Life sailing

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Anche qui, questa notte, raccolgo pezzi di anima ferita. Brandelli di tela logora e chiodi arrugginiti. Mi sembra di sentirti dal fondo della stanza o seduta sulla Thunderbird a sputare polvere e sogni, mi sembra di sentire che scandisci le parole per non farti dire che trascini sempre tutto, parole e decisioni.  "Rialzati Claudia. Rialzati cara". Non ci sono parole, nč affetti invece. Non il velluto amichevole nelle tue parole a consolarmi come in tutte le ginocchia sbucciate, i gomiti graffiati e la terra sulla faccia della nostra infanzia.  E questa notte di pece proprio non riesco ad affrontarla. Dovrei morderla alla gola per sopravvivere. Affondare i denti nella giugulare turgida e lasciar scorrere il sangue caldo sulle labbra, sulla lingua e sgoccialare sulle mani.  Dovrei serrare la mandibola sul collo  a far scricchiolare tendini e paure, dolore e muscoli strappati. Dovrei abbracciare il peccato pių corrotto e  togliere il respiro a questa notte nera come in un bacio del demonio.  Dovrei lottare per continuare a vivere, per tutte le tue stelle e per le canzoni di Luca, per le albe che non vedrete mai e per i profumi che non vi riempiranno i polmoni, per i colori che non traboccheranno dagli occhi e per le lacrime che non verserete. Mai. Dovrei stringere quel collo e bagnarmi del suo sangue, trappare il cuore della pece e lasciarlo a gemere ritmico sul marmo nudo delle vostre anime. Rialzati, rialzati, rialzati. Ma io sono qui a tremare nel mio sudore. Freddo. E nulla mi impedisce di farlo.