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Solitudini


Una casa silenziosa, un appartamento non grande ma nemmeno troppo ridotto dove regna un gatto che lo ha battezzato come il suo territorio.La casa è vuota e silemziosa, la sua padrona è uscita dopo che lui l'ha svegliata, saltando sul suo letto. Poi solite carezze, un po' di giochi, qualche croccantino e lei se ne andata.Al gatto rimane la casa, con i suoi angoli così protettivi dove poltrire; ogni tanto annusa qualcosa della sua dolce padrona, qualche vestito lasciato fuori, magari una scarpa fuori posto. E così comincia l'attesa del suo ritorno.Il gatto si sente fortunato perché può uscire su un piccolo terrazzino dove sente gli ululati di qualcuno meno fortunato di lui: un cane che abbaia alla sua solitudine e ai suoi bisogni, alla mancanza di spazio e di aria in una casa chiusa dal padrone che chissà dov'è.Dal terrazzino il micio può vederne uno vicino dove da una gabbietta sospesa un uccellino canta la sua malinconica prigionia, mentre pensa al mondo libero che a cui l'hanno strappato.Addio volare, solo cantare per una vecchietta solitaria, vegliata da una giovane che emette un suono strano quando borbotta qualcosa nella sua lingua mentre pulisce la sua gabbia.L'uccellino aspetta paziente, giorno dopo giorno, un passo falso della donna; chissà magari una voltà si distrarrà e lascerà la porticina aperta, un'insperata via di salvezza verso l'agognata libertà.Però un pensiero lo preoccupa:"ce la farò ancora a volare? O magari mi capiterà come quel povero canarino che una volta scappò ma non riusci che a fare pochi metri per poi posarsi, per colmo di sfortuna, a tiro di un gatto randagio che non riusciva a credere che dal cielo gli fosse stato servito un così succulento pasto senza alcuno sforzo.La preoccupazione era tanta ma la voglia di libertà ancor di più.Il gatto, intanto rientrato in casa sente il ciabattare stanco del signore anziano del piano di sopra. Il suo acuto udito gli fa sentire, ma per sua fortuna non capire, la cantilena sommessa che il poveruomo recita tra sè e sè mentre porta la medicina a sua moglie malata e distesa nell'antico letto matrimoniale.Il vecchio si sente stanco, la vita ormai troppo faticosa ha sepolto quello che restava del sentimento per la sua sposa, un amore ormai lacerato dal tempo e dalla monotonia.Non ha più la forza di protestare, ne di pensare a qualcosa di diverso nè ha la possibilità di rintanarsi nella sua tana, a difendersi dal tempo e dagli acciacchi.Il gatto non lo sa ma la sua libertà, così perimetrata da quattro mura sarebbe l'invidia dei suoi vicini sfortunati. La sua autonomia, il suo saper stare solo ma anche il ricevere l'amore senza rischi della sua padrona  fanno di lui un privilegiato anche se a prezzo della sua libertà.