Il Libro di Sabbia

Il gotico palustre di Karen Russell.


(Karen Russell, Il collegio di Santa Lucia per giovinette allevate dai lupi, Elliot 2008)Carlo Baja Guarienti-Sulla Mongolfiera dell’Insonnia di Thomas Edison - una gigantesca lampadina sospesa sopra un cesto di vimini - Emma ed Elijah si abbandonano al volo semicosciente che accompagna gli umani verso il sonno: persi, come gli altri bambini del Campo di Z.Z. per Sognatori Disturbati, fra visioni del passato e sonnambuli errabondi, attendono inconsapevoli che la fine dell’estate si porti via gli ultimi bagliori dell’infanzia.E poi Ava e Osceola fra spiriti e alligatori nella palude notturna, Waldo e Timothy alla ricerca di un fantasma nel Cimitero delle Barche, Jacob al seguito di un padre minotauro nella migrazione verso l’Ovest: i bambini protagonisti del sorprendente Il collegio di Santa Lucia per giovinette allevate dai lupi, raccolta di racconti pubblicata in Italia da Elliot, sono creature innocenti e inquietanti, spaventate e feroci, comunque bizzarre come i paesi in cui sono cresciute. L’isola palustre che fa da teatro a metà delle storie è un mondo al crocevia fra gli scenari desolati di Julio Ramón Ribeyro (si pensi alla discarica di Avvoltoi senza piume) e quelli gotico-grotteschi di Tim Burton, una sorta di luna park in rovina in cui si fondono orrori e meraviglie.L’esordiente Karen Russell, classe 1981, possiede una voce già matura, uno stile personale ed evocativo: nelle sue pagine, sempre pervase da una sottile inquietudine, una pecora morta giace «come una nuvola assassinata» e le due teste di un mostruoso cucciolo di renna piangono all’unisono sotto le fucilate dell’allevatore. La giovane autrice si inserisce, così, senza debiti stilistici nella tradizione di autori americani come Ray Bradbury, il miglior Stephen King e Joe Lansdale: narratori che attraverso la letteratura di genere - e in particolare quella fantastica – scrivono di angosce e illusioni che tutti conosciamo. Scrivono, soprattutto, della fine dell’innocenza, il momento in cui ognuno, come le «giovinette allevate dai lupi» del titolo, deve lasciarsi alle spalle sogni e incubi dell’infanzia per aprire gli occhi sulla realtà.(Gazzetta di Parma, 28 gennaio 2009)