Il cerchio s' è chiuso. Giancarlo Abete ha liquidato Roberto Donadoni all' ora di pranzo e a metà pomeriggio ha annunciato il ritorno di Marcello Lippi. «Sono molto, molto, molto felice. E motivato», ha sussurrato il nuovo-vecchio allenatore. Una frase rubata al cellulare proprio mentre il suo predecessore rientrava a Milano carico di amarezza. Non per quello che è successo, ma per come è successo. Donadoni aveva capito che la sua avventura sulla panchina azzurra era finita sul rigore di Fabregas, ma pensava che prima di contattare il suo successore, Abete avrebbe parlato con lui. È successo esattamente il contrario. E il fatto che l' annuncio del passaggio di consegne sia arrivato nel giro di un paio d' ore scarse ne è la prova più evidente. Lippi torna. Una scelta di Abete, che all' allenatore campione del mondo aveva pensato già a febbraio, quando Donadoni aveva rifiutato di firmare la prima bozza di contratto. Marcellone è sempre stato in cima ai pensieri del capo della Federazione, che ha puntato su di lui incurante delle critiche sottili del Coni e della Lega (Petrucci e Matarrese) e consapevole che al prossimo Consiglio federale, fissato il 3 luglio, dovrà superare la diffidenza dei vicepresidenti e di molti consiglieri. L' accusa è doppia: una gestione troppo personalistica della vicenda e il fatto di aver concesso a Lippi di portarsi dietro tutto il suo staff. Abete ha scommesso su se stesso e su quello che considera «un tecnico di sicuro affidamento». Per questo, forse, gli ha concesso carta bianca, sfidando il palazzo. Lippi si porterà Ciro Ferrara, Angelo Peruzzi, Narciso Pezzotti. Il primo lavorerà per la nazionale part time, mantenendo l' incarico di responsabile del settore giovanile della Juventus; il secondo assumerà il ruolo di collaboratore di campo e non di team manager per non oscurare Gigi Riva; il terzo è il compagno di una vita: sarà il suo osservatore di fiducia. Tutti e tre saranno presentati martedì 1 luglio insieme al nuovo allenatore. Nel nuovo gruppo di lavoro ci sarà anche il professor Claudio Gaudino ed entrerà un nuovo fisioterapista tra Silvano Cotti (ora al Chelsea) e Vito Scala. L' ingresso di quest' ultimo favorirebbe un ritorno in nazionale di Francesco Totti. Torna anche Enrico Castellacci, il medico di fiducia dell' uomo con il sigaro. Abete nella giornata degli annunci preferisce il silenzio. Il suo confronto con Donadoni è abbastanza serrato e si chiude con un comunicato di nove righe dattiloscritte in cui il presidente federale fa sapere di «ritenere esaurito il rapporto contrattuale» con l' ormai ex allenatore. Donadoni, invece, accetta di parlare nella sala delle conferenze. Avrebbe molte cose da dire e qualcuna gli sfugge, ma non è nel suo stile alzare la voce o battere i pugni. Non ama la retorica o i retropensieri, però certe sue parole, sussurrate con un filo di voce, sono pensanti come macigni. «Ho ringraziato Abete, lo staff, i giocatori, tutti quelli che hanno avuto la pazienza di sopportarmi. È stata un' esperienza stupenda, che rifarei a partire da domani mattina. Mi dispiace che un calcio di rigore abbia provocato tutto questo, ma non dovete chiedere a me se sia giusto o meno. Purtroppo il giudizio è legato ai risultati delle ultime partite, mentre bisognerebbe essere valutati in un arco di tempo più ampio. In questi due anni ho fatto qualcosa di positivo e le ultime partite non cancellano la bontà del mio lavoro». Ma Donadoni che ne pensa di Lippi? «Sono due anni che se ne parla», dice con un mezzo sorriso. Non ci ha mai fatto troppo caso anche se in certi momenti l' ha considerato una presenza ingombrante: «Ognuno ha il suo modo di proporsi. Non sarò io a spiegare qual è quello giusto. Rispondo soltanto del mio comportamento e non di quello degli altri». Chi vuol capire, capisca. Donadoni esce di scena in maniera elegante, tenendo per sé la delusione per come è avvenuto il cambio della guardia e la delusione per non essere stato riconfermato: «Sino a due ore prima del vertice con Abete non pensavo al futuro. Ora metabolizzerò quanto è accaduto e ripartirò». Senza rimpianti: «Perché ho fatto tutto in piena coscienza. Certe manifestazioni sono legate agli episodi e anche l' Europeo non è sfuggito a questa logica». Lippi, invece, è già ripartito. Orgoglioso della scelta di Abete e della missione che gli è stata affidata: difendere la coppa mostrata al mondo sotto il cielo nero di Berlino
