Il Libro di Sabbia

I turchi alle porte.


(Giovanni Ricci, I turchi alle porte, il Mulino 2008)Carlo Baja Guarienti-Da Otranto, quando il tempo è sereno, lo sguardo arriva a comprendere la costa albanese e la linea dei monti Acrocerauni alle spalle di Valona. C’è solo uno stretto braccio di mare, una manciata di miglia, a separare le due sponde dell’Adriatico, ma la strada percorsa dalla storia – una fra le tante strade possibili – ha creato fra le due rive una frattura, oggi ancora profonda, che alla fine del XV secolo pareva incolmabile: al di là di quel braccio di mare, infatti, incominciava l’impero ottomano che aveva conquistato Valona nel 1464.L’Europa e il Vicino Oriente, il Cristianesimo e l’Islam, due mondi troppo lontani per comprendersi e troppo vicini per ignorarsi. Due universi abituati agli scontri sulla terra e sul mare: nel secondo Quattrocento accanto agli eventi epocali, come la reconquista della penisola iberica da parte cristiana e la presa di Costantinopoli da parte turca, il Mediterraneo conosce una guerra endemica condotta da pirati e corsari le cui rapidissime incursioni fruttano ricchi bottini di denaro, oggetti preziosi e schiavi. In questo clima, il 28 luglio 1480, l’ammiraglio Gedük Ahmed, pascià di Valona, sbarca sulle coste salentine e due settimane dopo, alla fine di un duro assedio, Otranto è conquistata: per la prima e unica volta nell’Età moderna una città della penisola italiana, «baricentro decentrato» della cristianità e propaggine estrema dell’Europa, cade in mano turca.Da questa vicenda e dagli altri casi di incursioni turche sul suolo italico, verificatisi in Friuli nella prima Età moderna, prende le mosse il nuovo saggio di Giovanni Ricci, I turchi alle porte (il Mulino 2008). Ricci, ordinario di Storia Moderna all’Università di Ferrara, torna su un tema a lui caro – già trattato nel 2002 con Ossessione turca - per approfondire quel rapporto ambiguo di attrazione e repulsione che lega l’Italia alle sponde islamiche del Mediterraneo: infatti l’immagine del «turco», termine che nel Rinascimento indica tutti i fedeli del Corano, occupa uno spazio considerevole nelle fantasie e nelle paure dei nostri antenati.L’autore passa al microscopio fonti difficili e talvolta discordanti – per esempio le cronache prodotte dai due schieramenti, i racconti dei sopravvissuti o i dispacci delle spie – per leggere ciò che esse tentano di nascondere; si delinea così un paesaggio umano e politico estremamente vivido fatto di biografie drammatiche, rapimenti, beffe principesche, abili travestimenti ed eserciti in marcia. Al centro di tutto una figura verso la quale anche oggi, oltre cinque secoli dopo la conquista di Otranto, l’Europa nutre sentimenti contrastanti: il «turco» alle porte.(Gazzetta di Parma, 29 maggio 2008)Lunedì 16 giugno alle 17.00 presso l'aula magna del Dipartimento di Scienze Storiche dell'Università di Ferrara (via Paradiso 12) il volume di Giovanni Ricci sarà presentato  da Daniele Seragnoli (direttore del Dipartimento di Scienze Storiche) con interventi di Patrizio Bianchi (Magnifico Rettore dell'Università di Ferrara), Marco Ansaldo (inviato speciale del quotidiano "La Repubblica"), Ottavia Niccoli (professore ordinario di Storia moderna all'Università di Trento) e Yasemin Taskin (corrispondente in Italia del quotidiano turco "Sabah").