federico II è giovane, biondo e «di gentile aspetto», come il fratellastro Manfredi cantato da Dante, e la città-carcere finisce per appassionarsi alla sua figura malinconica creando un mito che si evolve nei secoli: all'inizio è la storia della vittoria del Comune sull'imperatore, poi – con l'invenzione della discendenza dei Bentivoglio da Enzo – una favola di antica gloria per una città ormai passata in secondo piano.A questo mito è dedicato Il Comune di Bologna e Re Enzo. Costruzione di un mito debole di Francesca Roversi Monaco, pubblicato da Bononia University Press. Un appassionante saggio in cui l'autrice, ricercatrice e docente universitaria, ricostruisce la storia di una leggenda «debole» perché destinata a essere soppiantata da quello che ancora oggi è il mito fondante dell'identità bolognese: l'Alma Mater, l'università più antica del mondo, nata dalla spontanea aggregazione di giuristi contro ogni potere estraneo.L'Ottavo centenario dell'università, orchestrato da Giosuè Carducci nel 1888, cancella definitivamente la centralità di Re Enzo, ma vent'anni più tardi sarà proprio il più grande allievo di Carducci a dare nuova vita al malinconico sovrano prigioniero: il «Re Enzio» di Pascoli, protagonista delle Canzoni del 1908, è ormai solo un'ombra letteraria del personaggio storico, ma la sua sconfitta è quella di ogni uomo disperso nella tempesta violenta e insensata della storia.(Gazzetta di Parma, 27 dicembre 2012)