Il Libro di Sabbia

Casa Darwin


(R. Keynes, Casa Darwin, Einaudi 2007)Carlo Baja Guarienti-Il desiderio di indovinare una rotta nel naufragio delle vicende umane, la speranza di scorgere un faro nella nebbia – più per poter immaginare una meta che per comprendere il significato del viaggio – accomuna gli uomini di ogni età e nazione, di ogni cultura ed estrazione sociale. Da Agostino a Leibniz e fino alla filosofia novecentesca, che si è trovata a fronteggiare l’ineludibile interrogativo suscitato dalle Guerre mondiali, nell’Occidente cristiano la teodicea è sempre stata fonte di tormento non solo per i grandi pensatori e i teologi: quasi ogni uomo, almeno una volta nel corso della vita, è costretto a contemplare il mistero della compresenza di Dio – onnipotente e benevolo nella tradizione del monoteismo – e del male.Charles Darwin non sfuggì a questa regola. Anzi, la formazione scientifica e la rivoluzionaria teoria evolutiva lo portarono ogni giorno, a ogni passo dell’indagine, a riflettere su questo problema: il crudo e inarrestabile meccanismo della selezione naturale, che inevitabilmente schiaccia il debole per promuovere il forte, sembrava travolgere come un uragano la teodicea e le sue consolanti risposte. Ma fu solamente lo scienziato Darwin a mettere in discussione la bontà divina?Casa Darwin. Il male, il bene e l’evoluzione dell’uomo (Einaudi 2007), scritto da Randal Keynes che di Darwin (come di John Maynard Keynes) è pronipote, ricostruisce la vita privata della famiglia del grande naturalista ponendo al centro del tormentato cosmo morale darwiniano un evento drammatico: la morte – avvenuta, probabilmente per tisi, poco dopo il decimo compleanno – dell’amatissima figlia Annie.Il contrasto feroce fra il comportamento della bambina, che neppure nell’agonia smentisce la propria naturale bontà e cortesia, e l’azione devastante del morbo pone il padre della teoria evolutiva davanti a una domanda che non ammette risposte evasive: dove si trovava Dio mentre Annie si spegneva?La corrispondenza dei famigliari, le fotografie, gli oggetti personali dei Darwin ricostruiscono con grande efficacia, anche visiva, un’Inghilterra vittoriana di fabbriche fumose e salubri campagne, passione scientifica e fervore religioso: il mondo di Dickens, Tennyson e Bulwer-Lytton, insieme antico e moderno. Il mondo di Wordsworth, che come Darwin conobbe il dolore della perdita. E dal fondo scolorito dei dagherrotipi Annie, i fratelli e le sorelle osservano il lettore cancellando le distanze e ricordandoci come, fra l’uomo e Dio, si stenda ancora oggi la proteiforme e irrazionale desolazione del dolore.(Gazzetta di Parma, 11 gennaio 2008)