Il Libro di Sabbia

Due civiltà, un mare ribollente di sangue.


(Niccolò Capponi, Lepanto 1571. La Lega Santa contro l’impero ottomano, il Saggiatore 2008)Carlo Baja Guarienti-La battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 rimane, in qualche modo, un nodo irrisolto nella storia dei rapporti fra l’Europa l’impero ottomano. Celebrata da alcuni come un trionfo dell’Occidente cristiano sull’Oriente musulmano e liquidata da altri come un episodio trascurabile gonfiato dalla propaganda, questa battaglia è stata caricata come poche altre di fortissime connotazioni ideologiche. Oggi il dibattito sullo «scontro di civiltà» divide gli accademici – da una parte gli eredi di Samuel Huntigton, dall’altra nomi come Tzvetan Todorov – e la battaglia combattuta alle isole Curzolari torna sotto i riflettori.A questo argomento è dedicato Lepanto 1571. La lega santa contro l’impero ottomano (il Saggiatore, 358 pp., 20 €) di Niccolò Capponi, specialista di storia militare. Il titolo, come spiega la prefazione, è volutamente provocatorio e punta l’indice sulle differenze religiose – e in senso lato antropologiche – che dividevano i due schieramenti, ma la lettura del volume – molto documentato e scritto in una prosa vivace – riduce l’impressione di una presa di parte univocamente filo-occidentale: non solo Capponi precisa che «il pensiero occidentale è alla base della democrazia e del progresso scientifico, ma ha anche argomentato il razzismo su basi biologiche e partorito le armi di distruzione di massa», ma l’ammirazione per la macchina amministrativa e militare ottomana è esplicita e lo studio stesso è dedicato alle figlie dell’autore, «i cui antenati hanno combattuto da entrambe le parti». Inoltre, le crepe nella compattezza dello schieramento cristiano non sono occultate: l’Europa del XVI secolo era divisa dalla politica più di quanto fosse unita dalla religione, molti cristiani greci militarono nelle file dell’esercito ottomano e gli Stati europei (non solo Venezia, ma persino i «Cristianissimi» re di Francia e gli stessi papi) non esitarono in diverse occasioni a stringere alleanze con la Sublime Porta.Un saggio, dunque, «a tesi», ma certo non una lettura a senso unico di un episodio importante – sul piano della percezione se non su quello strettamente militare – dell’incontro/scontro fra culture nel Mediterraneo.(Gazzetta di Parma, 30 aprile 2009)