Mind games

La vita a volte sembra una di quelle donne molto belle, sensuali, e soprattutto ammantate di femminilità, che lanciano uno sguardo fugace ma intenso che non è però privo di significato.

Uno sguardo che significa:"guardami pure, tanto non sono roba per te. La mia bellezza, il mio fascino e il mio mistero sono solo per pochi eletti, forse per uno solo."

Ecco, a volte la vita dispiega tutta la sua opolunta magnificenza, tutta la meraviglia che può regalare ad occhi attenti e abbagliati da tanta bellezza.

Ma quasi sempre è solo un attimo prima che la "luce" si affievolisca e, pian piano, la piattezza della rassicurante normalità riporti all'abitudine occhi ormai rassegnati.

L'effimera gioia e lo stupore di aver contemplato il mistero che da milleni tormenta l'umanità, appunto la felicità, svanisce nella ricerca di qualcosa per riempire il vuoto che  i sogni lasciano.

Nulla potrà mai bloccare per sempre la felicità che talvolta vita regala quando si è vigili, quel tanto che basta per percepirla per quello che è realmente.

Forse basterebbe scendere a patti con l'umana inquietudine, trovare consapevolezza ed accettare il susseguirsi di sole e nuvole nella ricerca della bellezza del vivere, che quasi sempre si nasconde nei dettagli, nelle pieghe di cose più grandi.

Solo una minuziosa e paziente ricerca può regalare la consolazione che si ha quando si rintraccia il valore ed il significato nel tempo che si vive.

E, quindi, si può trovare la forza per sostenere lo sguardo di quella donna inarrivabile senza soccombere.

Ma affrontare quello sguardo non è facile. E mai lo sarà.

Una casa silenziosa, un appartamento non grande ma nemmeno troppo ridotto dove regna un gatto che lo ha battezzato come il suo territorio.

La casa è vuota e silemziosa, la sua padrona è uscita dopo che lui l'ha svegliata, saltando sul suo letto. Poi solite carezze, un po' di giochi, qualche croccantino e lei se ne andata.

Al gatto rimane la casa, con i suoi angoli così protettivi dove poltrire; ogni tanto annusa qualcosa della sua dolce padrona, qualche vestito lasciato fuori, magari una scarpa fuori posto. E così comincia l'attesa del suo ritorno.

Il gatto si sente fortunato perché può uscire su un piccolo terrazzino dove sente gli ululati di qualcuno meno fortunato di lui: un cane che abbaia alla sua solitudine e ai suoi bisogni, alla mancanza di spazio e di aria in una casa chiusa dal padrone che chissà dov'è.

Dal terrazzino il micio può vederne uno vicino dove da una gabbietta sospesa un uccellino canta la sua malinconica prigionia, mentre pensa al mondo libero che a cui l'hanno strappato.

Addio volare, solo cantare per una vecchietta solitaria, vegliata da una giovane che emette un suono strano quando borbotta qualcosa nella sua lingua mentre pulisce la sua gabbia.

L'uccellino aspetta paziente, giorno dopo giorno, un passo falso della donna; chissà magari una voltà si distrarrà e lascerà la porticina aperta, un'insperata via di salvezza verso l'agognata libertà.

Però un pensiero lo preoccupa:"ce la farò ancora a volare? O magari mi capiterà come quel povero canarino che una volta scappò ma non riusci che a fare pochi metri per poi posarsi, per colmo di sfortuna, a tiro di un gatto randagio che non riusciva a credere che dal cielo gli fosse stato servito un così succulento pasto senza alcuno sforzo.

La preoccupazione era tanta ma la voglia di libertà ancor di più.

Il gatto, intanto rientrato in casa sente il ciabattare stanco del signore anziano del piano di sopra. Il suo acuto udito gli fa sentire, ma per sua fortuna non capire, la cantilena sommessa che il poveruomo recita tra sè e sè mentre porta la medicina a sua moglie malata e distesa nell'antico letto matrimoniale.

Il vecchio si sente stanco, la vita ormai troppo faticosa ha sepolto quello che restava del sentimento per la sua sposa, un amore ormai lacerato dal tempo e dalla monotonia.

Non ha più la forza di protestare, ne di pensare a qualcosa di diverso nè ha la possibilità di rintanarsi nella sua tana, a difendersi dal tempo e dagli acciacchi.

Il gatto non lo sa ma la sua libertà, così perimetrata da quattro mura sarebbe l'invidia dei suoi vicini sfortunati. La sua autonomia, il suo saper stare solo ma anche il ricevere l'amore senza rischi della sua padrona  fanno di lui un privilegiato anche se a prezzo della sua libertà.

Come una splendida ragazza, profumata tanto da lasciare una scia che fa voltare.

Ammiccante e talvolta splendente di luce intensa. Una luce che ammalia.

La primavera è così, capricciosa. Ti toglie il fiato e poi ti lascia con un palmo di naso, in balia di un imprevisto vento freddo.

I suoi tramonti sono languidi, inducono alla nostalgia di un giorno che sta per finire senza la sicurezza che quello che verrà ugualmente dolce, intenso e pieno di energie così positive

La primavera non è puntuale, come le donne talvolta, e spesso se ne va senza salutare lasciando il passo alla possente estate.

Le donne e la primavera, quante assonanze e similitudini nella dolcezza e qualche volta irrequietezza delle reciproche inquietudini.