Life sailing

Post N° 4


Tremo. Le mie mani tremano. Trema l'anima in questa stanza chiusa. Una corda di violino che vibra. Ecco cosa sono in questo istante. Un'unica nota stridula che esaurisce il suo suono ed il suo essere nell'inizio e nella fine di una corda percossa e subito dimenticata. Non riesco a mettere a fuoco nulla se non le mie mani tremule che si allungano livide nell'ombra della stanza. Le mie mani livide, le tue mani livide. Negli occhi non riesco a trattenere altre immagini. Non sono più le stesse mani forse?Sono passati più di quindici anni eppure è come se mi fossi appena voltata a guardarti entrare dalla porta di quell'aula che si allungava all'infinito verso sud. I soffitti alti che si inseguivano in archi bianchi e sfuggenti, le finestre ampie che si affacciavano sul parco. Ancora oggi ogni volta che sento una folata di vento sul collo ricordo quegli infissi di legno marcio che cigolavano e si piegavano sotto le raffiche del vento freddo che scendeva dalle montagne. Il genio pratico di una civiltà come la nostra, pregna di storia, può permettersi anche il lusso di utilizzare un seminario del Settecento come fucina di future menti e renderlo quindi la sede di un liceo. E così è stato. Un liceo nel cuore freddo di un luogo che era stato di preghiera, ai piedi delle montagne, affacciati sulla città. Tutto è iniziato lì. Una porta a due battenti si è aperta su un'aula infreddolita. Un ragazzino gracile e pensieroso è entrato dubbioso. Un ragazzino che sarebbe diventato un uomo pensieroso e profondo, un ragazzino con occhi tanto tristi da sciogliere il Sole.