Il Libro di Sabbia

Giovani ricchi e soli raccontati da Grasselli.


(Pier Francesco Grasselli, “Vivere da morire”, Mursia 2010, 455 p., 17 euro)Carlo Baja Guarienti-Il giovane Tony, star del Grande Fratello con un debole patologico per le donne, a bordo della sua Porsche  tampona intenzionalmente una Bmw guidata da una una bionda irresistibile: la possibilità di conoscerla vale bene il sacrificio di qualche migliaio di euro. Inizia così, con un piccolo incidente e uno sguardo impietoso su un'umanità consacrata al vuoto esistenziale, il nuovo romanzo del reggiano Pier Francesco Grasselli: Vivere da morire (Mursia, 455 p., 17 euro), capitolo conclusivo di una trilogia di notevole successo iniziata con L'ultimo Cuba Libre e proseguita con All'inferno ci vado in Porsche.Al centro della scena, come nei due libri precedenti, sono donne bellissime, macchine sportive e feste nei locali più famosi di Portofino e Forte dei Marmi, ma qualcosa è cambiato. Se nella sua prima prova narrativa Grasselli osservava senza esprimere giudizi la vita sregolata dei giovani rampolli della borghesia italiana, oggi il suo sguardo è diverso: i nodi vengono al pettine e i protagonisti sono per la prima volta messi faccia a faccia con le conseguenze delle loro azioni. Come nelle visioni mistiche di Swedenborg – autore citato espressamente nel testo – c'è continuità fra il mondo in cui viviamo e gli inferni e paradisi che ci aspettano e ognuno dei personaggi – Tony l'eroe televisivo, Cesare il playboy dal torbido passato, Claudio il figlio di papà psicologicamente instabile - costruisce quotidianamente la discesa al proprio personale inferno.Così, l'inizio e la fine del romanzo si richiamano reciprocamente attraverso l'immagine di una macchina sportiva lanciata a tutta velocità, ma nel frattempo tutto – anche il taglio narrativo – muta: se l'apertura è frivola e trendy, la conclusione è un parossismo di violenza che trova nel cinema estremo degli ultimi anni (in titoli come Hostel o Martyrs) il proprio referente più immediato. Grasselli, giunto alla quinta opera, imprime una svolta alla propria produzione narrativa e, chiudendo il cerchio in cui hanno preso forma i personaggi dei suoi libri più noti, si prepara a fare i conti con una categoria – quella di “giovane scrittore” - spesso troppo angusta.(Gazzetta di Parma, 26 agosto 2010)