Il Libro di Sabbia

Il barone sognante.


A (circa) cinquant'anni dalla morte di Lord Dunsany.Carlo Baja Guarienti-Il 25 ottobre 1957 si spegneva a Dublino il settantanovenne Edward John Moreton Drax Plunkett, diciottesimo barone Dunsany. La sua figura atletica ed elegante era ben nota negli ambienti letterari e nell’alta società: campione nazionale di tiro a segno e di scacchi, come ufficiale dell’esercito inglese aveva servito nella seconda Guerra boera e nelle due Guerre mondiali e come letterato aveva raccolto enormi consensi testimoniati, fra l’altro, da una raccolta di poesie a cura di William Butler Yeats e dal conferimento della cattedra di lingua inglese intitolata a Byron ad Atene. A cinquant’anni dalla morte, tuttavia, il suo nome attende ancora in molti paesi – come in Italia – l’omaggio dovuto a uno dei padri della narrativa fantastica moderna.La passione letteraria di Lord Dunsany nacque nella biblioteca di famiglia, all’interno del castello normanno abitato ancora oggi dai Plunkett. Non lontano dalla collina di Tara, l’antica dimora dei re d’Irlanda, Edward entrò in contatto con le suggestioni letterarie dalla cui alchimia sarebbe poi nata la sua inconfondibile cifra stilistica: i classici greci (soprattutto i grandi tragediografi), la Bibbia, la splendida fioritura della narrativa vittoriana e il patrimonio leggendario raccolto dai Grimm e da Andersen. Agli incroci fra questi sentieri sorsero gli splendidi edifici narrativi di Lord Dunsany, alle cui visioni – assieme a quelle di autori come William Morris, George MacDonald, in parte Rudyard Kipling – avrebbero poi guardato come a un modello giganti del genere fantasy come Tolkien e Moorcock. Alla fantastica geografia dunsaniana – fatta di città perdute, abissi senza fondo, montagne abitate da divinità preumane – avrebbe fatto riferimento soprattutto Howard Phillips Lovecraft nell’atto di creare il proprio universo onirico; e proprio il bardo di Providence, già negli anni Venti, indicò in Lord Dunsany una voce in grado di evocare con ineguagliata bravura visioni di bellezza e mostruosità non adatte all’occhio umano.In Italia, nonostante tutto questo, la fama dell’aristocratico letterato è arrivata molto tardi e solo in forma attenuata: dal 1974 – anno di traduzione del romanzo La maledizione della veggente (Sonzogno) – a oggi solo una manciata di racconti, romanzi e copioni teatrali ha visto la luce nel nostro paese. Significativa eccezione a questa cecità dell’editoria italiana, nel 1981, l’inclusione di alcuni testi – raccolti nel volume Il paese dello Yann – nella Biblioteca di Babele di Franco Maria Ricci: merito del bibliofilo parmigiano e di un’altra illustre vittima delle affascinanti visioni dunsaniane, Jorge Luis Borges.Oggi l’opera di Lord Dunsany è nota, in Italia, quasi solo agli appassionati; ma come, nella contea di Meath, le mura diroccate del cancello che porta a Dunsany Castle non lasciano indovinare lo splendore dell’edificio situato oltre la boscaglia, così il nome del barone Edward nasconde pagine di intensa, esotica, a volte terribile bellezza.(Gazzetta di Parma, 25 ottobre 2007)