Life sailing

Post N° 13


Braccia forti, muscoli che scattano caldi sotto il cotone della camicia chiara. E le tue mani non sono le sue mani. Non sono le mani di Luca livide, qui, sotto al lenzuolo bianco. Sono mani forti che sanno stringere, sfiorare, lambire. Mani che inventano, che rassicurano, che accendono. Mani che sciolgono il granito e fermano il cuore, soffocando il respiro in fondo alla gola. E io ti sento Stefano, sento il tocco rovente dei tuoi polpastrelli sul giugulo. Abbandonati lì per sentir pulsare la vita che rimbomba alla radice del collo. Ma tutto è opalescente, svapora nei bordi indefiniti del sogno. Il telefono squilla e tutto resta immobile."Non potete essere qui. Non potete tornare senza preavviso, nel torpore di una sera d'inverno. Stefano, dove sei stato tutto questo tempo? E tu... Dio, Federica! Tu non puoi uccidermi due volte!"Federica scosta una ciocca di capelli dagli occhi, come ha sempre fatto. Come un miliardo di volte le ho visto fare. Come se nulla fosse. Come se fosse ancora l'estate del 1998 e noi fossimo ancora a guidare veloci attraverso la California, il Nevada e poi giù verso l'Arizona ed il New Mexico. A rincorrere un sogno, a dimostrare la nostra forza al mondo, a convincerci della nostra immortalità. Miglio dopo miglio.