Andata & Ritorno
Il cerchio s' è chiuso. Giancarlo Abete ha liquidato Roberto Donadoni all' ora di pranzo e a metà pomeriggio ha annunciato il ritorno di Marcello Lippi. «Sono molto, molto, molto felice. E motivato», ha sussurrato il nuovo-vecchio allenatore. Una frase rubata al cellulare proprio mentre il suo predecessore rientrava a Milano carico di amarezza. Non per quello che è successo, ma per come è successo. Donadoni aveva capito che la sua avventura sulla panchina azzurra era finita sul rigore di Fabregas, ma pensava che prima di contattare il suo successore, Abete avrebbe parlato con lui. È successo esattamente il contrario. E il fatto che l' annuncio del passaggio di consegne sia arrivato nel giro di un paio d' ore scarse ne è la prova più evidente. Lippi torna. Una scelta di Abete, che all' allenatore campione del mondo aveva pensato già a febbraio, quando Donadoni aveva rifiutato di firmare la prima bozza di contratto. Marcellone è sempre stato in cima ai pensieri del capo della Federazione, che ha puntato su di lui incurante delle critiche sottili del Coni e della Lega (Petrucci e Matarrese) e consapevole che al prossimo Consiglio federale, fissato il 3 luglio, dovrà superare la diffidenza dei vicepresidenti e di molti consiglieri. L' accusa è doppia: una gestione troppo personalistica della vicenda e il fatto di aver concesso a Lippi di portarsi dietro tutto il suo staff. Abete ha scommesso su se stesso e su quello che considera «un tecnico di sicuro affidamento». Per questo, forse, gli ha concesso carta bianca, sfidando il palazzo. Lippi si porterà Ciro Ferrara, Angelo Peruzzi, Narciso Pezzotti. Il primo lavorerà per la nazionale part time, mantenendo l' incarico di responsabile del settore giovanile della Juventus; il secondo assumerà il ruolo di collaboratore di campo e non di team manager per non oscurare Gigi Riva; il terzo è il compagno di una vita: sarà il suo osservatore di fiducia. Tutti e tre saranno presentati martedì 1 luglio insieme al nuovo allenatore. Nel nuovo gruppo di lavoro ci sarà anche il professor Claudio Gaudino ed entrerà un nuovo fisioterapista tra Silvano Cotti (ora al Chelsea) e Vito Scala. L' ingresso di quest' ultimo favorirebbe un ritorno in nazionale di Francesco Totti. Torna anche Enrico Castellacci, il medico di fiducia dell' uomo con il sigaro. Abete nella giornata degli annunci preferisce il silenzio. Il suo confronto con Donadoni è abbastanza serrato e si chiude con un comunicato di nove righe dattiloscritte in cui il presidente federale fa sapere di «ritenere esaurito il rapporto contrattuale» con l' ormai ex allenatore. Donadoni, invece, accetta di parlare nella sala delle conferenze. Avrebbe molte cose da dire e qualcuna gli sfugge, ma non è nel suo stile alzare la voce o battere i pugni. Non ama la retorica o i retropensieri, però certe sue parole, sussurrate con un filo di voce, sono pensanti come macigni. «Ho ringraziato Abete, lo staff, i giocatori, tutti quelli che hanno avuto la pazienza di sopportarmi. È stata un' esperienza stupenda, che rifarei a partire da domani mattina. Mi dispiace che un calcio di rigore abbia provocato tutto questo, ma non dovete chiedere a me se sia giusto o meno. Purtroppo il giudizio è legato ai risultati delle ultime partite, mentre bisognerebbe essere valutati in un arco di tempo più ampio. In questi due anni ho fatto qualcosa di positivo e le ultime partite non cancellano la bontà del mio lavoro». Ma Donadoni che ne pensa di Lippi? «Sono due anni che se ne parla», dice con un mezzo sorriso. Non ci ha mai fatto troppo caso anche se in certi momenti l' ha considerato una presenza ingombrante: «Ognuno ha il suo modo di proporsi. Non sarò io a spiegare qual è quello giusto. Rispondo soltanto del mio comportamento e non di quello degli altri». Chi vuol capire, capisca. Donadoni esce di scena in maniera elegante, tenendo per sé la delusione per come è avvenuto il cambio della guardia e la delusione per non essere stato riconfermato: «Sino a due ore prima del vertice con Abete non pensavo al futuro. Ora metabolizzerò quanto è accaduto e ripartirò». Senza rimpianti: «Perché ho fatto tutto in piena coscienza. Certe manifestazioni sono legate agli episodi e anche l' Europeo non è sfuggito a questa logica». Lippi, invece, è già ripartito. Orgoglioso della scelta di Abete e della missione che gli è stata affidata: difendere la coppa mostrata al mondo sotto il cielo nero di Berlino