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Il 25 Aprile, festa di TUTTI


ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deposto sabato mattina una corona di alloro all'Altare della Patria, dando così inizio alle celebrazioni per il 64esimo anniversario della Festa della Liberazione. Alla cerimonia era presente, per la prima volta, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che si è poi diretto a Onna, paese simbolo del terremoto in Abruzzo. C'ernao inoltre i presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.NAPOLITANO - «A nessun caduto di qualsiasi parte e ai famigliari che ne hanno sofferto la perdita si può negare rispetto e pietà. Rispetto e pietà devono accomunare tutti», ha detto successivamente Napolitano, celebrando il 25 aprile al Sacrario Militare di Mignano Montelungo. «Questa è base - ha aggiunto - per una rinnovata unità nazionale, non segnata da vecchie, fatali e radicali contrapposizioni». «Voglio ribadirlo nel modo più netto: la celebrazione del 25 aprile deve diventare finalmente occasione di ricordo, di riconoscimento, di omaggio per tutte le componenti di quel grande moto di riscatto patriottico e civile che culminò nella riconquista della libertà e dell'indipendenza del nostro paese, per tutte le sue componenti viste e onorate nella loro unitarietà». Napolitano ha ricordato che queste componenti comprendono essenzialmente le formazioni partigiane, le popolazioni delle regioni occupate e i nostri militari che dopo l'armistizio continuarono la lotta contro l'occupante tedesco. «Se nel passato quest'ultima componente è rimasta in ombra - ha affermato il Capo dello Stato - già da anni si sta ponendo riparo ed anche la mia presenza oggi qui ha questo senso, lo stesso con cui due anni fa andai a Cefalonia come il mio predecessore Carlo Azeglio Ciampi che si recò in entrambi questi luoghi».BERLUSCONI - Le parole di Napolitano echeggiavano al termine di una polemica a distanza tra i due leader di centrodestra e di centrosinistra. Ad aprire la discussione era stato Berlusconi che avvicinato a Roma dai cronisti, ad una domanda su cosa pensasse della legge in Parlamento che vuole equiparare i repubblichini di Salò ai partigiani, ha risposto: «È un tema su cui non ho ancora messo la testa. Ci sono state differenze - sosteneva il premier - anche se la pietà deve andare anche a coloro che credendosi nel giusto hanno combattuto per una causa che era una causa persa. Su questo tema rifletteremo» ha concluso il Cavaliere.FRANCESCHINI - Una frase, quella di Berlusconi, che provocava subito la reazione del segretario del Pd, Dario Franceschini, in visita ad Onna: «Un conto è il rispetto umano ma non si può equiparare chi combattè dalla parte giusta e chi invece lottò per una causa tragicamente sbagliata». «Lo dico anche per ragioni familiari - aggiunge Franceschini - visto che mio padre partigiano ha sposato la figlia di un repubblichino. Un conto è la comprensione, altro è l'equiparazione, che non va fatta».Nel pomeriggio, dopo il discorso di Berlusconi in Abruzzo, a Milano, il segretario è tornato sull'argomento: «Chiedo a Berlusconi di essere coerente e di far ritirare dal gruppo parlamentare del Pdl il progetto di legge di cui è già iniziata la discussione alla Camera che prevede l'equiparazione di repubblichini e partigiani».D'ALEMA - Anche per l'ex primo ministro ed esponente del Pd Massimo D'Alema le frasi del premier mescolano due cose che vanno distinte. «La pietà fa parte dei sentimenti umani ma non si possono mescolare i sentimenti» a quanto è accaduto nella storia perchè altrimenti «questo è solo un modo per fare confusione e sulla confusione non si costruisce nulla».ALEMANNO - Ma la celebrazione del 25 aprile a Roma ha anche avuto un contorno di polemiche, legate alla partecipazione al corteo del sindaco Gianni Alemanno. «Purtroppo la Questura mi ha comunicato ufficialmente che i centri sociali hanno fatto una mobilitazione a Porta San Paolo contro la mia presenza, organizzandosi anche con forme di protesta e di contestazione molto violente. Per questo motivo come atto di responsabilità rinuncio ad andare a Porta San Paolo» ha detto Alemanno, che era stato invitato dal presidente dell'Anpi. Oltre a fischi e contestazioni, si temeva il lancio di ortaggi ed oggetti contro il sindaco. Dalla Questura di Roma si limitano a dire che la Digos era a conoscenza che ci sarebbe stata «una contestazione dura». Perciò Alemanno, informato dal Questore, ha preferito non partecipare. Sul palco c'era il comandante Massimo Rendina, presidente dell'Associazione Partigiani, che ha detto: «Ringrazio le istituzioni, il presidente della Provincia e della Regione e anche il sindaco Alemanno, lo aspettavamo». E al nome di Alemanno dalla piazza sono partiti i fischi. Nel pomeriggio Alemanno ha firmato la petizione contro la proposta di legge sull'equiparazione di partigiani e sostenitori della Repubblica di Salò.LA CONCLUSIONE - Il corteo, organizzato dalla Rete antifascista metropolitana e partito da Porta San Paolo, si è concluso a piazza Vittorio, dove in centinaia si sono sdraiati a terra, altri hanno ballato a ritmo di musica. Sui cancelli del parco alcuni giovani hanno appeso uno striscione con disegnati falce e martello e con scritta «Memoria, conoscenza, coraggio e resistenza». Secondo gli organizzatori, alla manifestazione romana hanno partecipato circa 10 mila persone.