Il Libro di Sabbia

Il Medioevo attraverso il web.


(S. Bordini, La storia mediata, Clueb 2008)Carlo Baja GuarientiL’avvento di internet ha innescato nella ricerca storica – come in ogni altro campo in cui lo scambio di dati e la reperibilità di fonti rivestano un ruolo di rilievo – una profonda trasformazione. Cataloghi di biblioteche, repertori di fondi archivistici, raccolte iconografiche e riviste di studi consultabili online non hanno semplicemente cancellato la distanza fisica fra lo studioso e il materiale esaminato, ma hanno avviato un processo di mutazione nell’approccio stesso ai dati: la digitalizzazione dei libri, per esempio, consente oggi di interrogare velocemente testi di migliaia di pagine ricevendo in pochi secondi da un software risposte che fino a pochi anni fa avrebbero richiesto molte ore di ricerca. La mole dei dati consultabili online è certamente, oggi, ancora una goccia nel mare delle fonti che uno storico deve conoscere, ma il processo avviato lascia intravedere nel futuro una crescita vertiginosa delle risorse accessibili attraverso un computer.Il rovescio della medaglia, tuttavia, è ben noto a chiunque abbia tentato almeno una volta di interrogare il web: i motori di ricerca, giganteschi cervelli privi di senso critico e competenze specifiche, non possono selezionare le risposte e finiscono per mietere, insieme al grano, ogni sorta di erba cattiva.Il rapporto fra la storia (quella medievale in particolare) e il web è al centro del volume La storia mediata (Clueb 2008) di Simone Bordini, giovane docente di Storia e metodologie delle scienze storiche presso l’Università di Parma: uno studio il cui obiettivo è fornire agli storici – ma anche ai non specialisti – una bussola per navigare nell’oceano di internet senza perdersi. Partendo dalla storia del web, le cui origini sono a molti sconosciute, si arriva alla storia nel web, ovvero a una mappa delle risorse online disegnata con il senso critico dello storico. Ma non solo: Bordini riflette anche sulla parentela, all’apparenza inesistente o al limite lontanissima, fra il Medioevo e l’era della tecnologia digitale rilevando, per esempio, l’analogia fra gli ipertesti del XXI secolo e i sistemi di glosse e rimandi interni tipici dei testi medievali. Nel flusso della storia, spesso, le soluzioni di continuità sono più apparenti che reali e ogni fenomeno ha radici nel passato: radici nascoste, magari, ma non per questo meno solide.(Gazzetta di Parma, 16 dicembre 2008)-