Il Libro di Sabbia

Una piccola ma importante battaglia.


Ieri ho tentato di lanciare dalle colonne dell'inserto domenicale del quotidiano «Il Sole 24 Ore» (che ringrazio per l'ospitalità) un allarme: se la compravendita di materiale archivistico sul web non sarà sottoposta a regole, perderemo una massa enorme di fonti storiche insostituibili. Ecco il testo dell'articolo.Ora la storia va all’asta.Carlo Baja Guarienti- Nel mercato universale di internet, si sa, è possibile vendere e acquistare pressoché qualsiasi cosa. Dall’isola polinesiana al mausoleo virtuale, dal metodo per assicurarsi vincite al lotto al corpo umano mummificato: tutto diviene oggetto di scambio nel mare sconfinato della rete, un mare in cui collezionisti dal fiuto infallibile o semplici curiosi possono soddisfare i desideri più bizzarri.Quello che non tutti sanno è che qui si può comprare anche la storia. Chiunque può, con una modica spesa, aggiudicarsi un pezzo di passato e disporne a suo piacimento: studiarlo nei minimi dettagli, custodirlo gelosamente sottraendolo a sguardi indiscreti, persino distruggerlo per sempre. Forse nessuno riuscirà a possedere una figura centrale nell’affresco della memoria storica, certamente nella maggior parte dei casi si tratterà di particolari prossimi al margine o di volti confusi nella folla, ma ogni perdita sarà ugualmente definitiva, irreparabile.Sulle pagine italiane di eBay, leader mondiale delle aste online, ogni giorno transitano manoscritti pervenuti alla rete dalle provenienze più varie: per la maggior parte, verosimilmente, vengono da soffitte di case private, magari da collezioni o archivi di famiglia ceduti in blocco da eredi poco sensibili alle memorie degli antenati, ma di molti non è facile capire l’origine. Capita così che rilanciando un’offerta si possa entrare in possesso di atti notarili, documenti cancellereschi, epistolari, memorie private, codici miniati di ogni secolo e di ogni paese: c’è chi vende a fogli singoli un salterio vergato a mano su pergamena nel Corno d’Africa e chi dispone di un manoscritto di opere di Torquato Tasso riconducibile alla fine del XVI secolo, chi mette all’asta i libri contabili di un’azienda agricola fiorentina del Settecento e chi, per accontentare un numero maggiore di acquirenti, ha smembrato un antifonario italiano cinquecentesco. C’è anche chi pubblicizza un diario inedito della campagna d’Etiopia riportandone la commovente dedica: «ho scritto questo diario per mia figlia, perché possa capire quale vita ha fatto suo padre in guerra...». Tutti gli esempi appena citati, è bene sottolinearlo, non sono frutto di anni di osservazioni sistematiche: sono solamente alcune delle transazioni in atto in questi giorni, nel maggio 2008.Ciò che stupisce maggiormente, tuttavia, non è la varietà del materiale, ma lo spirito che talvolta accompagna le vendite. Oltre alla suddivisione di opere organiche in singole pagine «perfette per essere incorniciate» (manovra che vanta un’antica tradizione di codici mutilati dei capilettera e delle illustrazioni, ma che già da sola rivela la natura di questo collezionismo), alcuni venditori sottolineano i molteplici usi cui si prestano le carte antiche: il già citato libro contabile settecentesco contiene fogli bianchi o scritti su una sola facciata, «utili al restauratore di libri antichi», e un lotto di manoscritti cinquecenteschi è presentato come utilizzabile «per riparazioni documenti, libri d'epoca, per creazioni di découpage». Sic et simpliciter.Non si tratta di scherzi, queste frasi sono riportate fedelmente dalle descrizioni di oggetti in vendita negli ultimi giorni. Documenti unici di cui non conosciamo altro che la data – per quanto ne sappiamo potrebbero essere copie di atti notarili come ipotetici diari segreti di Giordano Bruno – condannati non all’animazione sospesa di una collezione privata, ma all’ingloriosa mort par découpage.Chiedere la fine del commercio di manoscritti fra privati sarebbe assurdo se non, in alcuni casi, dannoso: per questa via, in passato, si sono formate anche grandi collezioni poi aperte agli studiosi. Ma non è, forse, assurdo proporre che si avvii su questa tematica una riflessione con l’obiettivo di produrre un patrimonio minimo di regole condivise. La storia è fatta anche di particolari e spesso il dato seriale, apparentemente irrilevante, una volta inserito in una ricerca sistematica e ricondotto al quadro complessivo può produrre conoscenze insospettate: ogni tessera di un mosaico, anche se appartenente a uno sfondo monocromo, una volta distrutta lascia un vuoto che danneggia la visione d’insieme. Nessuno si augura che gli storici, per ricostruire il mosaico del passato, siano costretti un giorno a studiare fioriere e paralumi decorati a découpage.(Il Sole 24 Ore, domenica 18 maggio 2008)