Life sailing

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Corridoio di finestre alte e di vetri appannati per il freddo di gennaio, pavimenti di pietre lucide allungate e delle corse dei ritardatari. Mi ricordo tutto di quei corridoi infiniti, me li ricordo come se fossero stati il nostro ponte verso il domani, il nostro passaggio per il futuro. E da qualche parte ci hanno portati, ma siamo tutti sparpagliati in vite confuse, tutti dolenti in vite spaurite. Camminavamo vicini io ed Enrico quella mattina, ognuno un pò curvo sotto il peso dei propri pensieri, con le mani nelle tasche, ma in fondo insensatamente felici ed infelici come si può essere solo a diciotto anni. "Cappuccio e ..." provo ad accennare al bancone del bar, come se il bar della scuola fosse un bar normale. Ma i vetri smerigliati dietro al bancone e le mensole sbilenche, il calendario dei Mondiali dell'ottantadue ancora appeso in fondo alla stanza ed il gagliardetto del Torino, grande cuore granata, appoggiato vicino ai vassoi vuoti mi ricordano che quello non è un bar normale."Cappuccio e basta genio mio, non vedi che ore sono? Le cavallette questa mattina.. ma dico io, ne avete da mangiare a casa vostra o vivete tutti in Sudan?" il tono è perentorio, così come l'ovvietà della mia impotenza di fronte alle manone grandi della signora Lucia che mi sventaglia sotto al naso un vassoio lucido e vuoto. Nemmeno una briciola."Si sono mangiati già tutto eh Signora Lucia? " provo ad abbozzare. Spingo Enrico fuori dallo stanzone rettangolare, lo rigiro nel corridoio e poi fuori davvero, lungo le scale anti-incendio a respirare tigli e libertà.